La nostalgia è merce di scarso valore sul mercato del petrolio, uso ad altri sentimenti: eppure i finanzieri veterani rimpiangono la Belle Époque di fine secolo, quando i confini erano nitidi, Iran e Russia amiconi, i paesi del Golfo diffidenti da Teheran e ben decisi a tenere Mosca ai margini delle intese Opec. Altri tempi. Ora, annota Amy Jaffe del Council on Foreign Relations, i sauditi vanno sottobraccio a Putin, sussurrandogli di esser loro, non gli ayatollah, i veri partner del Cremlino, mentre l’Iran, con un’industria petrolifera obsoleta e pozzi in via di esaurimento (vedi il rapporto di Sara Vakhshouri per Atlantic Council), è interlocutore meno prezioso. Il regime sciita può però dar molte noie ai russi in Medio Oriente, leggi Siria, e la formidabile astuzia di Zar Putin è, per una volta, sospesa. Continua la lettura su La Stampa