L’incrocio tra Broadway e Columbus Circle, alle spalle di Amsterdam Avenue, era una volta quartiere di confine, prima che fiorissero i teatri di Lincoln Center, quando le gang alla West Side Story si battevano tra cazzotti e coltelli. Ora le grandi marche si contendono le vetrine e i passanti comprano frutta tropicale al mercato organico. Mercoledì sera, le buste dei regali natalizi lasciavano il posto a cartelli di protesta, la polizia presidiava le piste ciclabili e due elicotteri con fari e telecamere incrociavano a bassa quota. 

Un corteo, studenti e attivisti, risaliva Broadway, sghemba avenue costruita sul tracciato dell’unico sentiero degli Indiani a Manhattan, manifestando contro il Grand Jury di New York che non ha rinviato a giudizio il poliziotto che ha provocato la morte di Eric Garner, pacifico ambulante che vendeva sigarette di contrabbando. Garner è stato bloccato con una mossa di strangolamento, proibita alla polizia di New York, e la sua morte, inerme in balia degli agenti, ripresa in video ha sconvolto un paese ancora preda delle proteste per l’analoga scelta di un Grand Jury di non processare il poliziotto che sparò a Michael Brown a Ferguson, Missouri. I Grand Jury rinviano quasi sempre al processo, tranne che in uno sparuto 0,006%. 

 I due casi sono diversi. Brown era sospettato di avere rapinato un negozio e aver assaltato il poliziotto che voleva fermarlo. Due testimoni hanno sostenuto questa tesi, due hanno accusato l’agente. Poiché la legge impone di rinviare a giudizio «solo se non c’è alcun ragionevole dubbio», il caso era in bilico. Eric Garner era inerme, il suo reato, vendere sigarette senza tassa, talmente marginale che l’arresto sarebbe esagerato, la morte assurda. Vittime afroamericane e agenti bianchi dividono le due Americhe, destra e sinistra e il mondo sta a guardare. Nella Russia di Putin la rete Rt dipinge gli Stati Uniti come una landa razzista. 

 È davvero così? No. Gli Stati Uniti hanno eletto due volte un presidente afroamericano, hanno ministri, amministratori delegati, capi di stato maggiore, rettori, direttori di media che appartengono alle varie minoranze, neri inclusi. Quando vedremo un turco cancelliere in Germania, un giamaicano a Downing Street, un algerino all’Eliseo e un albanese a Palazzo Chigi? Non trattenete il respiro nell’attesa, ma se non si tratta della discriminazione che la propaganda propala, la crisi Usa è seria. La perdita di status del ceto medio, il declino dei lavori ben retribuiti anche per gli operai senza laurea, la manodopera facile dei clandestini, oppongono bianchi a neri. I primi ricordano che oltre il 90% dei reati sono commessi da neri o ispanici, i secondi obiettano che quasi ogni giorno la polizia uccide un sospetto, nero o ispanico. Obama voleva riconciliare gli animi, ma non c’è riuscito. La maggioranza degli americani bianchi (fonte Washington Post) ritiene ormai che i neri abbiano protezioni sociali maggiori: nei colleges è alto il rancore per le «quote» che permettono alle minoranze (asiatici esclusi, per loro la «quota» è un tetto da non superare, soprattutto nelle facoltà scientifiche) di studiare negli atenei prestigiosi, Ivy League, con voti peggiori dei bianchi. La vicenda di Ferguson suscita reazioni opposte, per il 63% dei bianchi non si tratta di razzismo ma solo di una vicenda giudiziaria, per l’80 dei neri è razzismo (fonte Abc). 

 Che però la crisi non sia manichea, Bianchi contro Neri, lo conferma la differente reazione alla morte del povero Garner. Su twitter avanza l’hashtag (raccolta su un tema) #crimingwhilewhite con tanti bianchi a confessare reati più gravi che vendere sigarette in strada, senza che la polizia abbia obiettato. E se Ferguson ha diviso bianchi e neri (bianchi pro poliziotto accusato 58%, neri pro vittima 81%) e democratici e repubblicani (repubblicani pro poliziotto 78% democratici pro vittima 68%) ora Garner riceve l’omaggio di conservatori e liberal, in una nazione in cui solo il 30% dichiara di «avere fiducia nella polizia» e il 70%, nella tradizione antistato della Costituzione, si dichiara «scettico» sulle forze dell’ordine. Il sito Hotair.com raccoglie le dichiarazioni online di commentatori e cittadini conservatori «Non sono un liberal, su Ferguson sto con la polizia, ma ammazzare per strada uno che vende sigarette è sciagurato». Tanti, a destra e a sinistra, chiedono al ministero della Giustizia di aprire un’inchiesta federale su Garner, per «violazione dei diritti civili». 

 Le relazioni tra gruppi etnici in America sono complesse da sempre e la crisi le peggiora. La paralisi politica tra Casa Bianca e Congresso sulla riforma dell’emigrazione esacerba gli animi. Il paese di Obama non è nazione da Ku Klux Klan, ma tra polizia e minoranze il dialogo va riaperto, e occorre investire subito nelle scuole dei quartieri ghetto dove spesso la microcriminalità è il solo salario disponibile.