Un proverbio americano scherza, «Perfino un panino al prosciutto, se arriva davanti al Grand Jury, finisce alla sbarra». I fatti confermano.
Quando il District Attorney, il pubblico ministero, porta ai giurati popolari del Grand Jury un’accusa di reato, il rinvio a giudizio è certo. Ben Casselman, del sito FiveThirtyEight, calcola che tra il 2009 e il 2010, su 162.000 casi presentati alle Grand Jury federali solo undici sono stati respinti, lo 0,006%.

L’irrisoria cifra spiega perché la decisione della Grand Jury (stavolta non federale ma dello Stato del Missouri) di non rinviare a giudizio Darren Wilson, poliziotto bianco di Ferguson, sobborgo di St. Louis, accusato di avere ucciso il giovane afro-americano Michael Brown, incendia il Missouri, fa occupare il ponte di Brooklyn e marciare da New York alla California, mentre – invano – il presidente Obama e la mamma della vittima invocano calma.

Le opposte narrative politiche e culturali non si riconciliano. Per una, non si tratta di razzismo, ma di statistica: il 96% dei reati, per esempio a New York, è commesso da neri e ispanici, naturale che la polizia stia allerta. Per gli attivisti dei disordini, come per milioni di pacifici cittadini Usa che seguono gli scontri sullo smartphone, la polizia bianca ha un doppio standard. Spara ai sospetti per il colore della pelle, il rione, il vestito. Il caso del ragazzo nero Trayvon Martin, ucciso da un vigilante bianco perché portava il cappuccio della felpa alzato («avessi un figlio, sarebbe come Trayvon» lamentò Obama), la grottesca vicenda del professore di studi afro-americani ad Harvard «Skip» Gates, arrestato mentre cercava di rientrare a casa, senza chiavi, da un poliziotto che lo scambia per un ladro, fino al bambino nero di 12 anni ucciso domenica a Cleveland da un agente, perché giocava con un revolver di plastica, fan parlare di «epidemia razzista». Ogni 28 ore la polizia Usa uccide un afroamericano, di solito maschio sotto i 30 anni.

A Ferguson, i testimoni oculari si dividono. Per quelli dell’accusa l’agente Wilson avrebbe sparato a bruciapelo all’inerme Brown. Per i testimoni della difesa Brown avrebbe aggredito Wilson, picchiandolo: solo allora l’agente avrebbe sparato. La difesa allega foto del poliziotto con lividi in ospedale, l’accusa cita un verbale in cui un superiore ordina a Wilson di recarsi al Pronto Soccorso. Dalla Centrale di Polizia confermano che si cercava il rapinatore di una tabaccheria, cappello rosso e calze gialle, che aveva sottratto anche una scatola di sigari sottili in compagnia di un complice. Brown indossava un cappello da baseball rosso, calze gialle, fumava un cigarillo ed era con un amico. Fatalità? Brutalità? La Grand Jury, come solo nello 0,006 dei casi, ha deciso Fatalità. I giurati erano sei uomini e tre donne bianche, due donne e un uomo afroamericani: per rinviare a giudizio Wilson servivano nove voti. Ma la legge, ripetuta a memoria ai giurati, impone che il rinvio alla sbarra avvenga «solo se l’accusa è credibile al di là di ogni ragionevole dubbio». La Grand Jury di Ferguson, che riflette il tessuto della Contea di St. Louis, 24% neri, 68% bianchi, non ha visto reati «al di là del dubbio», né omicidio volontario, né preterintenzionale.

Ho fatto parte di una Grand Jury a Manhattan e ho raccontato a La Stampa la mia esperienza goo.gl/KVwbjb. C’erano giurati che, non appena il pubblico ministero lanciava l’accusa e i poliziotti testimoniavano, alzavano la mano per il rinvio a giudizio. Una giurata, nera e coltissima, contestava invece puntuale ogni caso. Una volta abbiamo respinto l’incriminazione, sollevando l’ira dei pm. In America non c’è obbligo di azione penale come in Italia, i prosecutors si sforzano dunque di andare davanti alla Grand Jury solo con casi formidabili, a prova di avvocati difensori e giurie popolari (l’avete visto nei film e telefilm). Perché a Ferguson l’equilibrio si spezza? Perché viviamo in diretta web. Dalla morte di Brown al no della Grand Jury, una valanga di tweet, 450 al secondo, 3,5 milioni solo ieri notte, acceca paese e giudizi. La mappa dei Big Data http://goo.gl/17P0PY trasforma in luce i tweet di notte e l’America si illumina irata. I pm non se la son sentita di non portare alla Grand Jury un caso tanto controverso, la Grand Jury di rinviare a giudizio Wilson. Alla vigilia del Thanksgiving, che domani raccoglie le famiglie intorno al tradizionale tacchino arrosto, la pistolettata di Ferguson rimbomba sul web e ricolora l’America, in bianco e nero.