Al filo spinato della diffidenza verso la cultura popolare è a lungo rimasto appeso il poeta americano Edgar Lee Masters (1868-1950), celebre ormai per un solo libro, l’ Antologia di Spoon River del 1916, che raccoglie gli epitaffi – raccontati in prima persona dai defunti – di un’immaginaria cittadina Usa, simbolo dei borghi di Petersburg e Lewistown, dove il poeta visse e risiedette anche il presidente Lincoln, che detestava. Davanti alla schiettezza ruvida con cui Masters racconta adulteri, aborti, tradimenti, bancarotta e banche strozzine, i concittadini storsero il naso, come la critica che, fatto salvo l’elogio di Ezra Pound «la frontiera ha un poeta robusto», lamentava con W.D. Howells che i versi di Masters fossero «prosa in brandelli». Non «Antologia», nel senso ellenistico de l’«Antologia Palatina», ma romanzo mascherato, dove i personaggi dialogano da un Oltretomba paganizzante, dove si ama, odia, spettegola, invidia, brama come sulla Terra.  

Invisa agli accademici, Spoon River è adorata dai lettori e, in Italia, ricordata per la traduzione di una giovanissima Nanda Pivano, che ebbe il libro dall’innamorato Pavese e pagò il lavoro col carcere fascista, quindi per la versione elegante del compianto poeta Antonio Porta e infine per le ballate ubique di Fabrizio De André. Bene fa dunque Mondadori, per sottrarre i versi al logorio della fama, a proporre una nuova traduzione, affidata a Luigi Ballerini, poeta, critico, italianista nelle università americane. Tra «prosa» e «poesia» Ballerini non ha dubbi, lo dichiara in un saggio forbito (scrive senza esitazioni di «favolelli eziologici») che apre il volume.  

Di poesia si tratta, come poesia va tradotta, e la Commedia Umana di Masters, la sua critica del capitalismo feroce, legge corrotta, violenza della polizia, famiglia ipocrita, non va banalizzata in sentimentalismo. Dimenticate la voce suadente di De André, pena perdere la virile musicalità restaurata di Masters.  

Ballerini rilegge Spoon River da testo classico, Masters si vantava di leggere Dante in italiano e, nell’introduzione, ricorda il nesso originario tra Bibbia e letteratura americana. Nel 1973 Einaudi pubblicò un libro meraviglioso, Iscrizioni funerarie, sortilegi e pronostici di Roma antica, curato dalla studiosa Lidia Storoni Mazzolani, raccolta di epitaffi dalle lapidi romane e solo a quella concisa forza nell’attraversare la morte si può paragonare Masters. Merito di Ballerini è proteggere il libro, logorato dal troppo uso, anche grazie all’apparato di note redatte sulla formidabile edizione critica 1992 di John Hallwas.  

La scelta di seguire metro e lirica più della «prosa» induce però a volte Ballerini in tentazione, «to chisel» è reso sempre con «incidere», quando è invece anche «scolpire», e perfino «graven», in Cassius Hueffer, è omogeneizzato come «inciso» e non «scolpito». Il «whiskey» americano ubriaca come il «whisky» scozzese, ma ha sapore, storia e cultura diverse e dunque «whiskey» doveva restare. Come i «cinque centesimi di pancetta» di Jones l’indignato sono ormai, in italiano, «cinque centesimi di bacon». «Canning works» diventa l’orribile «scatolificio», ma è fabbrica di cibi in scatola, conserve. Il ragazzino Johnnie Sayre è travolto dal treno mentre marina la scuola, ma perché quando la ruota «sink into the crying flesh of my leg», «affonda nella carne urlante della mia gamba», «crying» diventa «ululante», retorico e fuori contesto? Il micidiale «loaded cane» di uno sbirro non è un «manganello», ma «bastone animato» da una lama, o bastone dal pomo pesante. Se Masters scrive «I leaned against the mantel, sick, sick», perché tradurre «Mi sono appoggiato alla mensola, disgustato, nauseato», perdendo sia che «mantel» copre il caminetto, sia la voluta iterazione dell’autore «sick, sick»? Le «focacce» «hot pies» in Illinois non erano «piccanti», ma «calde». Infine la poesia da noi più celebre, Carl Hamblin, i cui versi sono scolpiti sulla tomba dell’anarchico Pinelli. Il giornalista del Clarionè «tarred and feathered», «cosparso di catrame e piume» per punizione, come accadde ai sindacalisti IWW nel 1917 e nel 1920 in Oklahoma e California. Perché appiattire la crudeltà a «esposto al pubblico ludibrio»? 

Quando però Ballerini è fedele al programma originale, ridarci una Spoon Riveressenziale e senza chitarre in sottofondo, il successo è nitido: questo è un libro da leggere per chiunque ami, o abbia amato da giovane, le Voci della Collina, così familiari e dolenti. 

Edgar Lee Masters, «Antologia di Spoon River» (introduzione e traduzione di Luigi Ballerini) pp. 732, € 16