La reazione europea a ‪#‎Brexit‬ è più che altro dividersi le spoglie del mercato di Londra con Hollande a fare la voce grossa, sperando di portare parte della Borsa e della City a Parigi. Una pia illusione burocratica, il mercato non è una burocrazia che sposti con un decreto, il mercato è idee, persone, energie. L'Italia farebbe bene a imporre Milano come piazza alternativa, almeno per far sì che i francesi non ci freghino pure le briciole. Mi scuso per il tone dimesso, ma questo è il livello del dibattito. (Bene ha fatto il ministro Gentiloni a dividere seggio Consiglio Sicurezza Onu con Olanda, un po' per uno, ma vedere due paesi UE battersi voto dopo voto vi dice come stiamo messi.
Per il resto Draghi si preoccupa dell'euro, che resta una valuta senza un progetto politico dietro, come 16 anni fa ammonì, inascoltato, Josckha Fischer, ministro degli esteri tedesco e uno dei pochi visionari che l'Europa recente abbia avuto.
Questo progetto andrebbe redatto, e in fretta, ma chi lo stende? Merkel ha difeso la Germania dall'ondata populista e questo -ragazzi- non è poco, se e quando l'animus di Farage, Le Pen e di tanti nostri elettori (5 Stelle, compresa la figlia di Spinelli, Barbara, han votato con Farage povero padre europeista...) arrivasse a Berlino sarebbero dolori, ma tocca ora capire che l'austerity non funziona più e senza crescita il risentimento si diffonde a palla.
Vi pare che l'Europa sia in grado di arrivarci? A me, per ora, no e spero di sbagliarmi. Mi pare un circolo mediocre di leader interessati a casa propria e ignari della domanda storica che li attende.
Nel frattempo Istanbul brucia per la guerra globale del fondamentalismo islamista, Putin corteggia la Cina per un'alleanza anti occidentale, le navi di Pechino vogliono controllare i traffici sul Mar Cinese Meridionale, Trump prova ad esportare la ricetta populista a Washington. Un'estate infelice, per ora, quella 2016. Calcio a parte, e incrociamo le dita.