Fare i conti con l’ignoto , saggio sul futuro dell’incertezza di Maurizio Barbeschi e Paolo Mastrolilli, è due libri insieme. Biografia di Barbeschi, scienziato italiano all’Organizzazione mondiale della Sanità, esperto di grandi rischi, dal terrorismo alle epidemie, e riflessione filosofica sul rapporto degli esseri umani con l’imprevedibilità. Si parla spesso di giornalismo multimediale, e Mastrolilli, firma di questo giornale da New York, ex inviato di Radio Vaticana, capo degli Esteri al Tg 1 e pioniere del sito Vatican Insider, ha un curriculum rarissimo nell’intrecciare ogni mezzo. L’esperienza gli serve a narrare la corsa di Barbeschi, dalla ricerca delle armi di sterminio di massa, vere e presunte, del dittatore iracheno Saddam Hussein, all’epidemia Ebola, ai gas asfissianti del regime siriano contro i civili.  

 

Barbeschi sfugge a pallottole ed esplosivi, deve vivere in zone infette o inquinate, per servire civili, poveri, affamati, indigenti, perseguitati, infelici. Il racconto del papà siriano con la bambina già morta in braccio, stroncata dai gas chimici a Moadamiyah, che si ostina a mostrare la piccola ai tecnici internazionali sbarrati nella loro auto, mentre la folla inferocita lo scaccia, vi seguirà con il suo dolore per molti giorni. Il secondo libro contenuto in Fare i conti con l’ignoto è meditazione esistenziale sull’ignoto, come condotta da tecnici, scienziati, teologi, medici, politici, economisti. Gli antichi studiavano il volo degli uccelli o le viscere degli animali per dedurne i mutevoli giri della Fortuna, Barbeschi e Mastrolilli citano gli algoritmi della polizia di Chicago per anticipare i crimini «prima» che avvengano, i Big Data con cui Obama 2012 prevedeva le elezioni, le ricerche di Sohail Inayatullah per capire la transizione dallo status quo alla rottura di un sistema. Chi scommetteva sulla vittoria dell’Islanda sulla Gran Bretagna agli Europei, la Brexit, o più indietro, la sconfitta Usa in Vietnam e il crollo dell’Urss?  

 

Barbeschi&Mastrolilli citano Hamel e Prahalad che, in un saggio del 1989, spiegavano come analizzare il futuro determini già il presente, le aziende Usa partono dalle proprie forze attuali, le giapponesi invece dalla crescita che auspicano: dal nostro passato scaturiscono paradigmi precisi per il futuro. Lo studioso Nassim Taleb ha coniato la fortunata metafora del «Cigno nero», catastrofe imprevista che altera con il suo caos il sistema, ma da Fare i conti con l‘ignoto imparate invece quanta «organizzazione» ci sia nel caos, quanto l’emergenza che ci lascia stupiti e senza fiato si costruisca in decenni, tra segnali clamorosi che non cogliamo. 

 

E’ stato il ministro della difesa americana Rumsfeld a parlare di «Unknown knows», «incertezze conosciute» (titolo di uno straordinario documentario del regista Morris), per illustrare la fatica di decidere, citando il lavoro della geniale stratega Roberta Wohlstetter per capire come mai, pur con tutti i dati a disposizione, l’America cadde nell’ignoto dell’attacco a Pearl Harbor. Il polemista-filosofo Zizek – citato nel saggio - sbaglia purtroppo bersaglio, Rumsfeld, con tutti i suoi fatali errori, sa che conoscere non è capire, avere i dati non è saperli interpretare. Barbeschi ricorda il diplomatico Onu Sergio Vieira de Mello, ucciso nella strage del 2003 a Baghdad dagli islamisti di al-Zarqawi. Come tanti allora, in perfetta buona fede, de Mello sperava che i terroristi avrebbero distinto tra invasori di Bush e pacifisti dell’Onu, il cui quartiere generale non fu dunque blindato agli attacchi: pagò con la vita il generoso errore di aver sottovalutato la soggettiva ferocia bellica dei fondamentalisti, le cui bandiere sono nere, come il cigno del caos. Un libro assai bello e utile nell’estate sanguinosa del 2016.

 

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