Un anno fa, la finale della Coppa del Mondo di calcio Fifa tra Germania e Argentina è stata seguita in tv da un miliardo di esseri umani, con tre miliardi di interazioni Facebook e 10.313 tweet al secondo. Il calcio è il solo sport globale, capace di espandersi dove non aveva tradizione, Stati Uniti e Asia. Il pallone ha il fascino di una disciplina dove piccoletti come Maradona e Messi primeggiano accanto a colossi come Neuer, è perfetto anche per le donne, capace di impegnare ogni fisico e cultura nazionale, ispirare scrittori, musicisti, registi, artisti, gioco di scacchi su un prato grande fra 100 e 110 metri per 64-73. A decidere queste misure, come a stabilire che nelle partite Fifa World Cup guai a pagare con America Express, bere Pepsi o promuovere scarpe Nike, è l’ex agente turistico Sepp Blatter, svizzero, 79 anni, capo della Fifa dal 1998 grazie a sponsor universali come Coca Cola, Visa, Adidas e a dirigenti locali, spesso in odore di mazzette e tangenti.

Ieri, alla vigilia dell’ennesima incoronazione di Blatter che i delegati paragonano dal podio a «Mandela, Martin Luther King e Gesù Cristo», polizia svizzera e Fbi Usa hanno incriminato 14 gerarchi del pallone, arrestando 7 dirigenti Fifa.

L’accusa è aver incassato 140 milioni di euro illegalmente, i Mondiali assegnati al Qatar 2018 e alla Russia 2022 potrebbero essere stati comprati, manipolando le federazioni nazionali. La ministro della Giustizia Usa, Loretta Lynch, con il sostegno della poderosa agenzia fiscale Irs, accusa la Fifa con toni di solito riservati alla criminalità organizzata: traffici illeciti, frode fiscale e telematica, corruzione, ricatti, «un racket lungo 24 anni». Ci sono pentiti, come Charles Blazer, che ha pagato una multa da un milione e mezzo di euro, svelando però le malefatte degli ex colleghi Fifa, e c’è Michael Garcia, ex magistrato americano che la Fifa aveva incaricato di indagare sulla corruzione, salvo stracciarne in segreto la requisitoria. Le sue carte pesano ora contro gli incriminati.

In un mondo normale, il capo della Fifa da quasi 20 anni sarebbe travolto dallo scandalo al voto di domani. Ma la Fifa ha regole più arcane del fuorigioco di rientro e irride la legge con l’arroganza di un arbitro che annulla un gol buono, grazie al no di Blatter alla tecnologia in campo. Dalle accuse Blatter esce sempre pulito, perché ha costruito con astuzia la Fifa come un castello di specchi, dove la sua immagine e il suo potere sono ovunque, le sue impronte digitali invisibili. Comanda lui, firmano i valvassori di minor rango. Che incassano da tempo e stavolta, forse, pagano.

Non stupitevi dunque se la prossima finale in Qatar, sotto il solleone, vedesse la Coppa assegnata da un invulnerabile Blatter. Papa Ratzinger s’è dimesso, il Re di Spagna ha abdicato, il presidente Sarkozy ha perso le elezioni, Blatter resiste, stacca dividendi per la Fifa, ne allarga la presa ubiqua. Eppure ieri era diffuso il senso che per burocrati corrotti, sponsor blindati, risultati orientati e mercato nero dei tornei fossero in arrivo guai. «Siamo solo all’inizio dell’inchiesta, sradicheremo il malcostume» dichiara la Lynch. Giocatori, allenatori, manager, tifosi, si fanno l’impossibile domanda, è il triplice fischio di chiusura per Blatter?
In sua difesa arrivano Russia e Qatar, sui media russi trapela l’idea che l’inchiesta di Washington sia solo guerra psicologica, per privare il Cremlino della prima Coppa del Mondo, diplomazia poco sportiva. Blatter giocherà, statene certi, come la Svizzera Anni 50, difesa ad oltranza ed entrate dure.

Il calcio ha resistito al saluto fascista dei campioni di Pozzo, alle deportazioni di assi a Berlino e Mosca, all’«epidemia di itterizia» della Nazionale tedesca nel 1954 dopo la finale vinta in extremis contro l’Ungheria, per molti un caso di doping collettivo, alla guerra del football 1969 tra El Salvador e Honduras, alle stragi degli ultras, la tragedia Heysel 30 anni or sono, a scommesse e falsi. Arte pura, ballo collettivo, rito ancestrale, resisterà con la sua bellezza e le sue passioni anche a Sepp Blatter. Ma se la ministro Lynch e le autorità svizzere, magari con una mano da Michel Platini e dalla, finora spaurita, Uefa, riuscissero a battere ai rigori la corruzione Fifa, che bel giorno sarebbe. La vera missione è: calcio pulito. L’erede presunto di «Gesù, Mandela e King», l’ex agente Sepp Blatter magari riuscirà a cavarsela, e ad assistere in pensione al miracolo, scandaloso per lui, di un calcio tornato ad essere solo sport, il più magico degli sport.