Martedi sera con i colleghi di Parallelo Italia Rai Tre abbiamo organizzato una diretta da Napoli, per la nostra inchiesta sul'Italia del 2015. Abbiamo aperto con una intervista al ministro degli Esteri Gentiloni sulla sorte dei quattro tecnici italiani rapiti in Libia, e poi discusso del piano di riduzione delle tasse di Matteo Renzi con Migliore del Pd, la Prestigiacomo di Forza Italia, Stefano Feltri del quotidiano di Marco Travaglio Il Fatto, la segretaria dello Spi Cgil Cantone e collegato da Londra l'analista economico del Financial Times Ferdinando Giugliano, un napoletano nella City. Avevamo interviste con Luigi Di Maio dei Cinque Stelle, i presidenti di Campania e Sicilia De Luca e Crocetta, al centro di complesse vicende tra politica e giustizia, e un colloquio con il leader della Lega Nord Matteo Salvini. Abbiamo mostrato eccellenze italiane del Nord a Torino con la collega Bonasera, all'Eni con Emilia Brandi, e al Sud con il caso Getra, azienda napoletano che compete nel mondo. E non mancava la denuncia dei quartieri ostaggio della camorra. Era un tentativo -riuscito o meno tocca al pubblico decidere- di ragionare nella calda estate 2015.

Purtroppo è stato difficile.

Un gruppo di facinorosi, camuffati da contestatori, ha immediatamente circondato la nostra postazione, urlando insulti e minacce, a me e ai miei gentili ospiti. Nel pomeriggio avevano diffuso le loro minacce online e un mio collega aveva loro ricordato che era un dibattito libero e se avessero avuto una loro rivendicazione potevano presentarla, come gli uomini di Arriap e Dedalus, iniziative umanitarie che lottano contro emarginazione dei minori e degli immigrati. Lo hanno irriso dicendo "Noi protestiamo di mestiere mica parliamo". La trasmissione è risultato inascoltabile, insulti e urla hanno coperto le voci del dibattito, con i presenti imbarazzati e tesi. Alla fine, quando era previsto il concerto della brava cantante Malika Ayane i contestatori di professione, che sono manovrati da un noto politico locale, hanno bersagliato il palco e Malika di bottigliate. Il nostro lavoro perduto, un'occasione mancata. Quanto alle forze dell'ordine che avrebbero dovuto garantirci di lavorare serenamente non hanno neppure identificato gli aggressori, e alle nostre rimostranze per l'attacco un dirigente ha riso "Che volevate? Le maniere forti?". Per nulla, volevano -pagando le tasse- un'Italia libera e serena dove si potesse lavorare in tranquillità raccontando anche il disagio. Invece le vittime sono state criminalizzate, siamo finiti noi sotto accuse perché ci han preso a bottigliate. Mi scuso con gli ospiti e con Malika Ayane. Ho imparato una nuova cosa sul degrado del mio Sud, e non parlo solo dei facinorosi violenti di professione purtroppo. Ci sono ora proteste alla Commissione di Vigilanza Rai e interpellanze parlamentari. Peccato.Ci rivediamo a Palermo martedi prossimo.