Il raffinato The New Yorker propone per l’estate la dieta Paleo, che l’ardita scrittrice Elizabeth Kolbert impone ai figlioletti ignari (tra venti anni lo stesso rotocalco pubblicherà le desolate memorie dei figlioletti, costretti a mangiare come cavernicoli…). Solo carne, pesce, uova, poca frutta e verdura, semi, noci per essere «naturali» alla pari dei nostri antenati, anche se i duri e puri della dieta Paleo come John Durant insegnano che nel Paleolitico costate e scaloppine derivavano spesso da carne umana, oggi difficile da reperire al supermarket organico Whole Foods. L’America 2014 ha tribalismi bizzarri, nelle università si propongono corsi come «Gli Zombie e la deindustrializzazione metropolitana» (prego?), la pagina dell’enciclopedia online Wikipedia dedicata agli «Humans» non si apre citando Socrate, Mozart, Einstein, Partenone, Cappella Sistina e Grande Muraglia Cinese, ma accusa: «La specie umana ha avuto impatto negativo su ambiente e Natura» (prego?).  

L’America cresce a sorpresa, dopo il disastroso inverno, di un gagliardo 4% che lascia agli europei l’acquolina in bocca, ma resta malmostosa. Sulle coste del Pacifico e dell’Atlantico, intorno alle grandi aree metropolitane, gli americani sono globali, tecnologici, connessi, ecologisti, pronti a mangiare Paleo-Slow-Food, alle nozze gay, dibattendo al club Ymca di «Diritti Civili degli Animali Domestici e Loro Rappresentanza Giuridica», vale a dire ha Fido il diritto di trascinarvi in tribunale?  
 Ma nelle grandi aree rurali, sempre meno abitate, del Middle West, nelle zone non urbane a Nord e Sud, un’altra America trova online ragioni per sognare il passato, armi per tutti, scuola ai figli in casa senza libri di testo federali, credere che Noè abbia imbarcato nell’Arca volpi e non dinosauri. 
E allora il vecchio, raziocinante, partito repubblicano che fu dei moderati Eisenhower e George Bush padre, dichiara guerra «paleo» ad Obama, mentre i cultori della dieta «paleo» a New York difendono il presidente 24 ore al giorno. Chi vincerà? Nessuno, perderà l’America. Mentre il mondo ribolle senza leader, Nord Africa, Ucraina, Sud-Est asiatico, gli americani sono di pessimo umore, destra e sinistra divise, dallo shale gas che li ha d’improvviso arricchiti, agli Ogm che consumano con nonchalance ma che fanno inorridire i vegani organici. La polarizzazione è radicata, il Grand Old Party repubblicano ha messo sotto impeachment Bill Clinton, primo presidente democratico a esser rieletto dopo Roosevelt, i democratici radicali hanno lavorato all’impeachment di G.W. Bush, adesso gli estremisti Tea Party sognano di incriminare – impeach – Barack Obama. 

La democrazia che fu dell’illuminista Jefferson e del pragmatico Theodore Roosevelt, dei carismatici F.D. Roosevelt e J.F. Kennedy e dei padri della patria Washington e Lincoln, dei pacifisti Wilson e Carter e dell’imperiale Nixon, si riduce a Una giornata in pretura, rissa da condominio. I repubblicani della Camera, con lo Speaker Boehner, si accingono a denunciare in tribunale il Presidente per eccesso di «Executive Orders», motu proprio che Obama usa per aggirare il blocco del Congresso, grippato dall’infantilismo dei faziosi e dall’inanità dei moderati (Casa Bianca inclusa). Possono i giudici condannare il Presidente senza conseguente «impeachment»? Può il presidente governare senza che il dibattito parlamentare diventi roba da avvocaticchi? Chi, tra crisi economica globale e guerre locali, cerca un faro guarda a Washington ma trova solo petulanze. Ricattati a destra dal Tea Party che vuole l’impeachment vero per Obama sul caso dell’attacco islamico al consolato Usa di Bengasi in Libia, i leader repubblicani escogitano l’idea soft della denuncia, sperando piaccia alla base e faccia loro vincere le elezioni di Midterm a novembre. Ma attaccando in modo scomposto la Casa Bianca offrono a Obama, il cui consenso è ormai sceso sotto i tacchi, una insperata bandiera da sventolare alla base democratica: «i repubblicani ci trascinano a giudizio, aiutateci!». I sondaggi confermano che i cittadini non vogliono perdere tempo né con l’impeachment né con la causa contro Obama, ma non parlate di «buon senso» a chi a mangia «paleo-chic» o a chi vuole un Winchester sotto al letto. Benvenuti dunque nell’estate paleolitica della politica Usa, dove l’accetta per sfasciare il cranio del nemico non è di selce, ma di silicio, online…