A due anni dall’elezione al soglio pontificio, Papa Bergoglio annuncia l’indizione di un nuovo Anno Santo, un giubileo straordinario della Misericordia, che si aprirà l’8 dicembre prossimo, solennità dell’Immacolata Concezione, e terminerà il 20 novembre 2016. Lo fa durante una celebrazione penitenziale nella Basilica di San Pietro, sorprendendo la Chiesa con una notizia che nei giorni precedenti era circolata soltanto in alcuni ambienti vicini alla Curia romana.

La sorpresa è nella natura dell’appuntamento di Papa Francesco. Si tratterà infatti di un Giubileo “Straordinario”. Dal 1475 la Chiesa Cattolica celebra l’Anno Santo in via ordinaria ogni 25 anni. L’ultimo, indetto da Papa Giovanni Paolo II per il 2000, era stato preceduto da quello celebrato da Paolo VI nel 1975 e prima ancora - Giubileo grandioso, il respiro della Chiesa universale terminata la Guerra mondiale - quello indetto da Pio XII per il 1950. La prossima data per cui ci si poteva quindi legittimamente aspettare l’appuntamento giubilare non precedeva il 2025.

Ma c’è la visione, che si inserisce nella dottrina sociale di Papa Bergoglio, di un mondo diventato, anche a causa della crisi economica, senza misericordia. I venti di guerra del Califfato, gli scontri culturali, per cui il Pontefice ha dichiarato che è in atto una terza guerra mondiale, la cultura dello scarto, per papa Francesco sono tutti segni del fatto che il mondo ha un grande e urgente bisogno di misericordia.

Che cos’è un Giubileo e perché Papa Francesco lo vuole in questa fase del pontificato? Dai tempi della sua istituzione, sotto Bonifacio VIII, l’Anno Santo è concepito come occasione di perdono. Nei tempi moderni l’appuntamento giubilare è proposto dai Pontefici come l’opportunità di avvertire in modo più profondo la misericordia di Dio e l’appartenenza alla Chiesa attraverso un perdono generale, un’indulgenza aperta a tutti. La Porta Santa, che il Pontefice apre in San Pietro all’inaugurazione dell’anno, è simbolo di questa apertura e del percorso di conversione del fedele.

L’intento di questa indizione, che avverrà nella domenica della Divina Misericordia, la domenica dopo Pasqua, 12 aprile prossimo è chiarito dal Papa: la Chiesa deve aderire più visibilmente alla missione di testimone di misericordia, e perché questa conversione avvenga è necessario che si intraprenda un percorso spirituale. Il vero centro d’attrazione è la missione, a cui la Chiesa non può sottrarsi e a cui in questi due anni di pontificato Papa Francesco ha sempre richiamato, con tanta energia da suscitare sorde resistenze negli ambienti romani vetusti e intorno alla Curia. La preoccupazione di Papa Bergoglio per la missione della Chiesa nel XXI secolo vive anche nell’allusione a un pontificato breve, lanciata senza particolare enfasi retorica.
Che volto ha la Chiesa misericordiosa a cui il Papa guarda e a che mira l’Anno Santo? Una traccia Papa Francesco l’ha data al termine del Sinodo sulla famiglia, lo scorso ottobre. “E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10, 25-37); che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste” (18 ottobre 2014). I passi evangelici che qui citava papa Francesco sono tratti dal Vangelo di Luca. Dall’evangelista Luca, “l’evangelista della misericordia”, saranno tratte anche le letture della domenica durante tutto l’anno giubilare.

La Chiesa misericordiosa e inclusiva di Bergoglio, che non si trincera in un torre d’avorio di privilegi per farsi giudice e invece spalanca le porte ai bisognosi, ha cura di tutti, ospedale da campo dell’umanità, ha bisogno, per realizzarsi, di “conversione pastorale”, un cammino di popolo. Sullo sfondo restano, opache, le frizioni del Sinodo e la prospettiva, a breve, di un rematch collegiale sulla famiglia. L’Anno Santo è l’istituzione che meglio risponde all’esigenza di una conversione che il Pontefice desidera corale. La Chiesa è popolo di Dio e, con il Giubileo della Misericordia, Bergoglio fa del popolo il protagonista del rinnovamento spirituale.

Per ogni Anno Santo esiste un motivo, un’occasione cui la celebrazione viene esplicitamente legata. Papa Bergoglio lega il “suo” Giubileo straordinario della Misericordia al Concilio Vaticano II. “L’apertura del prossimo Giubileo – riferisce una nota della Santa Sede - avverrà nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1965, e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’opera iniziata con il Vaticano II”. L’8 dicembre del 1965 si chiudeva la Porta Santa di San Pietro. Nella stessa data la Porta si riaprirà per rimettere al centro l’annuncio della misericordia. Torna ancora una volta il legame del papa latinoamericano con Paolo VI e con l’insegnamento dei grandi ispiratori del Concilio. Nel desiderio di Papa Francesco “Come vorrei una Chiesa povera”, spira l’insegnamento di Yves Congar, anelito ad una Chiesa serva e povera.

Sarà Papa Francesco a determinare, con la bolla d’indizione, le modalità di acquisizione dell’indulgenza e i modi di svolgimento del Giubileo, la cui organizzazione è affidata al dicastero per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, guidato da Monsignor Fisichella. Gli elementi costanti nella celebrazione dell’Anno Santo, insieme alla porta e al pellegrinaggio, sono i segni di carità e di misericordia. Giovanni Paolo II diede risalto alla dimensione locale del Giubileo, lasciando indicare i luoghi del pellegrinaggio dai vescovi diocesani, oltre alla possibilità del pellegrinaggio alle reliquie degli Apostoli. Nel Giubileo del 2000 restò memorabile l’atto di purificazione della memoria da parte di Giovanni Paolo II, nella prima domenica di Quaresima, il 12 marzo, con cui la Chiesa chiedeva perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli. Bergoglio potrebbe replicare questo atto, o declinarlo in forma diversa con altri destinatari. Lo ha fatto trapelare lui stesso all’inizio del 2015: “È il tempo della misericordia”.