ll premier Renzi è sconfitto nelle grandi città, salvato solo dal successo di Beppe Sala, ex commissario Expo, che tanti dei suoi non volevano candidare. Stefano Parisi, che ha condotto da nuovo alla politica una buona campagna, guarda ora cosa succede nella diaspora di quello che fu il centrodestra, stretto tra l'assenza di leader dopo il declino di Berlusconi e le pulsioni antieuropee, da Salvini a Meloni.

Renzi paga il risentimento diffuso, gli italiani lo avevano premiato dunque alle Europee non per un'idea di riforma del paese, ma come rottamatore, e quando a provato a governare gli hanno voltato le spalle. Di suo Renzi ci ha messo un eccesso di sicurezza, un'aria da faccio tutto io, l'illusione che bastasse la sua capacità di comunicare per risolvere i problemi. Le vicende interne al Pd non saranno semplici, tanti saranno tentati di fargli la pelle politica e non pochi "ex" pensano di prenderne il posto a Palazzo Chigi in breve.Mancano per ora le alternative, sia a destra, che tra i Cinque Stelle, che a destra, e questo compra tempo per Renzi per una vistosa rettifica di rotta, una assai più inclusiva strategia, una capacità di ascolto superiore: posare ogni tanto il cellulare -che ha impugnato perfino davanti a Putin, dove era andato, solo leader nazionale europeo- e ascoltare davvero chi gli parla.

Il trionfo del movimento 5 Stelle, annunciato a Roma, sorpresa a Torino, e del loro compagno di strada De Magistris a Napoli, premia il partito-movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, guidato ora dal popolare comico e dal figlio di Casaleggio, Davide. La narrativa 5 Stelle non muta, tutti sono corrotti tranne loro, bastano persone nuove del movimento per risolvere i problemi. Ora Raggi e Appendino sono attese da enormi problemi, dal rapporto con metropoli globali alle prese con crescita economica, mobilità, immigrazione, edilizia, sanità, traffico, e da una burocrazia -soprattutto nella Capitale, che le attende al varco, ostile e poco desiderosa di collaborare. Si accorgeranno presto, come Pizzarotti nell'assai meno problematica Parma, che governare è mestiere duro. I cittadini che le hanno votate con tanta caparbietà chiederanno soluzioni, e storceranno i naso se non le avranno presto. In bocca al lupo, ma servono programmi, capacità di negoziato e compromessi, senza perdere però i favori di Grillo e Casaleggio, pena essere licenziate con una mail dello staff come Pizzarotti.

In tanti, politici ed elettori, sale la voglia di fare del referendum costituzionale un pro o contro Renzi e azzopparlo definitivamente. Il paese si troverebbe così di nuovo in cerca di una guida e di un governo stabile.

Il Sud -parliamone visto che nessuno ne parla- è tentato davvero di rinchiudersi indietro. Le grandi città siciliane sono governate da due professionisti, Orlando e Bianco, già attivi nella I Repubblica, Dc e Pri, e ora Clemente Mastella torna a fare il sindaco di Benevento con oltre il 60% dei voti. Il Sud ha fatto meno figli che nel 1861, ha tassi di disoccupazione gravissimi, cresce in molte zone meno della Grecia. Di riforme economiche capaci di aprire a innovazione e sviluppo non ne vuol sapere, inconsapevole che la vecchia spesa pubblica non tornerà. Guarda in tv Gomorra e spera che passi la nottata, come diceva Edoardo De Filippo: una nottata che dura da decenni.

L'Europa intera è attesa da scelte storiche, dall'uscita di Londra dall'UE, all'emigrazione al che fare con nuovo lavoro e tecnologia. Siamo gravati da un debito impossibile, che ci zavorra nella crescita. Sono indispensabili riforme, dalla giustizia all'economia alla scuola alla tecnologia, è cruciale combattere corruzione e criminalità organizzata. Di questi temi, tranne un po' Sala e Parisi a Milano, nessuno ha parlato, destra centro sinistra e 5 Stelle curvi tutti sulla propaganda da talk show. Tutti rottamano tutti con rabbia crescente, ma mancano idee e proposte razionali. Ora la festa è finita, e serve lavorare a una soluzione presto, da Torino a Roma, Milano e il Sud. Non sarà un autunno facile, per nessuno.