Stefano Mancuso, Docente di Arboricoltura all’Università di Firenze e Direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale in Europa e Giappone, fondatore della Plant Neurobiology, nel suo intervento nella prima giornata della Conferenza Europea sui Sistemi Complessi organizzata dall’Istituto IMT di Lucca e coordinata da Guido Caldarelli (Docente di Fisica teorica presso IMT Lucca e per l’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR), ci spiega in che modo il comportamento delle piante possa ispirare la tecnologia del futuro.  

Il suo nome è nella lista dei 30 italiani destinati a cambiarci la vita: i suoi studi rivelano in modo sorprendente che il comportamento delle piante è un comportamento intelligente. Le piante risultano essere organismi dinamici e altamente sensibili che attivamente e in modo competitivo, sia sopra che sotto terra, calcolano con precisione le circostanze, utilizzano sofisticate analisi di valutazione su costi-benefici, e intraprendono azioni per moderare e controllare le minacce ambientali.

Elaborano informazioni e comunicano, con meccanismi di seganalazione simili alle sinapsi neuronali del cervello, riconoscono altri organismi viventi come batteri, funghi, insetti, uccelli e altri animali, probabilmente riconoscono anche noi, e sono in grado di un raffinato sistema di riconoscimento del sé: le piante hanno la consapevolezza di una propria identità, "self-recognition", e dell’ambiente e degli organismi circostanti.

Se si considerano gli incontri e le fusioni di fasci vascolari tra le ife funginee, (anastomosi), che permettono l’ancoraggio e l’assorbimento di sostanze nutritive, queste possono creare reti indefinitamente grandi (reti micorriziche) con finalità di nutrizione e riproduzione “cognitive", cioè capaci di apprendere, ricordare e riconoscere il diverso da sé, e di scambiare informazioni utili alla conservazione della specie. Gli organismi vegetali, così come quelli animali, hanno quindi capacità di "percezione": di una forma, della posizione, si muovono in funzione e in relazione ad altre forme, con un senso pratico di elaborazione istintiva e di archiviazione (memoria) finalizzata a creare un vantaggio evolutivo.

Le nuove ricerche rivelano che alla base dei processi fisiologici (tipo la fotosintesi) dei vegetali ci sono impulsi elettrici: le cellule delle piante dimostrano essere molecole neuronali e queste comunicano tra loro tramite sinapsi vegetali. Se le piante quindi utilizzano un modello di comportamento simile a quello del cervello umano, la domanda che ci pone il neurobiologo è: come fanno a memorizzare le informazioni, eleborarle e utilizzarle per ottimizzare le azioni future?

Possono le piante ispirare la tecnologia del futuro? Certo. Le piante sono in grado di fornirci modelli di sistemi complessi intelligenti, e capendo meglio come agiscono, secondo Mancuso, riusciremo a capire qualcosa in più sul grande mistero della vita.

Aristotele era convinto che le piante avessero una loro vita interiore, fatta di pensieri, ricordi, sogni e piani per il futuro. Sarà così?