Mentre camminiamo per i viali delle nostre città siamo coscienti dei rischi che possiamo correre? Quale percezione abbiamo del grado di sicurezza collettiva nel nostro quartiere? Siamo davvero convinti di poter attraversare l’angolo dietro casa senza nessun rischio alla nostra persona? Sono queste alcune delle domande che Harry Enten, giornalista e analista del sito di informazione FiveThirtyEight, si è posto in un recente articolo.

Paragonando i dati emersi da uno studio di Gallup.com con le statistiche ufficiali dell’FBI (che si riferiscono a 167 aree metropolitane statunitensi, registrate nell’intero 2012), risulta evidente una semplice constatazione: esiste una correlazione tra la percentuale delle persone che hanno affermato di sentirsi sicure ad uscire la sera e il tasso di criminalità violenta registrato. Ma – a dirla tutta – questo legame non è particolarmente forte.

Non mancano infatti esempi che dimostrano tale “divergenza di visioni”. Il caso dell’Anchorage (Alaska) è – da questo punto di vista - esemplare. Il 75 per cento dei residenti ha dichiarato di sentirsi al sicuro (la città più grande dell’Alaska si trova infatti alla 35esima posizione su 167 aree nelle classifiche di Gallup.com), ma il tasso di criminalità violenta registrato non dà ragione a questa sensazione: è il quarto più alto in tutti gli Stati Uniti. Come afferma lo stesso Enten, «sembra che le persone abbiano un grande senso di rischio del reato, ma che non lo sappiano calibrare molto bene». La spiegazione di questo fenomeno non è ancora ben definibile, ma un punto di partenza potrebbe consistere nel domandarsi cosa si intenda per sicurezza e, di conseguenza, prendere in considerazione tutti quei fattori che condizionano la nostra percezione di essa.

Nel 1972, il politico e filosofo irlandese Edmund Burke scriveva che «una vigile e provvida paura è la madre della sicurezza». Forse aveva ragione.  Resta solo da capire se questa paura, oltre a determinare la condizione di sicurezza, possa modificare anche la stessa percezione che ne proviamo.