Dicembre è il mese invernale per eccellenza, ma nonostante il freddo e il maltempo il periodo attorno al solstizio d’inverno era in passato carico di significati. In questo periodo si concentrano (casualmente?) una serie di ricorrenze care alle principali religioni. Momenti rituali che affondano le radici nella notte dei tempi.

Natale! Viene subito da pensare. Ma non solo.

Anche la prima grande religione monoteista, l’ebraismo, in questo periodo dell’anno celebra una delle sue feste rituali. Una festa relativamente minore, che però nel corso dell’ultimo secolo è diventata sempre più popolare: la festa di Channukkà.

Il termine significa “dedicazione” e ricorda la nuova consacrazione del Tempio di Gerusalemme, tornato ad essere il luogo di culto per eccellenza del popolo ebraico dopo la fine della conquista ellenica del II secolo a.C. In quell’occasione l’olio della lampada del Tempio, sufficiente per un solo giorno, arse sorprendentemente per otto giorni.

Quest’anno la festa di Channukkà, che nel calendario ebraico è fissata a cavallo dei mesi di kislev e tevet, corrisponde ai giorni che nel calendario gregoriano vanno dal 16 al 24 dicembre. Nonostante le date, però, Channukkà non ha alcun legame con il Natale.

Mentre il Natale ricorda la nascita di Gesù, il Dio fatto Uomo dei cristiani, Channukkà ricorda un evento storico del popolo di Israele, che tornava a professare liberamente la propria fede dopo uno dei molti periodi di dominazione che ne costellano la storia.

Nonostante ciò, tra Natale e Channukkà c’è un elemento in comune che non passa inosservato: l’importanza della luce. A Natale è tradizione illuminare i luoghi in segno di festa e il richiamo è alla nascita del Cristo Luce del mondo. Nella festa di Channukkà la luce è protagonista sia della storia alla base della festa sia dei rituali che continuano a celebrarsi ancora oggi. In ogni sera degli otto giorni di Channukkà, infatti, è usanza accendere uno dei bracci del candelabro rituale, fino a giungere all’ultima sera con tutte le lampade accese.

Le motivazioni del ruolo dato alla luce nelle due feste sono dunque diverse. È interessante notare però che anche in altre ricorrenze pagane celebrate in questo periodo dell’anno questo elemento era presente. Il solstizio d’inverno è il momento in cui, nell’emisfero boreale, la notte raggiunge la sua durata massima per poi dare sempre più spazio al giorno.

Un momento fortemente simbolico per molte civiltà del passato, che per questa ragione fissarono per questo periodo dell’anno numerose cerimonie rituali.