Che week end di Halloween 2016! Donald Trump, candidato repubblicano, salta nei sondaggi al 45%, due soli punti dietro la democratica Hillary Clinton. E i numeri non calcolano ancora la reazione di un elettorato stanco, frustrato, malmostoso al caos scatenato da James Comey, repubblicano capo dell’Fbi nominato da Obama, con la irrituale lettera al Congresso su nuovi, possibili, accertamenti a proposito di e-mail della Clinton. 

Trick or Treat, scherzetto o dolcetto, l’America si maschera anche in politica, due tribù l’una contro l’altra armate. In New Hampshire, dove Hillary è avanti di un punto, e in Iowa, Trump avanti di un punto, il magnate di New York accoglie il dolcetto Fbi incitando le folle a «sbattere in galera Hillary», l’accento rotondo di Queens, suo quartiere natale, rilanciato rauco dai microfoni. La colonna sonora è adesso i Rolling Stones, «You can’t always get what you want», i versi dei vecchi rockettari colgono l’humor nero trumpista. Siamo andati giù alla dimostrazione, a prenderci la vostra buona dose di insulti, cantando «Noi vogliamo urlare la nostra frustrazione, altrimenti facciamo esplodere pure le valvole da 50-amp!». 

Trump rioccupa il terreno prediletto, il trash, il sospetto, al confine tra Vero, Falso, Verosimile, dove i militanti si caricano di energie anti Hillary, «bitch», la cagna delle t-shirt più vendute. Come osservano nel saggio appena pubblicato da Franco Angeli, «Misinformation, Guida all’età dell’informazione e della credulità» gli studiosi Quattrociocchi e Vicini, gli elettori colgono online solo i fatti che aderiscono alle loro opinioni, magma fazioso in cui Trump sguazza a suo agio. L’Fbi non ha rimesso Hillary sotto inchiesta – almeno per ora -, e Comey ha disubbidito alle indicazioni dirette del ministro della Giustizia Lynch, temendo probabilmente di essere accusato dal suo partito di parzialità filo democratici. Trump ha però buon gioco a infierire sugli errori, stupefacenti, della rivale: permettere alla fida consigliera Huma Abedin, moglie separata del disgraziato ex deputato Wiener, sorpreso a ripetizione con sms porno pare anche a minorenni, di condividere con l’assatanato coniuge il telefonino. E da questo scaricare, e stampare, mail dell’allora segretaria di Stato perché Hillary, ahinoi analfabeta digitale, non legge se non su carta e non distingue un server web privato da uno pubblico. 

La volata della campagna più pazza a memoria d’uomo, e stavolta sembra non entrarci Putin con gli gnomi hacker pronti a rubacchiare mail democratiche e girarle a Wikileaks, rioffre a Trump l’occasione per vincere sul filo di lana, o almeno perder bene. Lo stato maggiore del partito repubblicano, umiliato nelle primarie in primavera, costretto al silenzio dalla populista Convenzione di Cleveland in estate, aveva trovato nella débâcle delle molestie sessuali di Trump in autunno occasione per rialzare la testa, con i due ex candidati, McCain 2008 e Romney 2012 a guidare lo sdegno contro «il barbaro» Trump. Ora è in gioco anche il Senato, dove il partito ha la maggioranza 54 a 46, ma teme il pareggio 50-50 (maggioranza andrebbe ai democratici, con il vicepresidente Kaine a rompere l’impasse). Dire no a Trump e perdere la Camera Alta rischia di facilitare a Hillary la nomina di giudici costituzionali progressisti. 

 

Con Obama che si sgola a far comizi, Florida, North Carolina e Ohio stati in altalena tra i partiti, i leader repubblicani devono trangugiare l’amara realtà. Vinca o perda a novembre, Donald Trump è il loro Clown Killer, il mostro fantastico che i bambini temono divertiti questo Ognissanti. La sua presenza nella destra è e resterà forte, se davvero lanciasse un canale di talk show, ogni candidato dovrà genuflettersi, se partecipasse a future campagne sarà ostico ignorarne i seguaci scatenati. 

A 192 ore dal voto il pasticciaccio Comey-Fbi conferma la debolezza di Hillary come candidata (nei sondaggi parecchi repubblicani la battono facilmente), corroborata solo dall’impopolarità di Trump. Se l’aria infelice che pesa sulla democratica e il richiamo della foresta del machismo di Trump strappassero all’astensionismo gli arrabbiati elettori maschi bianchi che lo adorano, per la Clinton sarà una lunga notte, l’8 di novembre. Per questo dal presidente, alla popolarissima First Lady Michelle, alla esausta Hillary, al bonario vicepresidente Biden il grido comune è «Votate!», per questo Trump rialza a palla il volume dei Rolling Stones «Facciamo esplodere tutte le valvole!».