“Sissignore Sir, sono disgustato da come vanno le cose in America, il mio romanzo è un testo politico, io seguo poco la campagna elettorale 2016, non guardo i dibattiti in tv. Ma dall’attacco 2001 alle Torri Gemelle, al Patriot Act, la legge antiterrorismo, Guantanamo, la tortura, Afghanistan e Iraq, l’aria non è bella da noi Sir».  

Atticus Lish è nato nel 1972, figlio del celebre editor Gordon Lish, considerato la mano dietro la scrittura scabra di Raymond Carver, minimalista scomparso nel 1988. A 9 anni, un testo del bambino Lish finisce, con tanto di ringraziamento, in un romanzo di Don De Lillo, I nomi (Einaudi) ma, dopo aver studiato cinese al prestigioso liceo Phillips Academy, ex allievo il padre, ed essere arrivato ad Harvard, Atticus Lish cambia vita. «Son cresciuto nel privilegio – racconta dalla sua casa di Prospect Park, a Brooklyn, New York - eppure sto a disagio in certi ambienti a mio padre non ho detto nulla del libro, lo ha letto stampato. Andai a studiare in Cina, viaggiando tra i nomadi, le tribù degli Uiguri in Xinjiang, parlo bene cinese. Tornato a casa mi misi a lavorare come facchino in una ditta di trasporti, a Boston. Quello, Sir, fu il periodo più bello della mia vita. Non c’era bisogno di palestra per stare in forma, spostavamo pesi bestiali ma si rideva tanto, c’era spirito di corpo, allegria. Ho pure venduto hot dog, le salsicce di Papaya King, un chiosco popolare, poi mi sono arruolato tra i Marines, avevo praticato arti marziali, pensavo di fare l’istruttore di jiu-jitsu, ma dopo un anno e mezzo ho lasciato i Marines, troppo poco per prendere la pensione», ride Lish. 

Da queste esperienze, Atticus Lish ricava il suo romanzo Preparativi per la prossima vita, titolo tratto dal monito inciso in una moschea e tradotto ora da Rizzoli, «ma niente allegria nella scrittura, vita da eremita». Protagonisti la ragazza cinese Zou Lei, emigrata clandestinamente in America, figlia di un militare, che attraversa il paese nascosta nei camioncini dei coyotes, i trafficanti di uomini, e Skinner, ex soldato sfuggito a un attentato al fronte, ferito nella carne e nell’anima, tormentato dal fantasma del suo migliore amico, con cui doveva tornare a studiare al college dopo il congedo, ma che non sopravvive. Zou Lei fa la sguattera, Skinner si allena ossessivamente in uno squallido scantinato di Queens, la smania per l’esercizio fisico li fa innamorare. 

«Mi alleno ora meno che in passato – racconta Lish - ma nella vita tre cose contano, Amore, Corpo e Lavoro, anima e membra sono legati, sudando si sente forte il nesso. I miei protagonisti son diversi, Zou è una combattente, sopravvive all’emigrazione, lo sfruttamento ignobile, la storia d’amore violenta con Skinner, ad un certo punto deve sfilargli di mano la pistola con cui sta per spararsi. Skinner invece ha chiuso, s’è arreso, al fronte ha visto troppo orrore, la sua vita è spezzata, c’è tanta retorica da super eroi e invece la gente cede, Skinner non ha più forza, coraggio morale per soffrire ed andare avanti come Zou, che ama fino alla fine». Dal 1995 Lish è sposato con Beth, insegnante, cui è dedicato il romanzo. 

Due libri spiegano alla perfezione la disfunzionale campagna per la Casa Bianca 2016, con il populismo di Trump, il tardo socialismo di Sanders, la fatica della Hillary Clinton e dei favoriti tra i repubblicani, The rise and fall of American growth dell’economista Robert Gordon, spietata cronaca della fine del sogno americano, salari che non crescono e sono oggi la metà esatta di quel che ci si aspettava, e il romanzo di Lish. I suoi eroi si muovono nella «wasteland», terra bruciata in periferia dopo la deindustrializzazione, tra lavori precari, droghe, razzismo, rancore. Jimmy Murphy, figlio della famiglia che affitta un bugigattolo a Skinner, torna dopo anni di galera, trasformato in un razzista bianco, violento. Jimmy voterà per Donald Trump come tanti arrabbiati? chiedo a Lish, ma lui si schermisce «Jimmy è orribile, violento, negativo, raccoglie intorno a sé il male, non voglio farne il campione dell’America di Trump. Io di Donald Trump vedo i titoli sui giornali, non lo voto di certo, sono ignorante in politica, ma comprendo perché attrae la gente. Vedono in lui, o credono di vedere, un uomo schietto, non un politico lisciato in laboratorio alla Hillary Clinton. Tanti miei vecchi compagni di lavoro son persuasi che i politici siano corrotti e Trump gioca a fare il non-politico. Per chi voterò? Come al solito, per il male minore, non sono un fan del presidente Obama, non è stato bravo per nulla. Ma non schiero Jimmy con Trump Sir, troppo cattivo». 

Quando il destino separa Zou Lei e l’amato Skinner, la ragazza si incammina verso la bramata nuova patria, al sud, Arizona, «è lei la vera patriota, sono gli emigranti i nuovi americani Sir - si accalora Lish - lei è braccata, arrestata dalla polizia antiemigranti eppure si sente sventolare la bandiera dentro». Nell’ultima visione, come in una favola raccontata dal padre perduto nella Cina degli antenati, Zou vede un falco librarsi, libero e fiero, in cielo, «Amo le favole Sir, sono cresciuto leggendo le vostre Fiabe Italiane raccolte da Italo Calvino, ma ormai leggo poca narrativa, mi concentro sul giornalismo, lo sa che la maggior parte di Medaglie d’Onore, la più alta onorificenza militare Usa, son state vinte da messicani-americani? Sir, questa è la verità, ma chi la conosce? No, no, leggo pochi romanzi, meglio la musica, il rock, il country, da stamattina ho in testaCountry roads di John Denver, la conosce Sir?» e al telefono da Prospect Park, in un bel basso stentoreo Atticus Lish, ex facchino, ex marine che usa sempre il Sir dei militari, figlio di un letterato illustre che ha venduto hot dog abbandonando Harvard per poi tornarci e laurearsi con una tesi matematica sul teorema di Ascoli, premio Pen conquistato via la piccola casa editrice Tyrant Books, maestro di arti marziali, intona i versi malinconici: 

«Country roads, take me home  

To the place, I be-long  

West Virginia, mountain momma  

Take me home, country roads…» 

Nostalgia di un’America perduta che, alle urne, diventa diventa ora furia rabbiosa.