A Torino il sindaco uscente Fassino in testa sulla 5 Stelle Appendino ma battaglia aperta fino al possibile ballottaggio, a Milano il centrosinistra di Sala avanti al centrodestra di Parisi che però non cede, a Bologna tutti inseguono il sindaco democratico Merola, a Napoli vantaggio forte per l’ex pm De Magistris, nella capitale rimane in fuga la 5 Stelle Raggi, con dietro il radical-Pd Giachetti, il centrodestra della Giorgia Meloni e, staccato, l’imprenditore Marchini, cui Berlusconi ha ceduto il pacchetto di voti di Bertolaso.  

Gli ultimi sondaggi dalle città confermano che le situazioni locali sono diverse, e che le loro conseguenze sulla politica nazionale saranno importanti. La vittoria romana di Virginia Raggi, sia che vada al ballottaggio contro Meloni o contro Giachetti, darebbe al movimento guidato da Beppe Grillo la prima piazza importante da governare, la volata tra i due tecnocrati di Milano, dalle posizioni spesso convergenti e tenuta finora con stile, potrebbe avere conseguenze sul futuro dei due schieramenti, anche per lo sconfitto. 

Il team Catchy ha analizzato migliaia di tweet per individuare gli influencer, i temi discussi, i candidati più attivi e popolari nel periodo dal 1° al 16 maggio e la “Piazza Web” offre uno spaccato vivacissimo del nostro paese che analisti e leader faranno bene a non trascurare. 

Milano, il candidato più attivo nella campagna elettorale via Twitter è finora Giuseppe Sala (PD). L’account @NoiMilano2016 dell’ex manager di Expo e Pirelli pubblica un volume di messaggi sei volte quelli dell’avversario Stefano Parisi (FI). Sala sa che deve coalizzare la sinistra radicale legata al suo predecessore Pisapia e “bombarda” ma metropoli dal centro alle periferie, memore del successo mediatico di Expo, che ribaltò le fosche previsioni di troppi columnist. Gianluca Corrado, candidato sindaco per Milano del Movimento5stelle, fa invece un uso moderato di Twitter, twittando un numero di post di poco inferiore a Stefano Parisi. Parisi, che ben conosce i social dalla sua esperienza in Fastweb, ha fin qui scelto un passo più mirato, non a pioggia ma mobilitando uno per uno i soggetti sociali cui punta, ceto medio, tecnici, imprenditori, commercianti, professionisti. Poco incline a comunicare con il suo elettorato tramite Twitter, è invece il veterano Basilio Rizzo con la sua lista civica Milano in Comune. 

Il vantaggio di Sala è spiegato dalla conversazione sociale con una chiarezza che sfugge ad altri forum, e su cui si può giocare, o perdere, la rimonta di Parisi. Le elezioni a Milano sembrano infatti un referendum sul capo di Expo e sulla sua monumentale Fiera, e i milanesi –almeno fino a questi punto della corsa- sembrano promuoverlo. Tra i temi più discussi nelle elezioni lombarde quando si parla delle campagne dei singoli candidati, troviamo infatti Beppe Sala: il massiccio uso di hashtag, quali #Sala e #beppesala, lo confermano candidato popolare. Il risultato è guidato dalla campagna di Sala il più attivo su Twitter tra i candidati di tutte le quattro città studiate. Il suo diretto avversario, Stefano Parisi, reagisce organizzando diffuse conversazioni twitter, dagli hashtag #parisisindaco, #parisi e lo slogan #iocorropermilano. 

Campo di battaglia resta Expo (#expo e #expo2015) in relazione al candidato Pd, commissario unico dell’evento milanese con dovizia di tweet di detrattori. Tra le accuse più popolari l’assenza di trasparenza per il ritardo nella pubblicazione del bilancio Expo considerato segnale di inettitudine che fa di Sala un “incandidabile”.  

L’ipotesi, diffusa dal settimanale Panorama, secondo cui Giuseppe Sala sarebbe incandidabile data la sua mancata dimissione da commissario Expo ha destato innumerevoli discussioni su Twitter, comportando anche l’intervento diretto del candidato che ha concluso twittando: «Incandidabile? Che continuino pure, io mi occupo dei problemi della gente [ … ]». Stefano Parisi però ha scelto uno stile non populista, il suo aplomb di tecnocrate non lo gli fa praticare il tono alla Grillo o Trump della stampa lombarda di centro-destra, una scelta che magari costa qualcosa nella base rabbiosa dei militanti ma guadagna al centro e fra gli indipendenti. L’analisi Catchy conferma questo passo doppio dei parisiani e la reazione di Sala. Azzardando una previsione possiamo dire se le elezioni per il Comune di Milano diventeranno davvero un referendum su Expo, come tanti provano a fare, il risultato potrebbe essere positivo per Sala, mentre la campagna “fredda” di Parisi, al di là del risultato potrebbe farne uno dei leader in ascesa del nuovo centro destra. 

I candidati per le elezioni di Roma più attivi su Twitter sono Giorgia Meloni e Stefano Fassina, il candidato di Sinistra italiana riammesso in corsa per il rotto della cuffia e il cui 6% di consensi potrebbe costare al Pd Giachetti l’accesso al ballottaggio, in una delle infinite faida fratricide che punteggiano la sinistra italiana dalla scissione Psi-Pci del 1921 a oggi. 

Seppur meno di Meloni e Fassina, sono molto attivi su Twitter anche Virginia RaggiAlfio Marchini e Roberto Giachetti

Che Roma vogliono i candidati? Frequentissime le menzioni degli slogan di Giorgia Meloni, con #questaèroma, e di Stefano Fassina, con #lameglioroma perché si tratta di due leader “militanti” che, a destra e sinistra, usano la comunicazione social come triangolazione tra talk show e campagna nei quartieri, attacchinaggi, volantinaggi, comizi, assemblee. E’ il nesso che spesso sfugge a chi osserva le campagne web, non si tratta affatto di un luogo isolato o parallelo rispetto a tv, giornali, media, comizi, ma di una rete che amplifica e diffonde tutti i messaggi. Anche Gianroberto Casaleggio, il fondatore dei 5 Stelle scomparso da poco, che pure per primo vide in Italia la rete come area politica, si illudeva potesse essere una spazio “altro”, appannaggio dei suoi contro gli altri. Oggi invece la rete vicina al Pd controbatte colpo su colpo le felici uscite del popolare blog di Grillo. Il livello del dibattito non è davvero eccelso, ma ognuno difende con foga la propria postazione politica.  

 Virginia Raggi, favorita dai sondaggi e nel ballottaggio ha deciso, di comune accordo ha spiegato con lo staff di Grillo, di puntare su traffico e mobilità che considera il guaio maggiore di Roma, o almeno quello che unifica il suo vastissimo elettorato, che va dalla destra alla sinistra ed è dunque bene impegnare su un tema facile, gli ingorghi, che non ha barriere ideologiche. Ecco spiegato l’hashtag ubiquo #mobilità5stelle. Tante le proposte per i trasporti romani che il M5S di Grillo e Raggi avanza tramite dai social network: prolungamento della metro B, biglietto elettronico, aumento d’offerta del car sharing, incremento del telelavoro. Alla base e agli influencer, nei grandi media e fuori, legati a Grillo si chiede dunque un’operazione parallela a quella di Milano su Expo: se il voto di Roma diventa un referendum sul traffico intasato tra i clacson la Raggi è certa di vincere. Se poi il traffico sia davvero il problema della nostra sfortunata capitale la rete ce lo dirà, dopo il voto. 

Rarissimo il botta e risposta diretto con i cittadini e non c’è da meravigliarsi. I leader sono impegnati nella campagna e i loro collaboratori che conoscono ormai a menadito il labirinto della rete temono i trolls, i petulanti disturbatori che renderebbero ogni faccia a faccia una Via Crucis, trasformando l’accesso in boomerang. Bloccare può essere controproducente e allora meglio fare della rete una Tribuna politica classica, unidirezionale. In controtendenza Matteo Renzi con un faccia a faccia web in cui il premier non ha risparmiato battute dure a chi lo provocava. Ma – attenzione - Renzi non è in campagna elettorale, vedremo se qualcuno lo imiterà. 

Per le amministrative di Torino i temi più discussi diventano i candidati stessi, in particolare Morano e Fassino, con lo slogan #peramoreditorino. A seguire Chiara Appendino con il M5S e Giorgio Airaudo della sinistra radicale. Non sembra essere oggetto di dibattito il candidato Osvaldo Napoli, raramente citato da hashtag o parole chiave. Un peso minore nelle conversazioni hanno temi non focalizzati sui candidati quali scuola, banche, lavoro. Perché? Una possibile spiegazione è che la città è stata meno divisa negli anni recenti da polemiche di identità come Milano e Roma che hanno visto alternarsi destra e sinistra al governo mentre Torino, dal 1993 dell’elezione del sindaco diretta, è sempre rimasta al centro sinistra. E anche quando il governatore era di Forza Italia, Enzo Ghigo, e il sindaco di centro sinistra, Valentino Castellani, la politica torinese seppe trovare momenti di intesa, per esempio nell’ottenere le Olimpiadi 2006. 

Monitorando gli account dei candidati ritroviamo, ma in secondo piano, i temi oggetto di riflessione nella corsa Torino 2016. La #scuola per esempio quando, presso la fondazione Agnelli, i candidati sindaci Appendino, Fassino, Airaudo e Napoli si sono incontrati per discutere d’istruzione, edilizia scolastica e progetti partecipativi. 

Un interessante hashtag è stato #stravagante, usato dalla candidata del M5S Chiara Appendino per discutere la sua candidatura. Chiara Appendino scrive «Sarà #stravagante, ma ecco due assessori: Stefania Giannuzzi (#ambiente) e Sonia Schellino (#welfare)», e ancora «Com’è #stravagante questo titolo del #Leicester. Stravagante come tutte le imprese, meraviglioso come solo lo sport sa essere». 

A Torino si parlato anche di #lavoro e #welfare, i candidati di sinistra, Fassino e Airaudo, si sono pronunciati sulle #unionicivili ma il quadro è nitido, contano le personalità non i programmi. Ex segretario Pds, ex ministro, sindaco e torinese Fassino scommette sulla credibilità, mentre la Appendino sogna di trascinarlo al ballottaggio sull’onda degli elettori che vogliono un cambiamento dopo anni. 

Per le amministrative di Napoli, il candidato più attivo nella comunicazione con gli elettori via Twitter è, forse a sorpresa, il rappresentante del centrodestraGianni Lettieri davanti a De Magistris - con l’account @sindacoxnapoli -, Valeria Valente (Pd) e Matteo Brambilla (M5S). 

Meno attivo, ma presente sulla scena delle elezioni di Napoli, è come influencer Antonio Bassolino, già sindaco di Napoli e governatore della Campania che nell’autunno del 2015 aveva annunciato la sua possibile candidatura nuovamente al ruolo di sindaco, osteggiato dalla segreteria del partito. Le sue stoccate, riprese dalla stampa, sono contro la presunta scarsa attenzione nella gestione delle amministrative di Napoli: «Davvero incredibile il caos delle liste a Napoli. È il segno di un più generale problema: anche la politica è una competenza». 

 

L’attivismo di Lettieri e l’attendismo di De Magistris online confermano i dati dei sondaggi e la conversazione sociale diventa specchio della campagna. Lettieri ha bisogno di ribaltare il tavolo, mobilitare astenuti e centristi per avere una chance almeno al ballottaggio. A De Magistris invece serve solo che la città scivoli, senza scossoni, fino al voto. Ha fatto le sue intemerate populista alla Masaniello, promettendo a Renzi una brutta fine, ma vuol arrivare al voto senza che davvero si discuta della sua politica, pago dei consensi ottenuti. Resta infatti il candidato di cui si parla maggiormente su Twitter a Napoli, più di un altro candidatodiscusso, Matteo Brambilla del M5S. Molto meno attraggono l’attenzione la Valente e Lettieri, la cui campagna online non sembra, fin qui, pagare. Particolare interesse ha destato la puntata di #ottoemezzo che ha visto ospite Matteo Brambilla contrapposto alla deputata Pina Picierno. I cittadini, divisi su Brambilla, sono apparsi uniti nel criticare la Picierno. Dal monitoraggio di tante elezioni nel mondo emerge un dato, rozzo ma che di solito funziona: il candidato più citato online, al netto di insulti, troll e avversari, finisce poi per vincere nelle urne. Se questo dato, non scientifico ma “ad orecchio” venisse confermato a Napoli, l’ex magistrato De Magistris tornerà ad esser sindaco.

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(narrativa dati a cura di Sara Monni, Carla De Mare, Alice Andreuzzi per Catchy 2016)