Neymar da Silva Santos Júnio, 22 anni, attaccante simbolo della nazionale brasialiana al Mondiale 2014, ha subito la rottura della terza vertebra lombare, nei momenti conclusivi del quarto di finale contro la Colombia, che la sua squadra ha vinto per due reti a una e non giocherà almeno fino all’autunno. Mentre i tifosi lasciavano lo stadio Arena Castelão per riversarsi sulla spiaggia di Iracema e festeggiare la semifinale raggiunta dalla squadra di Scolari contro la Germania, le radio delle automobili e i telefonini via twitter diffondevano le parole del medico della nazionale Rodrigo Lasmar sull’incidente dell’asso del Barcellona: «Neymar salterà la prossima semifinale».  

 

Scolari, in conferenza stampa a caldo nel dopopartita, conferma che lo scontro con il colombiano Zuniga, che gioca in Serie A nel Napoli, stoppa Neymar di certo, ma si parla forse di una costola incrinata, al massimo fratturata. Mentre i suoi compagni di squadra salgono in pullman e vanno verso il loro hotel, assediato dalle ragazzini in cerca di autografi di Neymar con tanta assiduità che gli altri ospiti non escono e non entrano se non hanno al polso un braccialetto grigio di plastica di riconoscimento, Neymar, zazzera bionda su una barella, viene caricato su un’ambulanza che, con la scorta della polizia, corre all’ospedale. I primi controlli confutano la diagnosi banale, il ginocchio di Zuniga ha colpito –cercando una palla alta- Neymar nella regione lombare procurandogli un trauma fortissimo. Ingessato –anche se c’è discussione sul giusto corsetto da approntare- Neymar sarà bloccato per almeno 40 giorni. Zuniga appare confuso, con un cappelluccio alla rap con le lettere Jcz, e si scusa «Non intendevo certo fargli male», il web in Brasile infuria «A Suarez una squalifica per un morso da nulla a Zuniga nulla per una schiena spezzata».  

 

I tifosi lasciano il lungomare di Iracema, con la sabbia e i cavalloni, e si spostano all’ospedale, in silenzio aspettando notizie dagli infermieri, dai portantini. C’è chi prega, c’è chi piange. La partita è stata intensa e muscolare, il coach Scolari ha compreso che solo prendendo a spinte i colombiani poteva frenare l’estro di Cuadrado, la tecnica di Yepes e la foga di Guarin. Dopo il gol al 7’ di Thiago Silva, su corner di Neymar, grazie anche alla potenza e all’esperienza dell’ex interista Maicon, alla lucidità di David Luiz, che la Fifa considera il miglior giocatore al mondo in questo momento davanti al colombiano Rodriguez 6 gol in Brasile, la Selecao ha fatto molti falli, per spezzare la corsa dei cafeteros. Fino al fallo da rigore –e forse da espulsione- di Julio Cesar, che porta al 2 a 1 –il Brasile aveva raddoppiato la rete di Thiago Silva con un bolide su punizione di David Luiz- partita dura ma non cattiva e –visto e rivisto in moviola- neanche il fallo di Zuniga appare intenzionale. È certo troppo duro e da sanzionare, ma il trauma drammatico non è imputabile al giocatore del Napoli. Neymar cade subito urlando di dolore, mancano poche manciate di secondi alla fine ma chi ha modo di vedere il volto del campione, sdraiato nelle barelle di plastica arancione, non intuisce la serietà dell’infortunio. 

 

Neymar perde tempo, s’è fatto male davvero. E quando il portiere colombiano Ospina va a provare il colpo di testa sull’ultimo corner infruttuoso, lo staff sanitario brasiliano non guarda neppure più la partita. Conta solo Neymar che, piangendo e con una smorfia sul volto, si tormenta la schiena con una mano. Neanche i più pessimisti presumono la frattura della vertebra, che i test in ospedale confermano. 

 

Neymar è il cocco del Brasile in questo Mondiale, il suo volto decora vetrine delle banche e spot contro il razzismo, supermercati e scuole, prime pagine di giornali e siti web. La sua fidanzata Bruna Marquezine, bellissima e popolare star delle telenovelas, una in onda proprio dopo la partita mentre Neymar gridava di dolore in ambulanza, lancia un sexy video con una danza –non esattamente in stile Bolshoi- promettendo “ad ogni gol farò a casa questo balletto erotico per Neymar”. Italiana, con il nome storpiato all’anagrafe, Bruna completa l’immagine da “novio” carino, “enamorado”, di Neymar, la ragazza che tutti sognano, innamorata del ragazzo che tutte bramano. I ragazzi e le ragazze vanno dunque in silenzio all’ospedale, non più cercando una firma come in hotel, o almeno un’occhiata a “NE-Y-MAR” mentre sale sorridendo sul bus, ma un comunicato medico preciso. Ogni notizia che arriva sarà peggiore della precedente: Neymar ha chiuso il suo Mondiale.  

Sulle spiagge di Fortaleza la festa si spegne. Le ragazze passeggiano sulla sabbia, le giovani prostitute povere cercano clienti tra i tifosi attempati, i ristoranti offrono bistecche e birra gelate, tre passanti in maglia della Germania vengono accolti al grido di “Adesso tocca a voi, adesso tocca a voi”. Ma, nonostante i banchetti vendano Capirinhie fino all’alba, malgrado sotto gli ombrelloni si beva la fresca acqua di cocco nelle grandi noci verdi, nessuna ha voglia di fare festa. 

 

Scolari non ha Thiago Silva, squalificato contro la Germania, e non avrà piú Neymar, l’unico giocatore ad avere incantato con David Luiz, autore del capolavoro balistico del 2 a 0 su punizione da 30 metri che sigilla il match. Se l’arbitro avesse fischiato il rigore a Julio Cesar con un rosso, anziché solo con il giallo dell’ammonizione, contro la Germania Scolari dovrebbe svuotare la panchina. La partita era stata dura ma non violenta, con la Selecao che tarpava le ali a Cuadrado, Yepes e Rodriguez grazie alle folate e alla potenza di Maicon, la coppia filtrante Fernandinho-Paulinho, il lavoro, se non il talento, di Fred, Oscar e Hulk, la lucidità di David Luiz, gli sprazzi di Neymar, rallentato dai postumi della tendinite. Ora si dirà che forse Scolari poteva sostituire prima il suo asso, stremato, forse nel salto testa a testa con Zuniga manca di forza e spinta e per questo subisce passivo, con violenza, il colpo dell’avversario. Ma non dimentichiamo che si stava sul 2 a 1 e il pareggio, che la Colombia sfiora a più riprese, avrebbe portato ai tempi supplementari in cui Neymar sarebbe stato importante. 

La Colombia è uscita ridimensionata dal match col Brasile, dopo troppi elogi seguiti a quattro vittorie contro quattro team mediocri, Giappone, Costa d’Avorio, Grecia e Uruguay, ma la partita era finita con immagini bellissime. David Luiz consolava James Rodriguez, cui sei gol non son bastati per raggiungere la semifinale: i due si sono scambiati la maglia e il brasiliano, a torso nudo, ha incoraggiato il giovane avversario -23 anni da compiere alla vigilia della finale del Maracanà, la prossima settimana- ai prossimi impegni sportivi. Nessuno, se non il medico del Brasile, immaginava il dramma di Neymar. 

 

Con parole forse troppo precipitose il capitano della nazionale brasiliana campione del mondo 1970, Carlos Alberto, aveva irriso i suoi, “Una squadra di piagnucoloni, piangono agli inni, piangono ai tackle, piangono ai rigori: basta piangere!” e Scolari se ne era dispiaciuto. Ora se ne dispiacerà anche Carlos Alberto perché se le lacrime di Thiago Silva e Julio Cesar fan parte dello sport, battersi con forza e perdere o vincere, le lacrime di Neymar nessuno può considerarle superficiali. Sono le lacrime di un ragazzo che ha preso per mano la squadra quando era grippata, con la Croazia, il Messico e il Cile, ha corso malgrado il dolore con la Colombia ed ora esce con un infortunio gravissimo, incassato mentre a pochi secondi dalla fine contendeva a Zuniga una palla non cruciale. Spesso i calciatori vengono liquidati come mercenari di sponsor e multinazionali, e le loro lacrime disprezzate come scena. Le cinque partite che Neymar ha giocato con questo spirito in Brasile, la foga nel battersi fino al 90’ senza tirarsi indietro sono prova di come lo sport non sia perduto nella kermesse Fifa. Per questo nella notte fonda di Fortaleza, con motociclette, automobili, cartelli, tenendosi per mano, in silenzio per non disturbare il paziente assopito, i tifosi hanno tenuto compagnia al loro asso, fuori dall’ospedale. A Belo Horizonte, nella penultima partita che li divide dal titolo, invocheranno tutti NEY MAR NEY MAR e le lacrime, malgrado la severità di Carlos Alberto, saranno per lui, Neymar da Silva Santos Júnio, cocco di 200 milioni di brasiliani, che onora adesso non solo con la sua classe, ma con il suo sacrificio.