La Prima guerra mondiale, terminata sui vari fronti nei primi giorni di novembre del 1918, si concluse ufficialmente con il trattato di Versailles del 28 giugno 1919. Il patto, che prende il nome dalla reggia nei pressi di Parigi in cui venne stipulato, fu ratificato da 44 stati. A dettare le condizioni però furono le quattro nazioni vincitrici della guerra: Francia, Inghilterra, Italia e Stati Uniti d’America; che, ognuna a suo modo, speravano dopo il conflitto di ottenere la propria parte di vittoria.

La Francia soprattutto spinse affinché nel trattato si stabilissero severe sanzioni verso la Germania. Le due nazioni erano infatti storicamente avversarie da almeno un cinquantennio, e la Francia auspicava vendetta per le gravi distruzioni causate dal conflitto, il quale si svolse per una parte consistente proprio sul suolo francese con durissime conseguenze.

Un trattato redatto dalle nazioni vincitrici, quello di Versailles, senza alcuna negoziazione, e imposto alla Germania che fu costretta a firmarlo. Il trattato aveva una valenza sia simbolica che economica. Sotto il primo aspetto si accollava alla Germania la colpa dello scoppio della guerra e la si indicava come responsabile primaria dell’evento. Cosa che, considerando il clima che precedette il conflitto, teso su tutti i fronti, potrebbe essere accettato solo in parte. Dal punto di vista economico, invece, si mirava ad indebolire il paese e soprattutto a ottenere indennizzi per riparare i danni.

La punizione stabilita fu esemplare, ma portò conseguenze peggiori del male stesso che si intendeva evitare. Alsazia e Lorena vennero riannesse alla Francia, altre porzioni di territorio tedesco vennero cedute invece a Polonia e Danimarca, l’Impero coloniale tedesco venne completamente smembrato e si imposero limitazioni al numero delle forze armate. A queste già dure condizioni c’era da aggiungere la questione delle riparazioni, ovvero delle somme di denaro che le nazioni vincitrici pretesero dalla Germania come risarcimento per le ingenti devastazioni subite.

Si trattava di somme enormi, la cui imposizione contribuì al tracollo dell’economia tedesca nel corso della fragile Repubblica di Weimar.

Nell’umiliazione inflitta  alla Germania dai trattati molti studiosi vedono il germe del conflitto che sarebbe poi esploso circa venti anni dopo: la Seconda guerra mondiale. L’enorme malcontento che regnava nel paese per la perdita del conflitto, infatti, accrebbe dopo l’imposizione del trattato di Versailles e sfociò presto in una ondata di nazionalismo senza precedenti. Nazionalismo che si dimostrò terreno fertile per il giovane Adolf Hitler e per il suo movimento, il Nazionalsocialismo. Ma questa è un’altra storia.