Dopo il Brexit, la sconfitta di Matteo Renzi al referendum costituzionale potrebbe condannare l'Italia a divenire la prossima vittima dell'Europa. The Guardian raccoglie le riflessioni di Gianni Riotta e Vincenzo Scarpetta

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Matteo Renzi non si è mai considerato un Primo Ministro a breve termine. Mesi dopo aver ottenuto, con un colpo di stato interno al suo partito tanto audace da rendere fiero Machiavelli, il potere nel 2014, dovette affrontare il fatto d’essere il quarto primo ministro italiano in tre anni.

Al tempo disse all’Observer, sorridendo: “Non so se sia una cosa buona o cattiva, tuttavia credo che non ne vedrete altri per alcuni anni.” Il leader del centro sinistra vide se stesso, e fu ampiamente considerato, come una forza dinamica capace di riformare l’Italia dopo due decadi di politiche sclerotiche. Quando il suo Partito Democratico distrusse l’opposizione alle elezioni europee di quell’anno, sembrò che, come fece il precedente primo ministro conservatore Silvio Berlusconi, Renzi sarebbe rimasto in giro a lungo.  

Oggi il futuro sembra decisamente meno radioso, e meno sicuro, per l’ex sindaco di Firenze. Tra pochi mesi, probabilmente a novembre, gli Italiani andranno alle urne per votare un referendum su una riforma costituzionale che Renzi dice renderà più semplice legiferare, riducendo sensibilmente i poteri del Senato, sorgente primaria di ingorghi politici.

Ma anche se qualche mese fa una vittoria di Renzi sembrava assolutamente probabile, le cose sono improvvisamente diventate molto più complesse. E ora il primo ministro italiano contempla una fine simile a quella di David Cameron, consegnato alla storia politica dopo l’esito del suo sfortunato referendum, e per questo deve sentirsi nettamente nauseato.

Come la Brexit nel Regno Unito, il referendum è sempre più visto dagli Italiani come un modo per esternare il proprio malcontento nei confronti dell’establishment, in grande parte perché Renzi ha promesso di lasciare la politica in caso di sconfitta. Se dovesse perdere la sua scommessa, il risultato del referendum potrebbe avere grandi conseguenze per l’Italia e per l’Europa intera. Una sconfitta potrebbe portare a nuove elezioni nazionali che potrebbero vedere l’euroscettico e populista Movimento Cinque Stelle spingere fuori dal potere il Partito Democratico.

Vincenzo Scarpetta, analista politico di Open Europe, ha detto: “Penso che, come accade per ogni referendum, quello italiano sulla Costituzione non verrà combattuto solo per motivi legislativi, ma entreranno in gioco anche molte altre quesitoni, tra le quali la crisi delle banche.”

L’Italia è stata alle prese con le sue problematiche banche, i problemi delle quali hanno dominato le notizie tutta l’estate e hanno creato preoccupazioni riguardo un grande collasso bancario. Non ha ancora guadagnato la piena fiducia degli investitori un piano utile a salvare il terzo più grande presta-soldi della nazione, il Monte dei Paschi di Siena, che recentemente è stato giudicato come il peggior presta-soldi in uno stress test sulle grandi banche europee. Per evitare un salvataggio governativo, che avrebbe conseguenze tremende per Renzi e potrebbe potenzialmente spazzare via i risparmi di migliaia di risparmiatori Italiani, la banca ha trovato una “soluzione di mercato”, che richiede di raccogliere almeno cinque miliardi di euro di capitali privati. Ma non è certo che questo sarà abbastanza per convincere gli investitori a sborsare il capitale.

La grande questione ora è se le preoccupazioni riguardo il settore bancario, la rabbia per la lenta crescita dell’economia e l’inquietudine sulla crisi dei migranti in corso, costituiranno un ulteriore rischio per le chances di Renzi di vincere il referendum in autunno. Un possibile lato positivo, secondo Scarpetta di Open Europe, è che la deadline che MPS ha per raccogliere i fondi ricadrà probabilmente dopo il referendum, permettendo a Renzi di guadagnare tempo per l’ultima volta.

Gli analisti sostengono che una cosa è certa: il solitamente fiducioso Renzi ha commesso un grave errore quando ha deciso di scommettere la sua carriera politica sul voto. Con suo grande disappunto, questo voto inizia a somigliare ad una elezione nazionale, qualcosa che, grazie alle manovre che l’hanno messo al potere, non ha mai vinto. Nel 2014, Renzi spinse il primo ministro Enrico Letta in una lotta per il potere all’interno del suo stesso Partito Democratico.  

Scarpetta ha affermato: “Da quando si è insediato nel febbraio del 2014, il suo peccato originale è sempre stato quello di non aver mai vinto una elezione generale, ora stiamo assistendo ad un cambio chiaro nell’approccio e nella retorica, con lui che dice ‘Questo non è un referendum su Renzi, è semplicemente un referendum’. Ma potrebbe essere troppo poco e troppo tardi.”

Se dovesse vincere, Renzi verrebbe rimproverato ma sarebbe finalmente vendicato dal voto. Ma se dovesse perdere, la realtà della politica italiana è che nessuno sa bene cosa accadrà. Da un lato, un primo ministro temporaneo potrebbe rimanere in carica fino alle prossime elezioni generali. Da un altro, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, potrebbe convocare nuove elezioni, aprendo la strada ad una possibile vittoria del Movimento Cinque Stelle, che in passato auspicò un referendum sull’uso dell’euro e che è generalmente euroscettico. Anche se il partito non è considerato come un fervido oppositore dell’immigrazione, il fondatore del partito, il comico Beppe Grillo, espresse ammirazione per l’ex leader dell’Ukip Nigel Farage per la sua linea contro Bruxelles.

Recentemente Renzi ha riconosciuto i rischi che l’Italia sta correndo, dicendo alla CNBC che: “Siamo in una situazione dove forse al Movimento Cinque Stelle verrà concesso di governare questo paese. La gente deve capire cosa significa votare “no”: l’abbiamo imparato con il Regno Unito.”

Secondo Scarpetta, il grande errore di valutazione del primo ministro fu quello di credere che una riforma della costituzione fosse di primaria importanza per i cittadini italiani desiderosi di cambiamenti. “Prima di tutto, per gli italiani la priorità è far ripartire la crescita economica. In più personalizzando il referendum ha riunito l’opposizione contro di esso.”

Gianni Riotta, ex direttore del Sole 24 Ore, uno dei più importanti giornali d’affari, ha affermato che Renzi ha ancora la possibilità di vincere. “Si, prevedo che vincerà, anche in questo caos.” “Ho fiducia nel buonsenso italiano. Prima di vincere, deve volare un poco più basso, ammettere il proprio piccolo errore, provare a ricucire i rapporti con i suoi precedenti avversari, e capire che non può fare tutto da solo.”

(Traduzione a cura della redazione di riotta.it. Leggi l'articolo originale su theguardian.com)