È sempre ingenuo, o fazioso, usare dello spettacolo o dello sport per trarre lezioni di civiltà, o decadenza, di un popolo: dunque non scambieremo Alessandro Mahmoud, 27 anni, italiano di padre egiziano, milanese di Gratosoglio come ha rivendicato con orgoglio il sindaco Beppe Sala, rapper professionista come Mahmood, per il reverendo Martin Luther King. Né eleggeremo gli appassionati di musica leggera al Festival di Sanremo, gli organizzatori, il televoto, Claudio Baglioni, per un movimento ... continua la lettura su La Stampa!