Nei saldi del gennaio 2020, dopo il Natale 2019 di cui a lungo ci ricorderemo con nostalgia struggente, attratto da uno sconto del 70%, cui si aggiungeva il 10% per il mese del mio compleanno, dettagli razionali da Capricorno, ho comprato un abito Brooks Brothers a New York. La ditta fu fondata nel 1818 e da allora veste la classe dirigente americana: gli Usa erano in guerra con i coraggiosi Seminole, l’Illinois fu il ventunesimo stato ad unirsi al paese e, a Natale, per la prima volta, l’organista Franz Xaver Gruber eseguì “Stille Nacht” nella chiesa di St. Nikolaus in Austria. Il futuro presidente Theodore Roosevelt guidò la carica dei cavalleggeri del First Volunteer Cavalry a Cuba, alla battaglia sui colli di San Juan, il primo luglio 1898, tutto il reggimento in divisa Brooks Brothers.

Da Washington a Trump, solo quattro presidenti hanno rifiutato di indossare i marchi con il logo del Vello d’Oro degli Argonauti e Lincoln, Obama e Trump hanno scelto un cappotto Brooks Brothers, giurando sulla Bibbia fedeltà alla Costituzione nel primo giorno di presidenza, solo John Kennedy sfidò in giacca il gelo di gennaio, segno di giovinezza. Il giorno in cui venne ucciso, Lincoln aveva addosso una redingote, su misura per la sua altezza, di Brooks Brothers. Tra le donne la First Lady Melania Trump e la figlia del presidente, Ivanka, sono note per gli abiti BB.

Nel mio piccolo, ho adottato anch’io le camicie button down del marchio perché, nella versione cotone pinpoint, sono indistruttibili e, strapazzate per un’intera giornata, non fanno una piega, mai. Quando lavoravo al Tg1 un critico dal nome curioso favoleggiò di una stiratrice in studio che, durante gli spot, al volo rimetteva a posto la camicia, andavo in onda senza giacca sdegnando i benpensanti. Ne ridevo con il mio amico David Sassoli, - una stiratrice nel minuscolo studio disegnato dal grande Massimo De Strobel?, e quali spot se si andava in diretta senza interruzioni? - e oggi David porta le stesse camicie guidando il Parlamento Europeo.

L’avvocato Gianni Agnelli non chiudeva i bottoncini del colletto e quella moda fu a lungo seguita: il button down fu introdotto nel 1986, un nipote del fondatore vide durante una gara di polo, in Inghilterra, che anziché svolazzare maldestre durante le galoppate, le camicie dei cavalieri erano perfette e ne riprodusse il modello in America, simbolo di controllo sotto stress.

Cravatte regimental e camicie button down sono da allora segno di stile Usa, anche se da vent’anni la proprietà è italiana, dei Del Vecchio di Luxottica. Altro discorso per noi erano i vestiti, per secoli tagliati a sacco, stile penitenziale yankee, e quindi snobbati dagli italiani, cui piace un look più sciancrato. L’arrivo di Claudio Del Vecchio mutò l’aria e negli austeri negozi in mogano, alle pareti i baffuti ritratti dei fratelli Brooks, il look divenne più contemporaneo.

Dietro le vetrine del Brooks Brothers di Broadway, al Lincoln Center, dopo le riparazioni d’uopo - i sarti erano di tradizione italiani, spesso siciliani, e le conversazioni con loro, accorciando un pantalone o stringendo una manica, erano per me viaggi in memorie fantastiche - pende da gennaio, malinconico, il mio vestito, naturalmente blu Navy. Non lo ritirai in febbraio, lavoravo a Roma, arrivò prima la pandemia e ora il Chapter 11, la bancarotta americana. Guerre mondiali, terrorismo, crisi economiche non hanno abbattuto il Vello d’Oro ,il Covid-19 c’è riuscito e come altri brand celebri, Nieman Marcus, J Crew, J.C. Penney, Brooks Brothers finisce in Chapter 11. Un marchio tanto legato alla cultura di una nazione che, nel 1941, l’anno dell’attacco a Pearl Harbor, la scrittrice Mary McCarthy scandalizza con il suo racconto “The man in the Brooks Brothers Shirt” sulla Partisan Review, storia di una ragazza che, in treno, prova a far parlare di politica un manager di mezza età, salvo poi finirci a letto e scoprire candida che “somigliava a un porcellino”. La rottura con il canone sessuofobo è tale che il futuro premio Nobel Saul Bellow si infuria con la McCarthy: “Scrivi cazzate!”.

Le camicie che non lasciano trapelare i vostri disagi, le vostre emozioni, pene e felicità si trovano ancora in vendita online, presto rifugiate sulle grucce degli outlet, con i blazer dai bottoni dorati. Prese ai saldi periodici, quattro al prezzo scontato di tre, costavano meno di tante camicie commerciali e duravano però una vita. L’azienda comunica che, malgrado la bancarotta dichiarata, i negozi funzioneranno, pur a ritmo ridotto, poi - secondo il Wall Street Journal - si potrebbe cercare un acquirente.

Già prima del virus molti giovani disertavano per look più rilassati, Theory, Bonobos, gli italiani. La cultura casual di Silicon Valley e Mark Zuckerberg, ma lo stesso Sergio Marchionne, avevano abbandonato abito blu e camicia bianca e mesi di zoom e webex, felpa e tuta, hanno fatto crollare le vendite. Mi capitava di essere l’unico, in riunione, in cravatta e, l’estate scorsa, a una riunione di sviluppatori della start up Catchy con Alkemy ero l’unico in pantaloni lunghi, tutti i ragazzi in short.

Che fare dunque? Tornare alle camicie di Land’s End, rivali via posta dei fratelli Brooks, a cui iniziai due giornalisti agli esordi, e futuri direttori, Christian Rocca e Daniele Bellasio? Fare il pieno ai prossimi saldi, camparci sino all’ultimo e amen?

A Panama, il 12 giugno del 1992, il corteo presidenziale di George Bush padre, venne attaccato da dimostranti, tra colpi di arma da fuoco, e la polizia locale, allo sbando, inondò i viali di gas. I cronisti della Casa Bianca, inamidati e poco usi agli scontri di piazza, si dispersero maldestramente e mi toccò dare una mano a una collega, disperata tra fughe, botte, molotov, manganelli, fucilate, caos. A cena, dopo il servizio mandato al volo al Corriere, mi sorrise: “Beh almeno tu hai fatto in tempo a cambiarti, beato”. Come il critico dal nome curioso si sbagliava: era la stessa camicia Brooks Brothers, impeccabile dall’alba al tramonto, ora solo un ricordo, come il mio vestito dimenticato a Lincoln Center.