Tu Tu Tu Tuuumm. Le quattro note iniziali della Quinta Sinfonia di Beethoven (tre punti, una linea, in codice Morse la lettera V, iniziale di Vittoria), annunciavano durante la Seconda guerra mondiale il notiziario della Bbc britannica, trasmesso in quarantacinque lingue, per diffondere nei paesi occupati informazioni censurate dalla propaganda nazifascista. Ascoltare quelle note poteva costare la morte.

Ma milioni di cittadini – con radio a galena, o la leggendaria Radio Caterina, ricevente a onde media costruita da una lattina dagli ufficiali italiani nel lager di Sandbostel - aggirarono le censure.  

72 anni dopo, la Bbc ci riprova, con il lancio di un libero notiziario in coreano, indirizzato alla Corea del Nord, Paese gulag sotto il tallone del dittatore Kim Jong-un. Lo sforzo richiederà l’investimento di 289 milioni di sterline (315 milioni di euro), e il coreano sarà solo una delle nuove undici lingue che il World Service della Bbc intende usare, per festeggiare il proprio centenario nel 2022, audience potenziale mezzo miliardo di esseri umani.  

Tony Hall, direttore Bbc, parla di «giornata storica per noi…e per il giornalismo» e per una volta non si tratta di esagerazioni. Mentre Cina e Russia, Putin investe senza risparmio nella propaganda di regime RT e Sputnik in varie lingue, trasmettono i propri messaggi a Pyongyang, l’Occidente tace, ripiegato sui propri guai. Perfino al Jazeera , controversa stazione araba del Qatar, ha programmi in coreano e Londra ha dunque deciso di ripartire, come nel 1941. La svolta è importante. Durante la Guerra Fredda, quando il Cremlino teneva senza notizie l’Europa dell’Est, le emittenti americane, Voice of America, Radio Liberty, Radio Free Europe educarono una generazione non solo agli eventi, ma anche alla nuova musica, il jazz, il rock and roll, «soft power» che alla fine piegò gli «Apparatčik», i burocrati russi.  

Il presidente cecoslovacco Vaclav Havel, dissidente premio Nobel, andò di persona allo studio della radio Voice of America, a Washington, per ringraziare i redattori: «Voi ci avete tenuto informati su come creare la democrazia, per molti anni». I tagli di bilancio, in America e in Europa, hanno ridotto questi programmi, se ne lagnava spesso l’ex consigliere di Carter Brzezinski, ma ancor di più dei fondi a minare il progetto è stata l’incertezza corrente nel nostro mondo su valori e comunicazione.  

L’idea, diffusa nei campus universitari americani, che «Occidente e democrazia» siano «ideologie» altrettanto nefaste delle dittature, solleva critiche furiose, Voice of America è stata accusata di «censure», il filosofo neomarxista Slavok Zizek è, per esempio, persuaso che «la democrazia sia il vero nemico». Questa incertezza, alimento dei movimenti populisti adesso rampanti, viene contraddetta della benemerita iniziativa in Corea del Nord. «Curvi su una radio a galena», così lo scrittore Elio Vittorini descriveva la sua generazione, intenta a seguire la guerra di Spagna oltre la censura di Mussolini: è commovente immaginare, in una cantina o in un gulag coreano, una ragazza «curva su un podcast» all’ascolto del notiziario World Service Bbc, anche senza Tu Tu Tu Tuuum.