Trent’anni fa la Cina di Deng Xiaoping represse nel sangue il movimento degli studenti, mobilitato a piazza Tiananmen, «non perché ce ne fosse davvero bisogno, ma per dare l’esempio» e scoraggiare i dissidenti per la democrazia, secondo il giudizio dell’allora ambasciatore Usa Winston Lord. Ora la Cina del presidente Xi Jinping, assurta a superpotenza economica e presto geopolitica, affronta un analogo dilemma con il movimento di piazza di Hong Kong contro la legge sull’estradizione e sembra ... continua la lettura su La Stampa!