Iwao Sekiguchi aveva vent’anni quando cadde, con le altre 84 vittime del terrorismo neonazista, alla Stazione di Bologna. Viaggiava con una borsa di studio per amore del nostro paese, i cui mostri lo divorarono, 40 anni or sono. Studiava alla prestigiosa Università di Waseda e ci ha lasciato l’ultima nota del suo diario, elegante come un haiku: «2 agosto: sono alla stazione di Bologna. Telefono a Teresa ma non c’è. Decido quindi di andare a Venezia. Prendo il treno che parte alle...continua la lettura su La Stampa!