La missione americana del vicepremier Matteo Salvini è andata come da programma, ma non ha risolto i dilemmi strategici frapposti tra il nostro paese e gli Stati Uniti e che rischiano di protrarsi anche se il presidente repubblicano Donald Trump dovesse cedere la Casa Bianca all’opposizione democratica, nel 2020. Salvini, con consueta capacità di comunicazione mimetica, s’è comportato da militante dell’asse filosofico trumpiano, dalla rigidità contro l’emigrazione, alla difesa degli interessi... continua la lettura su La Stampa!