Il voto sulla riforma costituzionale del 4 dicembre 2016 si è trasformato in un referendum sul primo ministro Matteo Renzi. Molti analisti hanno sottolineato il punto, variamente assegnandone responsabilità originarie e conseguenze future, e l’analisi dei dati sulla rete, condotta da Catchy per La Stampa, lo conferma con impressionante evidenza. Il premier è accusato di avere “personalizzato” il voto con la indicazione, “se perdo mi dimetto”, e una volta che i suoi rivali, Berlusconi, Salvini, Grillo, la sinistra Pd poi unitasi ai militanti dell’ex segretario Bersani hanno raccolto la sfida, “Matteo Contro Tutti” è diventato rodeo nazionale che le parole del web raccontano mossa per mossa. Renzi, pentito o no della scelta iniziale di mettere il proprio destino in palio nel referendum, non si è tirato indietro ed è apparso in televisione da solo contro gli oppositori, dal giurista Zagrebelsky al giornalista Travaglio, apparendo in persona in ogni talk show senza tema di strafare. Avendo compreso che la partita veniva letta dalla massa degli elettori come Si o No a Renzi ha accettato la parte, e vedremo con quali risultati secondo i numeri del web. 

 

 

Con 77.564 citazioni è infatti proprio “Renzi” a dominare le citazioni, cui vanno aggiunti i 2.455 “matteorenzi” e i 1.536 “matteorisponde” del dialogo con gli elettori curato dal portavoce Filippo Sensi, su twitter @nomfup. La seconda voce in classifica, a riprova del dualismo Con Renzi O Contro che abbiamo vissuto in questa campagna elettorale, è “iovotono”, sfoggiato come distintivo di appartenenza forte, di identità, malgrado raccolga estremisti di destra, berlusconiani, grillini, ex Pci, estremisti di sinistra, intellettuali indipendenti, leghisti. Con 25.574 citazioni “iovotono” è la più popolare delle etichette che definiscono chi si vive da “antiRenzi” al referendum, ma a questa cifra vanno sommate con pazienza le voci analoghe, “iodicono” 5.617 o il secco “no” con 3.162. Alla fine 81.555 citazioni indicano nel premier Renzi il protagonista del duello, mentre un’imponente fronte di 34.353 citazioni del “no” in varie cadenze gli si oppone, muro contro muro. Nessun altro leader appare con forza e può mettere dunque il cappello sul No. 

Le narrative dei dati sul web vanno però dedotte non solo dalla presenza di temi e citazioni, ma anche –e spesso ancor di più- dall’assenza di elementi semantici, vale a dire di significati e correlazioni con certi temi (esempio clamoroso della tendenza le recenti elezioni presidenziali Usa). Il lettore, scorrendo la classifica totale delle citazioni, non potrà infatti non notare come siano del tutto eluse dalla massa della conversazione social i riferimenti alla “sostanza”, di dettaglio concreto, della riforma costituzionale. Malgrado molti addetti ai lavori, da Sabino Cassese favorevole alla riforma, a Gianfranco Pasquino sfavorevole, si siano sgolati nel dibattere ogni minimo codicillo, con i filologi del diritto perfino a discettare sulla forma del testo, a loro giudizio “scritto male”, i cittadini ignorano alla grande il tema costituzionale, lasciandolo all’Accademia, e vivono la partita in modo schietto, manicheo, dentro o fuori Renzi. Niente Senato, niente Cnel, niente bicameralismo perfetto o imperfetto, Italicum, sua possibile riforma” il diritto costituzionale resta ai margini della contesa.  

Ciascuno dirà a suo modo di vedere di chi sia “la colpa”, il web ama distribuire responsabilità più che discernere conseguenze, ma il dato è inequivocabile. Come altrettanto chiara è la marginalità degli altri leader che si sono schierati per il No durante la battaglia referendaria nella piazza social. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Beppe Grillo, insieme, vengono associati al dibattito su Renzi solo in 5.415 casi (con il fondatore di Forza Italia, malgrado tutto, a far bella figura, in testa con 2.353 citazioni). Stia attento il lettore, da questa assenza non si deve punto dedurre una scarsa presenza social dei tre politici: Berlusconi fece già bene online nel 2013 grazie agli sforzi del deputato Antonio Palmieri, suo spin doctor web, e Grillo è da sempre, con le intuizioni di Gianroberto Casaleggio una stella della rete, dopo aver demolito computer sul palcoscenico in uno celebre, lontano, spettacolo. Appena 901 citazioni del nome di Grillo provano piuttosto che solo una minoranza degli elettori ha vissuto la disputa come faccia a faccia Grillo-Renzi, ma tutti, pro e contro la riforma, hanno deciso che si tratta di sfida sul governo. 

La storia delle analisi politiche via rete è ancora fresca, ma l’evidenza finora indica che a una massa di citazioni si correla –in modo non scientifico, ma intuitivo- il seguente risultato politico. I dati Catchy per La Stampa sulle politiche del 2013 indicano una correlazione robusta tra citazioni e voto reale, nel caso di Bersani, Berlusconi e Grillo, e le elezioni Europee 2014 hanno analoghi dati per la corsa Renzi-Grillo. Una serie di test della rivista Quartz condotti sulle elezioni indiane 2014 tra Modi e Gandhi provano come alla massa di citazioni segua, con indicatore rozzo ma efficace, un umore prevalente dell’opinione pubblica e il voto locale italiano 2016, a Torino con la sindaco Appendino e Roma con la sindaco Raggi (dati Catchy-La Stampa), come pure la risicata vittoria di Trump sulla Clinton negli Usa, non si discostano dalla tendenza. Come se amasse un vecchio proverbio popolare il web parla molto dei candidati che poi prendono più voti, citazioni a grappoli, voti a grappoli. Non importa che Renzi, Berlusconi, Grillo, Trump incassino insulti oltre che ad elogi nella gran massa dei casi, la corrente favorisce chi domina i trend, in positivo o negativo. 

Se dunque il trend della narrativa dati web si riproducesse anche oggi in Italia cosa dedurne? La scommessa di Renzi, nel personalizzare il dibattito, puntava sì a una vittoria indipendente, rafforzare il governo con un plebiscito, ma anche, più sottilmente e in modo che sembra sfuggire a molti rivali e columnist ma non alla rete, nel perdere con una buona percentuale di consensi per il Si. Potendo quindi affermare lunedì: “Con la percentuale “Y” il No ha vinto, ma “Y” va diviso tra Grillo, Berlusconi, Salvini, Bersani… mentre l’”X” del Si, per minoranza che sia, fa carico tutto a me”. E da questa mossa ripartire con l’acrobatica versatilità politica alla Houdini che appassiona i fan e fa inorridire gli oppositori. 

Il grafico che vedete conferma in modo schiacciante la tendenza, Si o No a Renzi e notate come la rete non si schieri in dettaglio, argomentando, non solo sulla riforma costituzionale, ma neppure sul premier. Non se ne discutono, pro o contro, scelte, caratteristiche, politiche, perfino i suoi ministri Boschi (1.261 citazioni), Madia (1.393), Alfano (857) e i padri nobili del Si, l’ex presidente Giorgio Napolitano (1.491) e l’ex premier Romano Prodi (869) non fanno parte del vivo del dibattito. Non si ragiona di come Renzi governi o guidi il paese in Europa, né si espungono meriti e demeriti di Matteo Renzi è online al centro di questo auto da fe: vedremo, aperte le urne, se e come riuscirà a ritessere una personale narrativa dalla vittoria o dalla sconfitta. Gli italiani sono andati al voto su di lui, senza dubbio alcuno, e da questo dato ciascuno deve oggi ripartire, in un paese lacerato e diviso come sempre. 

 

Narrativa Catchy a cura di Gianni Riotta in collaborazione con Alice Andreuzzi e Andrea Montaldo