La rinascita dei Giochi

6 aprile 1896. È la data di inizio delle prime Olimpiadi della storia moderna, e non poteva che essere Atene la città protagonista di quella edizione dei Giochi.

Dal 393 d.C., anno in cui si tennero le ultime Olimpiadi dell’era antica, il mito dei Giochi Olimpici non era mai tramontato. Era anzi entrato nella leggenda e continuava a suscitare interesse, tanto che negli ultimi anni dell’Ottocento l’idea di riportarli in vita si concretizzò grazie all’impegno di un gruppo di uomini di varie nazioni. Soprattutto di un francese: Pierre de Coubertin.

Nel 1894 de Coubertin diede impulso alla fondazione del Comité International Olympique, l’organizzazione che avrebbe portato alla rinascita dei Giochi Olimpici e che si impegnò nella programmazione della loro prima edizione, da tenere due anni dopo. Così come avveniva nell’antichità si fissò un intervallo di quattro anni tra una edizione e l’altra, e si ripresero molti termini arcaici per indicare gli atleti, gli arbitri e le competizioni.

La Grecia, che per circa un millennio aveva ospitato gli eventi dei giochi antichi, era il luogo naturalmente predisposto ad ospitare questa rinascita. Alcune delle competizioni si tennero proprio ad Olimpia, e proprio nei luoghi dove sorgevano le antiche strutture che avevano ospitato secoli prima i giochi delle Olimpiadi greche.

Echi di quella pionieristica prima edizione si trovano sparsi in tutti i giornali dell’epoca, che rappresentano una delle principali fonti di notizie circa l’evento. Non mancarono naturalmente le polemiche. Alcuni avrebbero voluto che l’evento si tenesse in altri paesi, altri che la Grecia fosse destinata a sede fissa per i Giochi. Si decise però di far ospitare le Olimpiadi ogni volta ad una nazione diversa, anche per incentivare lo spirito di fratellanza tra i popoli, uno dei valori che si volevano promuovere attraverso gli sport.

Ai giochi di Atene presero parte 14 nazioni, per un numero approssimativo di 285 atleti, in gran parte greci. Le competizioni disputate furono 43, distinte in 9 sport.

Ovviamente molte cose sono cambiate da allora. Numerosi aspetti furono oggetto di regolamentazione proprio a partire da quella edizione, mentre altre regole allora vigenti furono col tempo abolite o cambiate. Pensate che una delle regole della edizione del 1896 prevedeva la sola partecipazione di atleti dilettanti. Non era permessa inoltre la partecipazione delle donne e ai vincitori veniva consegnata una medaglia di bronzo al primo classificato e una di rame al terzo.

Alla fine dell’Ottocento anche il mondo era meno “a portata di mano” di quanto non lo sia oggi. Gli spostamenti non erano facilissimi, dunque molti atleti parteciparono perchè, pur proveniendo da diversi paesi, si trovavano già in grecia per ragioni diverse. Perfino uno dei fotografi francesi inviati per documentare l’evento prese parte alle gare di atletica leggera: era François-Étienne Reichel, giunto ad Atene come giornalista e che si ritrovò a rappresentare il suo paese anche nelle competizioni.

Le difficoltà nella partecipazione erano non solo di ordine pratico ma anche finanziario. L’Italia, ad esempio, per motivi di budget non prese parte ufficialmente ai Giochi. Sono però attestati alcuni italiani come partecipanti a singole gare, anche se nessuno conquistò medaglie.

Quella edizione dei giochi durò 10 giorni e si chiuse il 15 aprile con una cerimonia molto partecipata cui intervenne anche il re di Grecia Giorgio I. Le Olimpiadi successive si sarebbero tenute a Parigi nel 1900.

La medaglia “de Coubertin”

Forgiato proprio da De Coubertin, il motto “L’importante non è vincere, ma partecipare” riassume bene lo spirito sportivo che deve essere alla base delle Olimpiadi.

Tra il partecipare e il vincere, però, intercorre la distanza di una medaglia. D’oro, d’argento o di bronzo che sia. Così nel 1963 il Comitato Olimpico Internazionale istituì un apposito premio per insignire gli atleti che avessero dimostrato di possedere particolare spirito sportivo nel corso delle competizioni. Si tratta della medaglia “de Coubertin”, presto diventata una onorificenza prestigiosa quasi quanto una medaglia d’oro, se non di più.  

Il primo cui venne assegnata la medaglia fu proprio un italiano: Eugenio Monti. Era il 1964 e si stavano svolgendo le Olimpiadi invernali di Innsbruck. Monti, portabandiera italiano in quella edizione, era un bobbista, sport invernale che prevede la discesa su di un mezzo dotato di pattini guidato da due o quattro persone. Prima della competizione a due, Monti si accorse che la squadra britannica aveva problemi con il proprio bob, tanto da mettere in forse la loro partecipazione alla gara. La cosa avrebbe rappresentato un vantaggio per gli italiani, visto che sarebbe venuto a mancare un pericoloso competitor, ma Monti, accortosi dell’accaduto, consegnò sportivamente ai britannici un bullone che permise loro di riparare il bob e partecipare alla gara.

La squadra britannica vinse la medaglia d’oro e la squadra italiana di Monti vinse quella di bronzo. A chi gli muoveva delle critiche per il gesto compiuto, l’atleta italiano rispondeva semplicemente che era stata la sola velocità a decidere l’esito della vittoria. Una simile cosa avvenne durante la competizione a quattro. In quella occasione Monti e i meccanici italiani aiutarono anche la squadra canadese, trovatasi in difficoltà durante la competizione a quattro. Ancora una volta la squadra avversaria vinse l'oro mentre l'Italia raggiunse il terzo posto.

Un gesto del genere non poteva non essere premiato.