L'ultima stagione, deprimente, del giornalismo italiano ha visto crescere una palude di calunnie, insulti, attacchi personali, bugie, diffamazioni, che ha pian piano ingoiato ogni senso di equilibrio, distacco, equanimità. Al di là delle posizioni opposte ha prevalso, va detto a destra come a sinistra, una bile livida che non ha contrastato, come necessario in democrazia, le posizioni altrui, ma ha investito la persona di chi obietta. Ripeto, a destra come a sinistra, si sono imposti modi di polemica che non hanno come obiettivo la ricerca della verità, ma solo il degradare chiunque abbia la ventura di pensarla in modo diverso. È stato il caso, questa volta, de Il Fatto Quotidiano, testata diretta da Antonio Padellaro che ha pubblicato un editoriale del giornalista Luca Telese, ove mi si imputava un comportamento censorio da me mai assunto. Ho citato in giudizio Il Fatto, Telese e il direttore Padellaro e, benché io come giornalista abbia subito molti processi, si è trattato della mia prima (e spero unica) querela in oltre 40 anni di lavoro. Dovevo difendere la mia onorabilità e professionalità. Pur non amando il giornalismo populista ritengo che esso sia protetto dalla Costituzione e dunque debba restare libero. Altra cosa è accusare di un comportamento sleale e odioso, e sono lieto che il Tribunale di Roma abbia accertato, ascoltati i testi, la verità. Do atto al giornalista Telese di avere con serietà, ammesso l'errore, scusandosi in una lunga lettera. Per me il caso è dunque chiuso e le scuse accettate. Il Fatto s'è assunto il pagamento delle spese processuali e ha accettato di pubblicare la lettera di scuse con ampio risalto. Il vero risarcimento però sarebbe rivedere farsi largo un giornalismo di dialogo, intelligente critica, apertura mentale, dubbio, nel quale anche alle tesi degli avversari fosse dato spazio e rispetto. Credo che la stagione peggiore sia alle spalle e una migliore possa aprirsi. L'esito dell'unica querela da me mai sporta me ne dà speranza.

Gianni Riotta

Riotta.it riporta di seguito la lettera di scuse di Luca Telese a Gianni Riotta,  indirizzata al Direttore del Fatto e pubblicata nell'edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano del 22 novembre 2014

Caro Direttore, il 24 ottobre 2010, dopo essere stato traumaticamente allontanato da Radio24, ho pubblicato su Il Fatto un articolo su Gianni Riotta. Era un pezzo molto polemico e aggressivo, intitolato "Riotta chiama, La Zanzara mi censura". All'epoca Riotta era direttore del Sole 24 Ore, io lavoravo ancora in questo giornale, e collaboravo da quasi due anni, (senza ricevere alcun compenso, per pura passione), con la Zanzara, il noto programma in onda su Radio 24, una emittente che -  come è noto -  fa parte del Gruppo 24 Ore. I quei giorni ero stato allontanto dalla trasmissione (e ovviamente anche da Radio24) per una battuta (nelle mie intenzioni più sarcastica che dileggiativa), sull'allora Presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia (ovvero sull'editore che controlla il gruppo de Il Sole). 

Il Fatto QuotidianoAll'epoca ben due persone che ritenevo degne di fede (e che avevano incarichi di responsabilità nella radio) mi avevano indicato proprio il Direttore del gruppo, Riotta, come il responsabile del mio allontanamento dal programma. Subito dopo quell'allontanamento ero stato sottoposto a un trattamento incredibile: ogni giorno -  per settimane - venivano mandati spezzoni decontenstualizzati e paradossali delle mie vecchie partecipazioni: mentre gridavo, mentre ridevo. Si diceva solo che ero "in purgatorio", ma  non si spiegava perché: in poche parole sembravo un matto. Tutti ovviamente mi chiedevano cosa fosse successo, e se ci fosse un collegamento con la mia battuta sulla Marcegaglia. Per questo motivo, amareggiato e dispiaciuto, avevo scritto su questo giornale quell'articolo, prestando fede a quanto mi era stato detto: e cioè che era stato Riotta a chiamare l'allora Direttore di Radio24 pre chiedergli di sospendere la mia partecipazione dal programma radiofonico. Per queste affermazioni, ritenendosi ingiustamente accusato, a tutela del suo onore e della sua reputazione, Riotta presentò una querela che ha originato l'apertura di un procedimento penale presso il Tribunale di Roma.

Per via del processo ho avuto modo di leggere la deposizione di Riotta e quella degli altri protagonisti della vicenda. L'insieme di queste testimonianze e degli elementi emersi nel dibattimento mi ha convito della sincerità dell'ex-direttore del Sole, del fatto che lui non abbia fatto alcune pressione per ottenere il mio allontanamento. Evidentemente altri hanno preso questa decisione, senza che lui ne fosse informato, nascondendo la propria responsabilità dietro il suo nome. Per questo, come fanno le persone oneste, voglio chiedere pubblicamente scusa a Riotta per averlo indicato come responsabile, mettendone in dubbio la professionalità e l'onorabilità: lo faccio qui, oggi, non solo per chiudere una causa, ma perché oggi ne sono davvero convinto. (Leggi la lettera sul blog di Luca Telese sul sito del Fatto Quotidiano).