La Prima guerra mondiale fu un evento di primati. Un avvenimento tragico che conta tante “prime volte”, spesso deleterie per la storia dell’uomo e che avrebbero portato negli anni successivi effetti ben più nefasti. 

Tra questi primati però c’è da sottolineare un aspetto che ha dell’innovativo: la Grande guerra fu il primo conflitto che coinvolse un'intera nazione e la rese partecipe dei suoi sviluppi in modo massiccio attraverso la parola scritta e stampata.

L’alto numero di testate in circolazione diffondeva i bollettini di guerra e le notizie dal fronte su tutto il territorio nazionale in modo molto rapido, ovviamente in rapporto ai mezzi del tempo. Ma un altro aspetto caratterizza questo conflitto rispetto ai precedenti: l’alto numero di lettere e cartoline intercorse tra i combattenti e le loro famiglie nel corso della guerra.

È un aspetto da non sottovalutare, nonostante si tratti di una questione che potrebbe apparire secondaria rispetto alla mole di fonti ufficiali di cui già si dispone. Lettere, cartoline, biglietti, diari, e allargando lo sguardo anche le immagini, dalle fotografie ai primi filmati, gettano infatti luce su quello che nei conflitti passati rimaneva ignoto: la quotidianità della guerra. Come vivevano i soldati nelle trincee? Come, dal lato opposto, i familiari vivevano le difficoltà dell’assenza dei propri cari partiti per il fronte?

La recente storiografia sta riservando sempre più attenzione a queste “fonti minori”, che offrono però spaccati nuovi e di particolare interesse per lo studio sia della grande comunità nazionale, sia delle piccole comunità locali. Nonostante la guerra abbia interessato, da un punto di vista territoriale, solo il Nord della penisola, attraverso lo studio della corrispondenza si abbraccia invece tutto il territorio nazionale.

“La posta – scriveva Pietro Calamandrei - è il più gran dono che la patria possa fare ai combattenti: perché in quel fascio di lettere che giunge ogni giorno fino alle trincee più avanzate, la patria appare ai soldati non più come una idealità impersonale ed astratta, ma come una lontana moltitudine di anime care e di noti volti”. Così tutti, dagli ufficiali ai soldati semplici, presero la penna per comunicare con i loro cari e ridurre la distanza altrimenti enorme. Questo era vero anche per gli analfabeti che, facendosi scrivere e leggere la corrispondenza, non restavano esclusi da questo fenomeno di massa che interessava così tutti i ceti sociali.

È dunque a partire dalla Prima guerra mondiale che nasce la memoria scritta di molte famiglie italiane.