Una selezione di esperti risponde ad una nuova domanda posta da Judy Dempsey riguardante le sfide della politica estera e di sicurezza, che stanno modellando il ruolo dell’Europa nel mondo.

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Il punto di vista di Gianni Riotta:

Gianni Riotta - Member of the Council on Foreign Relations

Si, perché ci sono troppi altri problemi.

Parigi brucia nel mentre che i sindacati protestano contro la nuova legge sul lavoro francese. Gli hooligan russi provocano scontri durante Euro 2016: la polizia francese dice che erano pronti a creare problemi. Un terrorista solitario agisce a Parigi nel mentre che la gente ancora piange i morti della sparatoria del 12 giugno ad Orlando. Tutto questo giusto qualche giorno prima della possibile uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, del disordine dei mercati, del riversamento dei rifugiati sulle spiagge europee, della possibile elezione a sindaco di Roma della candidata del movimento populista italiano dei cinque stelle Virginia Raggi, e poco prima che il candidato alla presidenza statunitense Donald Trump possa mettere gli occhi sulla Casa Bianca.  

Al mondo non importa più dell’Ucraina. La cleptocrazia vigente a Kiev ora non ha più alcun supporto. Se le sanzioni contro la Russia esistono ancora, è solo per contrastare il presidente Vladimir Putin, non per aiutare Kiev. Nel suo capolavoro titolato “La guarda bianca”, l’autore ucraino Mikhail Bulgakov scrive, “Tutto passa, sofferenze, dolore, sangue, fame, pestilenze. Anche la spada passerà, ma le stelle rimarranno quando le ombre dei nostri corpi e le nostre azioni saranno svanite dalla terra. Non c’è uomo che non lo sappia. Allora, perché non rivolgiamo il nostro sguardo verso le stelle?”.

Perché?

Le risposte degli altri esperti:

Svitlana Kobzar - Head of the Department of International Affairs at Vesalius College, Vrije Universiteit Brussel

No, l’occidente non ha dimenticato l’Ucraina. Comunque, le agende politiche europee e statunitensi sono fitte. Il voto britannico del ventitré giugno che deciderà l’eventuale uscita dall’Unione Europea incombe minacciosamente nelle menti dei policymaker. In molti stati membri, la retorica populista che accompagna la crisi dei rifugiati ha alimentato il sostegno verso i gruppi di estrema destra che, infatti, stanno catturando i voti degli elettori tradizionali. L’elezione presidenziale statunitense del 2016 rinforza l’andamento dell’estrema destra, galvanizzando, in futuro, l’isolazionismo, la xenofobia e il populismo. Senza dubbio questi problemi distolgono l’attenzione politica necessaria per aiutare il trionfo dell’Ucraina.

Ciò nonostante, durante questi tempi di sfide, vale la pena ricordare i successi dell’occidente. La guerra in Ucraina ha rinvigorito i legami transatlantici. Fino ad ora, nonostante il ridotto sostegno sulle sanzioni da parte di alcuni stati membri, la presa di posizione severa dell’Unione Europea nell’aiutare l’Ucraina ha mandato un messaggio forte alla Russia. Anche se la politica europea non è riuscita a persuaderla a ritirare il suo sostegno verso i separatisti nell’Ucraina orientale, l’unità fra le nazioni europee, probabilmente, è divenuta un fattore importante nei suoi calcoli. L’Unione Europea, i suoi stati membri e gli Stati Uniti d’America sono stati fin qui cruciali nel processo riformatore ucraino, anche perché tutti quanti condividono lo stesso obbiettivo: rinforzare lo stato democratico.

L’occidente ha bisogno di capitalizzare il suo successo e di aprire la strada ad un dossier impegnativo che richieda degli impegni a lungo termine. Il supporto verso la costruzione dello stato rimarrà uno degli obbiettivi principali. L’importante ora è rimanere fedeli a questo punto, diventando più flessibili nell’assistere e nel ben coordinare i principali benefattori internazionali.

 

Anna Korbut - Deputy chief editor at The Ukrainian Week

Non c’è motivo di pensare che l’occidente abbia dimenticato l’Ucraina. Invece, è un fatto che l’occidente non sia una entità omogenea ma un gruppo di stati e di voci con diversi interessi, principi, sfide politiche nazionali e livelli di lungimiranza.

Gli Ucraini vedono le importanti sfide che l’occidente sta affrontando. Si pensa anche che esso stia, in gran parte, continuando a vedere la Russia, a differenza dell’Ucraina, come una nazione strategicamente importante, anche se non necessariamente in un senso positivo. Questo è il contesto nel quale l’Ucraina deve agire politicamente e diplomaticamente, almeno per ora. E c’è la consapevolezza che il suo interesse primario sia quello di continuare la trasformazione, senza tener conto degli sviluppi delle posizioni che l’occidente assume, nel medio e lungo periodo, sulla Russia e su lei stessa.

In più, gli Ucraini vedono molti segni del sostegno europeo e statunitense, dalle sanzioni contro la Russia alla pressione per le riforme per aiutare ed aumentare l’interazione attiva sul livello delle società. Comunque, la crescente retorica del tornare indietro a cooperare con la Russia, nonostante non abbia cambiato la sua politica, rispettando le norme internazionali, così come la pressione sull’Ucraina affinché compia pericolosi passi, come, ad esempio, le elezioni nelle parti occupate della regione di Donbas senza che ci siano le condizioni di sicurezza adeguate, mettono in allerta e scoraggiano molti pro-Ucraina, pro-cambiamento e pro-occidente.

Se spinti più avanti, questi fattori avranno degli effetti di forte radicalizzazione e di forte alienazione sulla società ucraina. E, come risultato, armeranno forze e elettori anti-occidentali con la motivazione: “Vedete, all’occidente non importa dei vostri desideri di cambiamento”.

 

John Kornblum - Senior counselor at Noerr LLP

In un certo senso si. L’Ucraina è stata spinta verso una diplomazia di minor importanza dalle sfide provenienti dalla Siria, dall’autoproclamato Stato Islamico, dai rifugiati e dalla Cina. L’incapacità del governo ucraino di metter casa sua in ordine ha contribuito.

Ma non è tutto negativo. Nel disastro dell’era precedente all’ex presidente Viktor Yanukovych, gli Ucraini hanno trovato un senso di identità che non erano riusciti a trovare nel primo quarto di secolo della loro indipendenza. Guardando come la nazionale ucraina nella partita di calcio di Euro 2016 contro la Germania ha dato prova delle proprie capacità, c’è speranza che qualcosa di reale stia emergendo. Qualcosa che è molto più importante di quanto qualsiasi iniziativa diplomatica potrà mai essere.

Molto di questo è stato aiutato dall’alleato segreto dell’Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin è infuriato, la retorica anti-occidentale ha risvegliato molti europei ad alcune realtà che sono state ignorate per decadi. Ha persino iniziato a muovere gli americani fuori dal loro torpore strategico.

Ma c’è ancora tanto da fare. Il presidente statunitense Barack Obama ancora non riesce a ricordare perché l’Ucraina è importante. Sembra che i Tedeschi abbiano paura delle proprie debolezze più di quanta non ne abbiano i russi. Senza il coinvolgimento degli Americani, la Germania continuerebbe a perder tempo con delle visioni di un nuovo sistema di sicurezza “amico” della Russia. La deterrenza e la società civile verrebbero perse nella nebbia.

 

Mikhail Minakov - Kyiv-based professor, political analyst, and consultant

Come c’era da aspettarsi, l’occidente ha così tante cose in ballo da non poter essere costantemente concentrato sull’Ucraina. Potrebbe non aver dimenticato l’Ucraina ma sicuramente sembra distratto.

Gli Stati Uniti si stanno tuffando in un periodo completamente monopolizzato dalle campagne per le elezioni presidenziali. Anche se i candidati principali menzionano nei loro discorsi la crisi ucraina e la minaccia russa, Washington non potrà focalizzarsi sulla questione dell’Europa orientale fino a giugno 2017.

Nell’Unione Europea, le discussioni interne riguardo le sanzioni contro la Russia dimostrano come essa stia diventando sempre più divisa sulla questione ucraina. Voci dall’Italia, dalla Francia e dall’Ungheria richiedono discussioni sul regime sanzionistico. I gesti simbolici del Cremlino nel minimizzare l’eccidio della regione dell’Ucraina orientale di Donbas fino a settembre 2015 e di rilasciare il pilota ucraino, precedentemente catturato, Nadiya Savchenko nel maggio 2016, hanno in qualche modo alleviato le tensioni a Bruxelles, a Berlino e a Varsavia. Nel frattempo il posticipo da parte dell’Unione Europea della regolamentazione del sistema di viaggio senza visto per l’Ucraina causa disperazione tra la popolazione.

Comunque, non tutti sono disperati che l’occidente stia diminuendo l’attenzione sull’Ucraina. La guerra di Donbas si sta lentamente intensificando. I separatisti, sostenuti dalla Russia, continuano i loro sforzi nel costruire il loro stato e provano a far si che l’accordo di Minsk, utile a fermare il conflitto, venga “perso” in infinite discussioni.

L'élite ucraina sta gradualmente dimostrando il suo interesse per proprietà e potere incontrollato. La crisi politica durata quattro mesi ha consolidato il potere nelle mani del presidente Petro Poroshenko. Il suo gruppo ha ora una maggioranza in parlamento, la Verkhovna Rada, ed è ora in pieno controllo del potere esecutivo, delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario.

Minore è l’attenzione che l’occidente pone sull’oriente, maggiormente è a rischio il progresso portatore di pace e democrazia in Ucraina.

 

James Sherr - Associate fellow in the Russia and Eurasia Program at Chatham House

Il rischio non è che l’occidente si dimentichi dell’Ucraina ma che la abbandoni. L’indebolimento ucraino è solo una delle cose da biasimare. Il più grande colpevole è la fatica in se. La perseveranza della Russia sta erodendo la risoluzione presentata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel nel 2014: essere inflessibili “non importa quanto ci vorrà”. Il presidente Vladimir Putin preferirebbe rovinare la Russia piuttosto che perdere questa sfida.

Il voto non vincolante del Senato francese dell’otto giugno, che ha approvato di mitigare le sanzioni sulla Russia per 302 voti contro 16, non lo scoraggerà. Nel 2014, la Francia ha dichiarato che la Russia ha distrutto le fondamenta della sicurezza in Europa. Questo mese, il senato, ha dichiarato che ristabilire delle relazioni solide e certe con essa è indispensabile.

Ufficialmente l’obbiettivo dell’occidente rimane quello che è stato sin dal febbraio 2015: attuare l’accordo di Minsk, utile a terminare i conflitti nell’Ucraina orientale. Ma il significato di “attuazione” sta cambiando in modi dannosi per l’interesse primario dell’Ucraina. Su problemi che vanno dai confini allo statuto speciale, l’Ucraina sta venendo sottoposta a crescenti pressioni affinché presenti partiti centrali che rifiutino di cedere. In modo silenzioso ma sommario, l’amministrazione del presidente statunitense Barack Obama ha informato Kiev che vuole vedere delle elezioni nella regione ucraina di Donbas prima della fine del mandato del presidente.

La situazione è tanto superflua quanto spiacevole. Le dinamiche interne russe non favoriscono un conflitto prolungato con l’occidente. Tuttavia un conflitto a breve termine favorisce la Russia e coloro che sarebbe disposti a fare affari con lei.

 

Ulrich Speck - Senior fellow at the Transatlantic Academy

Non c’è mai stato un grande interesse in Europa o negli Stati Uniti verso l’Ucraina. Da quando la nazione ha ottenuto la sua indipendenza nel 1991, l’occidente ha implicitamente accettato che essa sia, più o meno, parte della sfera d’influenza russa. Il fatto che l’occidente si sia schierato con lei nel suo recente conflitto con la Russia non è certo conseguenza di un improvviso interesse; piuttosto è un riflesso della grande preoccupazione che c’è intorno allo spietato uso della violenza da parte sua.

La Russia rimane la nazione chiave per l’occidente nello spazio post-sovietico, e molti vogliono superare le attuali frizioni con essa. Ciò che il Cremlino vuole in cambio dall’occidente è più o meno ufficialmente che accetti che l’Ucraina rimanga sotto la sua sfera d’influenza e di essere autorizzata ad usare la violenza per raggiungere questo scopo. Un prezzo che molti occidentali non so pronti a pagare.

Il sostegno verso l’Ucraina non è niente di più che una parte della politica occidentale nei confronti della Russia; c’è un piccolo interesse genuino nell’aiutare lo stato a diventare una democrazia più stabile con una economia di mercato. L’occidente non ha dimenticato l’Ucraina, semplicemente non gli è mai passata per la testa.

 

Susan Stewart - Senior associate in the Eastern Europe and Eurasia Research Division at the German Institute for International and Security Affairs (SWP)

Il problema non è che l’Ucraina è stata dimenticata. Piuttosto è l’approccio corrosivo dell’Unione Europea nei confronti della nazione.

Le sanzioni europee sulla Russia sono sempre più importanti nella discussione, anche nelle nazioni fondamentali come la Germania o la Francia dove le élite sono divise sulle misure. Allo stesso tempo, non ci sono informazioni rilevanti che attestano un progresso nell’attuazione dell’accordo di Minsk, finalizzato a terminare i conflitti nell’Ucraina orientale, da parte della Russia. Perciò ogni riduzione delle sanzioni danneggerebbe la credibilità europea e implicherebbe un rifiuto dei precedenti impegni.

C’è anche un impeto ridotto nel sostenere l’Ucraina. Le difficoltà politiche della nazione e i numerosi impedimenti nel riformarla hanno deluso molti Occidentali e li ha portati a portati a mettere in dubbio il corrente livello d’aiuto. I ritardi nel garantire agli Ucraini la possibilità di viaggiare senza visto all’interno delle nazioni europee sono un ulteriore esempio dello slancio sempre minore riservato agli aiuti.

Il piano originale dell’Unione Europea per rapportarsi alla situazione continua ad avere senso. Comunque, il “gioco” si sta allungando, con riferimento sia alla Russia che al processo di riforma dell’Ucraina. L’Unione Europea ha bisogno di mantenere i suoi principi sia sulle sanzioni che sul sostegno nel breve e medio tempo. Questo è il modo più probabile per contribuire positivamente allo sviluppo dei suoi vicini orientali.

 

Stephen Szabo - Executive director of the Transatlantic Academy

L’occidente sta chiaramente soffrendo dall’indebolimento ucraino non solo a causa della lentezza della riforma ma anche a causa di altre preoccupazioni che sta affrontando. L’Europa rimane concentrata sul problema dei rifugiati e sulla reazione politica che ha scatenato in quasi tutte le principali nazioni. La possibilità dell’uscita del Regno Unito dall’unione minaccia di scatenare la più grande crisi che l’Europa abbia mai dovuto fronteggiare.

Nel mentre che rimane importante continuare a sostenere l’evoluzione ucraina verso una società aperta, le possibilità per un disimpegno occidentale crescono. Le prossime elezioni negli Stati Uniti, in Germania e in Francia decideranno se l’occidente sarà in grado sostenere una strategia a lungo termine non solo sull’Ucraina ma anche sulla Russia. Una diminuzione dell’unità occidentale e del focus nei confronti dell’Ucraina sarebbe disastroso per l’ordine politico e di sicurezza che è stato scrupolosamente costruito da quando è crollata l’Unione Sovietica.