Sono molte, e comprensibili, le cause dell'ondata di malcontento che, ormai da anni, scuote il mondo occidentale. Ce ne occupammo già nel 2010 con un'inchiesta su Il Sole 24 ORE , quando ancora a tanti osservatori blasé sembrava fenomeno passeggero. Dopo la vittoria di Brexit e in Gran Bretagna e di Trump negli Stati Uniti tutti si sono infine accorti che la perdita di lavoro dovuta in gran parte all'automazione robotica, la confusione delle identità dopo immigrazione, mutamenti sociali e rivolte culturali, la crisi finanziaria del 2008, avevano rotto le tradizionali coalizioni tra ceto medio e classe operaia in Europa e in America.
Oggi il voto in Francia ripone il referendum con nettezza. Macron non è un candidato perfetto, si potrebbe ritrovare in Parlamento con una difficile maggioranza (avrà guai perfino a trovare i candidati), ha difficoltà a comunicare con i settori popolari più in difficoltà economica in Francia (gli operai della Whirlpool lo hanno fischiato ad Amiens, sua città natale, applaudendo la Le Pen). Ha compiuto un miracolo, con un partito appena nato, contro i colossi della Repubblica, Socialisti e Repubblicani che per la prima volta restano fuori dal ballottaggio.
La base di Le Pen è screziata di razzismo, intolleranza, la ricetta del Fronte Nazionale contro emigrazione e per il rilancio dell'economia è rozza, cruda ed inefficace. Come la piattaforma economica del Trump candidato populista (che il Trump presidente ha poi mutato aria in gran fretta, affollando l'amministrazione di banchieri Goldman Sachs...) illude gli elettori che sia possibile tornare agli anni '50, impiego pubblico, frontiere chiuse alle merci, tanti operai in tuta per produrre macchine pesanti di acciaio, monopoli di Stato improduttivi e esosi (vedi, da noi, la vecchia Alitalia...). Un mondo in cui le donne stanno a casa, gli uomini lavorano dalle 9 alle 5, i bianchi dominano in Europa e gli altri "stanno a casa loro", sempre dominati dai colonialisti però. A questa proposta anacronistica si aggiunge il veleno sottile della Francia di Vichy, razzista, antisemita, fascista, che la Republique del generale De Gaulle ha, con genio storico, cancellato dalle memorie ufficiali, ma che, come ben sapeva il saggio scrittore Albert Camus, ha sempre percorso, nascosta e molesta, il corpo della nazione che ha parlato per prima di diritti umani all'Europa.
Vincesse Le Pen non finirebbe il mondo, ma finirebbe l'Europa come l'abbiamo conosciuta dal 1946, aperta, libera, dinamica, lasciando il posto ad un'angusta e arcigna comunità dove i fantasmi del generale Petain e dei suoi nazionalisti risorgerebbero.
Macron avrà un compito difficile, portare la Francia nell'economia globale del XXI secolo, pareggiando le distanze che oggi separano la parte dinamica del paese, dalla rurale e arretrata. Città e laureati lo hanno votato, campagna e non laureati han scelto Le Pen, le stesse fazioni opposte su Brexit e Trump: il dato fa infuriare le grandi firme populiste e i loro giornali e canali tv potenti, e me ne rincresce davvero: è però un dato incontrovertibile, litigare con i numeri è sempre tempo perso -o malafede!- e sarebbe dunque meglio, senza boria e con umiltà per una volta, riflettere.
La vittoria di Macron -senza enfasi, e non risolvendo in radice nessun problema- sarebbe però il segnale inequivocabile che l'alta marea nazionalista e retrograda ha raggiunto il suo livello alto e si ritrae, rabbiosa e impotente, e dopo Olanda e Austria, anche la Francia va in segno opposto a Brexit e Trump. Con il voto a seguire in Germania tra Merkel e Schulz, e quello italiano del 2018, potrebbe ripartire la piattaforma di valori positivi per una società ed una democrazia aperta, dove l'innovazione post industriale del futuro non implicasse disuguaglianza, disoccupazione, quartieri e generazioni emarginati, innescando invece libero sviluppo e armonia tra classi, idee, identità e fedi. Sono ideali nati e proposti giusto in Francia secoli or sono, e per questo oggi il mondo segue il destino di Parigi con il fiato sospeso come tante altre volte nella Storia. Allons enfants...