Un ritorno all’economia reale, un indice della rivalutazione degli studi economici  di stampo classico e un suggerimento a rivolgere maggiore attenzione scientifica ai mercati industriali e alla loro regolazione.

Così è stata accolta a caldo la notizia dell’assegnazione del premio Nobel per l’economia a Jean Tirole, 61 anni, “uno degli economisti più influenti del nostro tempo”, professore all'Università di Tolosa in Francia.

I suoi studi di economia industriale e organizzazione aziendale incentrati sul funzionamento dei mercati e sulla regolamentazione del potere di mercato, hanno “reso chiaro come comprendere e regolare i settori industriali con poche e potenti aziende dominanti”.

Da qui a definire la scelta del vincitore come un monito contro gli oligopoli mondiali, (oltre ad un implicito tributo all’economia “Made in France”, secondo i francesi) il passo è lungo. Certo è che lo studio di Tirole riconsegna alle cronache economiche, oltre a quelle accademie, domande attuali: fino a che punto il governo dovrebbe intervenire sul mercato? Come dovrebbe disciplinare la concorrenza, regolamentare il monopolio, gestire i risultati di crisi sociale prodotti dai mercati e con quale criterio sostenere imprese che applicano prezzi superiori a quelli motivati ​​dai costi, o imprese improduttive che sopravvivono bloccando l'ingresso a quelle nuove e più produttive?

Tirole ha dato risposte ad ogni domanda e i suoi studi non si sono limitati alla teorizzazione, bensì comprendono un ingente sforzo di definizione di policy adeguate. Se «il lavoro teorico a volte sembra staccato dal "mondo reale" e  dalle "relevant practice" […] Tirole ha invece «attentamente studiato i suoi modelli per catturare le caratteristiche essenziali degli ambienti economici [….] che la precedente ricerca applicata aveva ignorato»; così dice la relazione della Real Academia svedese.

D’altronde le politiche di tutela attuali della concorrenza sui mercati economici (antitrust) si rifanno ai lavori di Tirole sulla la regolamentazione dei monopoli naturali, nell’ambito delle telecomunicazioni, dell’energia, del gas. Recentemente aveva inoltre affrontato i problemi relativi alla “finanza d’impresa” dimostrando come le “asimmetrie informative” (informazioni non condivise integralmente fra individui coinvolti nello stesso processo economico di scambio) hanno un ruolo estremamente importante per gli esiti economici, e un impatto rilevante sul comportamento delle imprese e dei soggetti economici.

Ha dimostrato insomma che il potere informativo è un potere contrattuale ed economico.

Tirole è anche conosciuto in Italia per la proposta, formulata nel 2003 con Oliver Blanchard, del contratto unico di lavoro, protagonista del dibattito sulle riforme del diritto del lavoro degli ultimi 15 anni sino alla formula del contratto prevalente o a tutele progressive contenuta ora nel Jobs Act di Renzi.

E’ significativo notare che di questo pur importante lavoro con Blanchard non si parli nelle corpose 54 pagine con cui l’Economic Sciences Prize Committee ha spiegato le motivazioni del premio a Tirole.

Il silenzio su questo punto forse non è un caso visto che l’idea del contratto unico di lavoro, proposta in Francia, Spagna e ora in Italia non è mai stata ritenuta applicabile proprio perché in contrasto con il dinamismo e la pluralità di un mercato del lavoro che si diversifica in ragione dei settori produttivi, dei territori e delle tipologie di aziende che, per competere, hanno bisogno di una pluralità di tipologie contrattuali funzionali alla realtà in cui devono operare.

Rispetto alle peculiarità dei vari mercati, sostiene, le migliori politiche della concorrenza «devono essere attentamente adattate alle condizioni specifiche di ciascun settore industriale» a sostegno di una politica della concorrenza corretta, dei progressi tecnici e degli investimenti strategici. Cosa succede se in una catena di produzione qualcuno ha il monopolio su un “link” importante nella catena? Sicuramente bisogna incoraggiare le imprese potenti a diventare più produttive ma allo stesso tempo bisogna  impedirgli di danneggiare la concorrenza e i clienti.

Per questo il settimanale The Economist osserva che il suo lavoro potrebbe aiutare a capire meglio come affrontare il peso di mercato di aziende come Google o la forza dirompente di novità come il servizio taxi Uber. Oggetti di studio che trovano nell’opera di Tirole un quadro teorico coerente per l’insegnamento, l’applicazione pratica e la continua ricerca.