La storia delle Olimpiadi è anche una storia di record. Atleti che si sfidano per superare i limiti fissati da altri in precedenza, lottando per un centesimo di secondo. A questo proposito è emblematico il caso dei 100 metri piani, la specialità dell’atletica leggera in cui la velocità è la componente fondamentale.

Un secondo lungo un secolo, potremmo definirlo, visto che per diminuire di circa un secondo il record stabilito dallo statunitense Donald Lippincott nel 1912 a 10.6 secondi ci sono voluti quasi cento anni.  Questo primo record venne certificato da quella che sarebbe poi diventata l’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera.

Da quel 1912 il record è stato eroso a piccoli passi nel corso dei decenni successivi da atleti di varie nazionalità, con una netta predominanza degli statunitensi per tutto il ‘900. Il primo atleta non statunitense a battere il record, invece, fu nel 1930 il canadese Percy Williams, che ha raggiunto i 10.3 secondi.

Un netto salto di qualità nelle procedure di misurazione dei tempi della corsa si ebbe con il passaggio dai sistemi di misurazione analogica ai sistemi di misurazione elettronica. La nuova tecnologia ha permesso di calcolare in modo ancora più preciso i tempi stabiliti dagli atleti catturando anche il centesimo di secondo.

La soglia tra i 10 e i 9.9 secondi venne abbassata nel 1968 dallo statunitense Jim Hines ed ha continuato da allora a scendere gradatamente.

Il record fu in più occasioni raggiunto proprio nel corso delle competizioni olimpiche. Ciò avvenne ad esempio nelle edizioni dei Giochi del 1920, del 1932, del 1936, del 1956, del 1968, del 1988, del 1996 e del 2008.

Nel 2005 il record viene superato per la prima volta da un atleta giamaicano, Asafa Powell, che lo fissa a 9.77 secondi, per essere a sua volta superato dall’attuale detentore, anch’egli giamaicano: Usain Bolt. Nel 2009, infatti, Bolt ha toccato la soglia dei 9 secondi e 58 centesimi e il suo tempo è a tutt’oggi imbattuto.