Un articolo di Hayley Munguia su FiveThirtyEight studia il nesso tra terrorismo e opinione pubblica in America. La tesi è semplice: la missione antiterrorismo degli Stati Uniti ora ha meno urgenza rispetto al passato, ma sarà cosí anche dopo lo scoppio dell'emergenza Isis?

Sondaggi d’opinione, ma soprattutto la frequenza con la quale si discute di terrorismo nella conversazione politica Usa offrono dati sono chiari: dopo il terribile undici settembre, le parole “terrore”, “terrorismo”, “terroristi” sono utilizzate a dismisura dal presidente americano, da vice presidente e dal loro staff. Anche in occasione delle elezioni presidenziali del 2004 e del 2008 sono molto frequenti. Ma con l’arrivo di Obama sembra presentarsi un’inversione di marcia…

Questi dati vanno affiancati ad un giudizio politico sulle misure che hanno caratterizzato gli anni successivi all’attentato alle Torri Gemelle. Nel suo primo mandato, la presidenza Bush è stata definita dalle sue misure antiterrorismo e il periodo 2001-2004 è stato a sua volta caratterizzato da continue conferenze stampa con a tema il terrorismo mondiale. Anche le discussioni del Congresso a riguardo confermano il trend sopracitato.

Obama incarna, come già detto, un’inversione di rotta interessante. Come emerge da alcuni studi, egli ha tentato di ridurre il dibattito sul terrorismo, in modo da spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su altri temi, seppur a volte collegati ad esso. Il direttore della Policy Agendas Project dell’Università del Texas ad Austin ha affermato che «il terrorismo è diventato lontano, almeno in termini di vivacità e rilevanza per il cittadino medio». Nonostante ciò, le amministrazioni continuano a lavorare per alimentare e costruire l’antiterrorismo anche se, come affermato da Hayley Munguia, «la maggior parte dell’azione sembra essere sul rafforzamento del lato delle libertà civili, nell’altalena tra sicurezza e privacy».