È probabile che il cittadino medio che si imbatte per la prima volta negli hashtag #rottamalatutela e #chititutela avverta un sensazione di straniamento nello scoprire che si tratta di una campagna Twitter in difesa dei notai.

Casta del privilegio ereditario, retaggio inspiegabile di un’aristocrazia genealogica, operatore di irritanti ostacoli burocratici: essere notaio non è comunemente un fattore di buona reputazione.

In realtà la funzione svolta dai notai è di estrema importanza perché deve garantire contro truffe e frodi di vario tipo. Qui sta la tutela del cittadino. Basti pensare a un caso di pignoramento della casa, trasferimenti di proprietà immobiliari o a controversie sui testamenti.

Ora i notai ci tengono a renderlo noto e a contrastare un clichè particolarmente ingiusto dal loro punto di vista. All’origine di questa campagna c’è il bisogno di rispondere al ddl concorrenza, che fa molto arrabbiare il notariato italiano. Il provvedimento in questione aumenta la concorrenza estendendo il territorio di competenza dalla corte di appello di appartenenza del notaio alla regione. Sin qui nessuno scompenso da parte del Consiglio Nazionale dell’ordine.

A motivare la protesta è piuttosto la soppressione dell’obbligo di fare ricorso ad un atto notarile nei casi di compravendita di capannoni industriali, box e terreni con un valore a catasto inferiore a 100mila euro. Si potrebbe infatti rivolgersi ad avvocati dotati di copertura assicurativa apposita. I notai non sarebbero inoltre più indispensabili quando si voglia costituire una srl semplificata o una società semplice.

Date le premesse culturali l’argomento divide molto, ma costringe a ricondurre ad argomentazione un dibattito certamente viziato dai luoghi comuni.

Tanto per cominciare l’hashtag #rottamalatutela è uno dei più fortunati e longevi degli ultimi tempi. Tanto che pur non avendo guadagnato molte pagine di giornale, la campagna sta costantemente muovendo opinione su Twitter da febbraio. Chi crede di trovarsi quindi di fronte a una vecchia lobby fuori dal tempo, destinata ad essere automaticamente spazzata via deve, volente o nolente, ricredersi di fronte alla combattività sui social.

A sostenere il ritmo del dibattito negli ultimi giorni anche un articolo dell’economist intitolato“I principi delle scartoffie”, che conclude prendendo posizione a favore della riduzione dei costi delle transazioni immobiliari, citando uno studio Ocse del 2011 secondo il quale ciò favorirebbe di molto il mercato delle abitazioni

Come detto, il ddl si concentra invece solo sugli immobili non abitativi di valore contenuto, ma ciò non frena le polemiche su twitter. C’è chi sostiene che “si potrebbe svolgere la stessa funzione ma senza successioni dinastiche e con minori costi”. I difensori ricordano invece che “la dinastia è una falsità” perché l’accesso è regolato da un pubblico e rigoroso concorso, e che le tariffe sono già state abolite.

I notai, figli di notai sono poi circa il 18%, un quinto. Tanti o pochi? Sicuramente meno che in tutte le altre professioni, sostengono i fautori dell’operazione verità sul punto.

Grazie ai notai poi il “contenzioso immobiliare è praticamente inesistente grazie al controllo notarile”.

È quanto ha sottolineato con forza anche il Consiglio Nazionale del notariato secondo la quale il ddl porterà “a una inevitabile rarefazione delle verifiche in materia di antiriciclaggio” considerato che “oggi il 91% delle segnalazioni delle professioni provengono da notai”.

Dal momento poi che le disposizioni andrebbero a vantaggio di avvocati e assicurazioni, lo scenario evocato è quello degli Usa, dove la mancanza di controllo di legalità preventivo dei notai ha portato a “frodi identitarie e ipotecarie emerse con la crisi dei mutui subprime”.

Andando oltre i toni anche aspri del diverbio in corso la questione del vantaggio del cittadino rischia di rimanere irrisolta. La domande è se sia giustificato il mantenimento di un monopolio di una funzione e ripropone un tema analogo a quello osservato con la vicenda Uber. Stavolta la tecnologia c’entra meno, ma è logico pensare che se effettivamente i notai sono in grado di offrire migliori garanzie, i cittadini li sceglieranno comunque. D’altra parte non lo farebbe però chi vuole fare il furbo, con il rischio di un gioco al ribasso. La questione è insomma quella di evitare che l’obiettivo di una diminuzione delle tariffe, esposte oggi solo alla concorrenza interna tra i notai, finisca per ritorcersi contro la sicurezza degli atti. Una ricerca di equilibrio che deve continuamente guardare non tanto a #chititutela, ma a come tutela.