Cinque finali consecutive perse nello stesso torneo. Sette sconfitte su nove incontri disputati in finale di Champions League – Coppa dei Campioni. Doveva essere una serata all’insegna dell’entusiasmo e della rivalsa per la Juventus dopo il pesante ko subito due anni fa con il Barcellona a Berlino. In realtà la partita, nonostante un primo tempo di alto valore tecnico, ha dimostrato la superiorità del Real Madrid, che si è imposto con un secco 4-1, nel saper costruire ed impiegare le sue migliori energie per vincere la Coppa più ambita per un club. Cristiano Ronaldo, come pronosticato, realizza l’ennesimo record: è l’unico giocatore ad aver segnato in tre diverse finali di Champions. Un destino di lacrime amare e profonda delusione ha coinvolto lo staff e i sostenitori bianconeri, ancora una volta privati della gioia europea.  

Nessun “Triplete” per Massimiliano Allegri, che si deve arrendere ai campioni e alla fase di costruzione del gioco avversario. Con questa sconfitta il tecnico toscano entra nella classifica degli allenatori meno vincenti in finale di Champions League – Coppa dei Campioni. 

 

Le notizie provenienti da Torino sul finale del match contribuiscono a gettare nello sconforto gli animi dei tifosi presenti a Cardiff, amplificando ulteriormente il clima di tensione e smarrimento. 

 

 

Forse l’esplosione di un petardo, forse una transenna e una vetrata in frantumi. In pochi secondi, come testimoniato dalle immagini delle telecamere assiepate sulla piazza, si scatena il panico. La razionalità, di fronte alle ultime cronache del terrorismo, sembra dissolversi e in pochi attimi il fuggi fuggi generale macchia letteralmente di sangue una serata che, nonostante il risultato, non aveva dato fino a quel momento motivo di allarme. 

 

 

Sui social la paura torinese si mescola alle notizie che arrivano dall’Inghilterra. #Londra, #londonbridge, #isis sono tra gli hashtag più utilizzati insieme a #piazzasancarlo, come se i due tragici eventi contemporanei fossero insieme la testimonianza di un’ulteriore vittoria del terrorismo islamista. 

Il pensiero va veloce all’amministrazione grillina della città, moltissimi i tweet contro la sindaca #Appendino che viene accusata di mala gestione dell’evento. Ancora più forti le accuse contro il senatore Alberto #Airola, che subito dopo l’evento aveva polemizzato su Facebook contro giornali e tv chiamando “farlocchi” i dati dei presunti feriti in piazza San Carlo. Il post, presto rimosso e sostituito con uno di scuse, continua ad essere condiviso sui social a testimonianza di come oggi sia impossibile cancellare a posteriori le proprie tracce online.  

#Iussoli, l’hashtag utilizzato nelle prime reazioni a caldo assume un significato di piena polemica. I detrattori della legge di riforma in ambito di cittadinanza per individui che vivono e nascono in Italia, ora in Senato in attesa di discussione finale, imputano alla facilità di ottenimento di tale status l’aumento di attentati di matrice religiosa in Gran Bretagna e Francia. I fatti di Torino hanno quindi amplificato questo malessere, incrementando la diffusione dell’hashtag. 

#Juvereal viene quindi superato dalla paura per il terrorismo, dalle critiche e dalle polemiche.  Nonostante la tensione generale per gli eventi di sabato scorso, i temi legati allo #iussoli e alla rabbia riversata sui social network sono in aperta antitesi rispetto a quanto il calcio e lo sport vogliono trasmettere. Analizzando i dati di Google Trend a livello mondiale possiamo notare come i Paesi in cui la Champions League è più popolare sono quelli africani e sudamericani. 

 

 

Nonostante la scarsa diffusione di Internet nei Paesi africani e in America Latina gli utenti non si perdono d’animo e risultano essere in cima alla classifica stilata da Google Trend. Il calcio non ha confini e per chi scappa dalla miseria è forse un modo per poter emergere o anche soltanto vivere l’emozione di una partita di Champions League.  

L’ambizione di poter un giorno vestire i panni di Lemina, Benatia, Marcelo e compagni spinge i giovani africani e sudamericani ad appassionarsi alla competizione europea. Sarebbe utile che tale spirito tornasse ad aleggiare in Europa dove, da qualche tempo a questa parte, la tensione e il nervosismo hanno interrotto i sogni dei tifosi. 

 

Narrativa, elaborazioni bigdata e grafiche Catchy a cura di Alice Andreuzzi, Nicola Piras e Luca Tacchetti realizzate nell’ambito del progetto DEEP di Alkemy Lab.