La Guerra Fredda II è cominciata con una luna di miele. Obama confiscava due basi diplomatiche russe a Washington, usate per lo spionaggio, ed espelleva funzionari del Cremlino, in rappresaglia contro la cyberguerra che – a detta degli 007 Usa - Putin ha scatenato per intorbidare le elezioni 2016. Putin, invece di reagire con rabbia, aveva sorriso, non mandando a casa nessun membro del corpo diplomatico americano, un bouquet di fiori per il neo eletto presidente repubblicano Donald Trump. 

Sette mesi dopo, mentre Trump e il suo nuovo, focoso, portavoce Scaramucci si ostinano a negare l’hackeraggio russo, in attrito con Cia, Nsa e Fbi, Putin scaccia infine 755 diplomatici Usa e confisca una dacia e un magazzino a stelle e strisce in Russia. La luna di miele era effimera, la Guerra Fredda II troppo insidiosa. «Washington è un pericolo pubblico», tuona il viceministro russo Sergey Riabkov, da Facebook gli fa eco Konstantin Kosachev, presidente della commissione esteri al Parlamento di Mosca, «la speranza è ultima a morire, ma adesso è morta». Il flirt Trump-Putin si spegne frivolo davanti a quella che Ugo Stille, decano del «Corriere della Sera», definiva la terribile «Forza delle cose». Putin, il più astuto leader del XXI secolo, prende atto che Trump, come Gulliver, è reso impotente da un nugolo di pestiferi Lillipuziani, inclusi i parlamentari del suo partito, che non gli votano la contro riforma sanitaria e impongono pesanti sanzioni economiche contro Mosca. Pressato da Trump e già amico del Cremlino dai tempi in cui guidava la compagnia petrolifera Exxon, il segretario di Stato Tillerson ha provato ad evitare lo schiaffo a Putin, ignorato però dai repubblicani. 

Trump e Putin volevano dividere il mondo in zone di influenza, poi, ciascuno a proprio modo, fare i conti con la Cina di Xi Jinping, leader cinese più potente e adulato dai giorni di Mao. L’idillio, ingenuo da parte di Trump, cinico per Putin, naufraga sulla «forza delle cose» e apre una stagione violenta ed ambigua. Il Venezuela brucia, Assad ha vinto, gli europei sono colpiti dalle sanzioni Usa (il gasdotto Nord Stream II Russia-Germania ne è danneggiato, il presidente Ue Juncker minaccia incaute rappresaglie anti americane). Xi Jinping, in divisa da capo dell’Esercito popolare, presidia una poderosa parata militare, la Corea del Nord lancia missili, Trump e la sua ambasciatrice Onu Haley attaccano Pechino che non richiama i vassalli, bombardieri nucleari Usa Air Force pattugliano i cieli coreani. Google e altre aziende Usa temono di pagare un prezzo alto, un dirigente russo annuncia: «Il Congresso Usa non vuole che la Nasa entri nelle sanzioni, ma se non li facciamo volare noi, gli astronauti Usa come arrivano sulla piattaforma spaziale, a cavallo?». 

Trump ha sottovalutato il Russiagate, l’inchiesta guidata dall’ex capo dell’Fbi Mueller, ma lui, lo staff e la famiglia, ne sono avvinti e il licenziamento del capo di gabinetto Priebus, sostituito dall’ex generale dei marines Kelly, è solo l’ultimo atto del caos Casa Bianca. Machiavellico di rango, Putin molla il partner incapace di garantirgli il disgelo Mosca-Washington e vara la linea dura. Preparatevi a corteggiamenti con Cina ed Europa, per isolare Trump e i suoi foschi tweet. 

La strana coppia Donald-Vladimir scoppia d’estate, come gli amori da spiaggia, la Guerra Fredda II, cominciata già sotto l’amletico Barack Obama, durerà a lungo. La Cina gioca le sue carte con sagacia, l’America smarrisce il ruolo storico di superpotenza, Putin gioca d’azzardo. L’Europa, pur davanti agli eccessi di Trump, non dimentichi i suoi veri interessi strategici, antichi, guardi responsabile all’Atlantico, senza lasciarsi tentare dal bagatto degli oligarchi.