Dalle strade di Rio, Fortaleza e San Paolo la street art brasiliana lancia il suo grido di protesta contro gli sprechi e le contraddizioni di un Paese che, trafelato dalla corsa al miracolo economico, mette un pallone mezzo sgonfio tra le mani dei propri figli che chiedono cibo, lavoro, assistenza sanitaria e scuole. Una "bola" è infatti il cibo che il bambino piangente ed affamanto si trova nel piatto nell'opera dell'artista Paulo Ito, il murales diventato simbolo della protesta anti-mondiali che si è diffusa per le strade del Brasile.

Murales Paulo Ito

Graffito realizzato sul cancello di una scuola di San Paolo

I writers, brasiliani e non, hanno voluto usare la loro arte per scagliare strali colorati verso un sistema governativo accusato di aver autorizzato spese eccessive e ingiustificate per preparare il Paese ad accogliere la Coppa del Mondo. Ed è così che sui muri delle città brasiliane hanno iniziato a fiorire storie di ragazze in maglia gialla che respingono la polizia pacificatrice a passo di twerking, 

Graffito nella  baraccopoli di Vila Flavia di San Paolo

o storie di bambini in lacrime, che tra una boccata di crack e l'altra, sognano una scuola.

Opera nelle vicinanze della baraccopoli di Vila Flavia di Sao Paulo realizzata dal collettivo OPNI (Objetos Pixadores Não Indentificados). Foto di Reuters / Nacho Doce.

I “pintos de rua” raccontano senza mistificazioni chi porta il fardello di questa pesante Coppa del Mondo:

Foto Urbantimes

 Anche se la fede calcistica è l'orgoglio del Paese, questo non basta per poter vivere. Il messaggio sul muro di Metro Mangueira, a Rio de Janeiro, è chiaro: "Grazie Fifa, grazie al vostro pallone intere comunità ora sono state distrutte".

Graffito sulla parete di Metro Mangueira a Rio de Janeiro relizzato dall’artista franco-marocchino Pleks Kustomin

Per coloro che hanno perso le proprie case a causa dei Mondiali, è difficile capire come i giochi possano avere un impatto economico positivo sul Paese e sulla loro vita: pensano alla Coppa del Mondo dubbiosi e sfiduciati. Proprio come il bambino magro dello stencil che, accovacciato sui sandaletti infradito, osserva pensieroso il trofeo di una sbiadita Coppa del Mondo.

Foto Urbantimes