Twitter si conferma come una delle più frequentate piazze virtuali, luogo di confronto e di discussione attorno ai temi più diversi. Tra gli argomenti in questi giorni oggetto di maggiori interazioni figura il referendum del 17 aprile. Per saperne di più circa il modo con il quale gli utenti Twitter si sono approcciati alla questione, si è condotta una dettagliata analisi delle conversazioni intercorse sul social network circa il referendum. L’attività ha previsto tre fasi. Il primo step è stata l’individuazione degli hashtag più significativi tra quelli utilizzati sul tema del referendum. Gli hashtag selezionati sono stati i seguenti: #17aprile, #referendum17aprile, #petrolio, #trivelle, #StopTrivelle, #IoVotoSÌ, #unmarediSI, #notriv, #iononvoto, #iomiastengo, #unmarediballe, #iovoton, #nostopitaly, #sìtriv. Successivamente si è passati alla raccolta dei tweet che contenevano gli hashtag identificati nella fase precedente, e infine i dati raccolti sono stati analizzati e si sono evidenziati i relativi risultati.

L’analisi è stata effettuata nei giorni dal 3 al 14 aprile. Analizzando gli hashtag individuati come significativi, è emerso che alcuni di essi sono rappresentativi anche delle preferenze elettorali degli utenti stessi. Altri invece, essendo più generici, non denotano direttamente una presa di posizione, ma sono comunque indicativi di una volontà di partecipare alla discussione condividendo il proprio pensiero. In media ogni utente ha postato 4 tweet. Dall’analisi del quadro di insieme emerge che i tweet che includono hashtag non schierati (#17aprile, #trivelle, #referendum17aprile) presentano volumi nettamente superiori (oltre il 60% delle conversazioni). Tali tweet, pur confermando il referendum come argomento di discussione, non indicano una specifica presa di posizione dell’utente.  

Sul totale dei tweet esaminati, il 32,24% è invece marcato da hashtag che promuovono e sostengono le ragioni del Sì (#notriv, #stoptrivelle #unmarediSI), mentre solo il 4% dei messaggi sono contrassegnati da hashtag che sostengono il NO o l’astensione (#sìtriv, #iomiastengo, #iovotono, #iononvoto). Con tutta probabilità la ragione della evidente disparità di volumi tra tweet a sostegno di NO e Sì sta nel fatto che, dati i meccanismi del referendum, i sostenitori del Sì hanno maggiore interesse ad animare il dibattito intorno alle tematiche referendarie per invitare e incentivare la partecipazione. Viceversa, chi sostiene le ragioni del NO, non ha interesse a pubblicizzare il referendum e sarà quindi anche meno attivo anche sui social.

È interessante precisare che per una parte dei tweet, nello specifico quelli contenenti dati circa la geolocalizzazione, è possibile anche individuare la regione di provenienza. Combinando queste informazioni è possibile dunque dare forma a delle vere e proprie mappe delle preferenze, evidenziando ad esempio non solo il numero di tweet per ciascuna regione, ma anche il trend delle intenzioni di voto dichiarate dagli utenti. La regione dalla quale sono stati postati il maggior numero di tweet relativi al referendum nell’arco di tempo indicato è stata il Lazio con il 25,79% dei tweet totali. Al secondo posto figura la Lombardia con il 14,10% e a seguire tutte le altre regioni fino a giungere fino al Molise, con lo 0,15%. 

Analizziamo la provenienza dei tweet anche in base alla preferenza. La mappa seguente evidenzia la distribuzione dei tweet che indicano una inclinazione per il Sì:

La regione che in termini assoluti conta più tweet che indicano una preferenza per il sì è il Lazio, seguito da Lombardia e Puglia. In coda compare la Valle d’Aosta. In termini percentuali la classifica subisce lievi mutamenti. La regione più favorevole all’approvazione del quesito referendario è infatti il Friuli Venezia Giulia, regione nella quale il 44,6% dei tweet geolocalizzati indicava preferenza per il sì. A seguire la Puglia con il 37,9% e l’Umbria con il 37,5%, e così via fino alla coda della classifica con la Valle d’Aosta, con l’11,1%. 

La distribuzione nelle regioni dei tweet indicanti preferenze per il no è illustrata nella mappa successiva:

I tweet che indicano sostegno per le ragioni del no o per l’astensione sono nettamente inferiori agli altri. In termini assoluti il maggior numero di tweet con hashtag indicanti questo orientamento si localizzano nel Lazio, mentre all’opposto si posiziona il Molise. Anche in questo caso analizzando la questione in termini percentuali si notano alcuni cambiamenti. La regione che in percentuale conta più tweet contrari all’abrogazione nella norma oggetto del referendum è la Sicilia, con il 12%, seguita dalla Calabria con il 10,2% e dalla Valle d’Aosta con il 7,4%. Le regioni con meno tweet per il no in termini percentuali sono il Molise con lo 0%, la Basilicata con lo 0,2% e l’Umbria con lo 0,6%. 

La maggioranza dei tweet però presenta hashtag che non indicano direttamente una presa di posizione per l’uno o per l’altro schieramento. Si tratta di hashtag che, pur non evidenziando un orientamento di voto, sono comunque indicativi dell’interesse suscitato dall’argomento tra gli utenti di Twitter. 

La mappa mostra la localizzazione sul territorio nazionale, e distinti per regioni, dei tweet contenenti hashtag non direttamente schierati:

Il Lazio si conferma ancora una volta come la regione con il maggior numero di tweet anche per quelli contenenti hashtag che non indicano una particolare preferenza, almeno in modo diretto. La regione in coda alla classifica è ancora il Molise. Analizzando i dati in termini percentuali, invece, è la Valle d’Aosta la regione con il maggior numero di tweet non schierati con l’81,5%. Seguono il Molise con il 73,1% e la Basilicata con il 72,6%. Il Friuli Venezia Giulia, con il suo 54%, è la regione nella quale è localizzato il minor numero di tweet non schierati in termini percentuali.