Il caso del ricercatore italiano Giulio Regeni, torturato e ucciso al Cairo, ha appassionato l’opinione pubblica, costretto la sua università, Cambridge, a un imbarazzato rifiuto a collaborare con i magistrati italiani, creato un incidente diplomatico con il regime di Al Sisi e indotto il professor Varese, docente a Oxford, a lamentare l’incuria con cui lo sfortunato giovane è stato mandato allo sbaraglio tra gli intrighi del Medio Oriente. Sarà impossibile, per chi abbia seguito la saga tragi...

Continua la lettura su La Stampa