La nuova domanda a Gianni Riotta su La Stampa è: 

Si conclude negli Stati Uniti una deludente campagna elettorale, con due contendenti a dileggiarsi senza dare indicazioni sul futuro della superpotenza.
La contesa, a pochi giorni del verdetto finale, resta incerta, con Hillary che sconta le e-mail incriminate e Trump in rimonta nonostante le strampalate dichiarazioni. Comunque vada a finire vincerà il meno peggio, senza meriti personali. Ma non c’erano personalità migliori in giro?
Giacomo Geninatti

La risposta di Gianni Riotta

Caro Geninatti, rovescerei il dilemma, in America e in Europa. I repubblicani hanno candidato fino a 17 leader solo per vedere Trump, detestato dai capi partito, vincere la nomination. Tra i democratici tanti, Obama compreso, sapevano che Clinton era logorata dalla sconfitta 2008 e dalle polemiche di trenta anni. E allora? Allora perché l’oscura Theresa May è premier in Gran Bretagna, spargendo nazionalismo, perché Hollande è il presidente più impopolare della storia a Parigi, gli spagnoli sono senza governo condiviso da mesi e Rajoy si trascina come un malinconico hidalgo di El Greco, i Pirati sono a un soffio dal governare l’Islanda e il banale Juncker dovrebbe guidare l’Europa fuori dalle secche?  

L’opinione pubblica lamenta, in infinite geremiadi sui social media, l’assenza dei Kennedy, Churchill, Moro, Adenauer, Mitterrand, Palme, Brandt, ma non è sfortuna, non siamo orfani di giganti, mi creda. Già in Omero l’anziano re Nestore ricorda agli altri capi Achei gli eroi della sua gioventù, e tutti lo ascoltano ammirati e depressi per la povertà di leadership nella loro generazione: come vede, questione antica.  

I guai non vengono dai candidati, ma dalla nostra società, fratta e atomizzata, incapace di riunirsi e riconoscersi dietro un leader, senza subito scappare nella diaspora di mille critiche, petulanti ed egoiste. Pensi a Papa Francesco, figura certo dotata di carisma, e a quanti nella Chiesa stessa passano il tempo a insolentirlo e a tessergli contro trame ostili. Il sociologo ex marxista Bauman parla di «società liquida», ma sbaglia, i fluidi hanno una loro omogeneità: siamo una società sabbiosa, composta da infiniti granelli staccati, «monadi» avrebbe detto il filosofo Leibniz. Ci mancano leader comuni, caro amico, perché abbiamo perso ideali comuni e la comune voglia di batterci in loro nome.