"Caro Riotta, 

invidio l’elettorato Usa per le regole di cui dispone. Non ho mai capito perché l’Italia politica abbia sempre avuto un’idiosincrasia per la Repubblica presidenziale. Tra l’altro, negli Stati Uniti la legislatura dura quattro anni, un po’ come dappertutto, mentre in Italia siamo a cinque (in Europa in compagnia di Francia e Gran Bretagna). Quanto agli Usa, negli ultimi anni non ho capito l’arrivo di dinastie come i Bush e i Clinton". 

Giovanni Attinà  

 

Gentile signor Attinà,  

contrariamente alle dotte illusioni dei politologi, nessun sistema elettorale è perfetto. Pensi come si sentono i 37.253.956 milioni di cittadini della California che eleggono due senatori (durata, detta «term», di un Senatore 6 anni, un deputato 2 anni) mentre in Alaska appena 736.732 elettori ne eleggono altrettanti.  

I 100 senatori Usa sono una Camera Alta bizzarra, un senatore rappresenta 19 milioni di cittadini, il suo collega 350.000. Ma questo sistema rispecchia la natura federale americana, la voglia degli Stati - che su questo principio andarono nel 1861 alla guerra civile - di sentirsi autonomi dentro l’Unione. Roosevelt vinse quattro elezioni di fila e si decise di limitare i «term» del presidente a due: Reagan e Clinton avrebbero vinto il terzo con facilità. Quindi non scimmiottiamo gli Usa, usiamone l’innato pragmatismo.  

Il nostro vecchio proporzionale assoluto ha garantito mezzo secolo di stabilità (cadevano i governi non le maggioranze) e accesso per opposizioni ancora immature, Msi e Pci, alla vita parlamentare. Con il Mattarellum, e una buona legge per i sindaci, demmo vita a un sistema maggioritario (ci avevamo provato nel 1953, ma in Guerra Fredda la «legge truffa» non passò) per avere maggioranze non caotiche. Il Mattarellum venne peggiorato in Porcellum (nomignoli del mio spiritoso amico costituzionalista Sartori) e da allora siamo preda di follie incostituzionali.  

Ogni legge elettorale, vedi Gran Bretagna, Germania e Francia, ha pro e contro, tutte rispecchiano l’anima del Paese. La nostra, da sempre faziosa, è diventata populista dopo gli eccessi della corruzione: speriamo l’Italicum ci restituisca un Paese più sereno. Il presidenzialismo non fa per noi, troppo Guelfi-Ghibellini temo.  

Quel che dunque, come Lei, ammiro negli Usa è un sistema elettorale che garantisce la libertà dal XVIII secolo. Quanto alle dinastie, la politica costa troppo (due miliardi di euro la campagna 2012!) e solo macchine rodate raccolgono tanti fondi. Su questo tema il senatore socialista Sanders sfida Hillary Clinton, ma la débâcle di Jeb Bush dimostra già che la «monarchia feudale» resta impopolare in America.