Due prime serate su Rai Uno per presentare a intere generazioni la vita della giornalista italiana più famosa (e più letta) al mondo: Oriana Fallaci. “L’Oriana” (questo il titolo della fiction diretta da Marco Turco con produzione Fandango) ripercorre tutti gli eventi della vita della scrittrice fiorentina, donandone all’intero Paese un’immagine a tratti inedita. Dalla guerra in Vietnam ai tragici bombardamenti a Città del Messico in cui rimase colpita. Dalla travolgente storia d’amore con il leader greco della resistenza Alekos Panagulis agli ultimi anni in cui la Fallaci accese le discussioni con “La rabbia e l’orgoglio”.

Lo scorso anno è uscito “Oriana, una donna” (Rizzoli, €19), la prima biografia ufficiale della Fallaci, con la firma della scrittrice e giornalista Cristina De Stefano. L’abbiamo raggiunta telefonicamente per capire insieme a lei l’attualità della vita di Oriana Fallaci.

Perché ha deciso di scrivere questa storia?

Sono stata contattata dal nipote di Oriana Fallaci, Edoardo Perazzi, che voleva una biografia ufficiale: aveva apprezzato un mio precedente libro. È la prima volta che scrivo una biografia “su richiesta dalla famiglia”. Sono stata colta di sorpresa da questa proposta e allo stesso tempo mi sono resa conto della grande opportunità che avevo tra le mani. Sarei stata la prima biografa a poter accedere alle carte di Oriana Fallaci. Questa è la prima biografia di Oriana: è un libro storico, e sono stata contenta di averlo scritto io.

Che cosa l’ha stupita di più accedendo a questi documenti inediti?

Conoscevo Oriana per quello che la conoscevano tutti, credo: sono cresciuta leggendola. Avevo questa immagine che lei ha sempre dato all’esterno: donna forte e combattiva. Leggendo le sue carte mi sono resa conto che Oriana era un personaggio molto più complesso, così come lo sono tutte le persone al di là delle apparenze. Ma lei lo era in particolare. Era una persona complessa e contraddittoria: la fondamentale sorpresa che ho avuto è stata vedere l’Oriana privata, dove si rivela una persona molto più vulnerabile, fragile, dolce e allegra di quanto abbiamo mai potuto immaginare. 

Perché val la pena ricordare questa figura? Cos’ha da dire oggi?

Sono convinta che Oriana sia un personaggio destinato a durare nel tempo; anzi credo che nel tempo verrà sempre più valorizzato. Vale la pena ricordare la Fallaci per moltissimi motivi. Innanzitutto è un modello di persona: può insegnare alle giovani generazioni cosa vuol dire la tenacia, il senso del lavoro, il desiderio di realizzare la propria vocazione. Inoltre è una donna che ha combattuto per emanciparsi e imporsi in un mondo di uomini e ricorda a tutte noi che i diritti acquisiti si possono anche perdere: è un modello di combattività. Inoltre, è una persona da ricordare per quello che ha fatto di nuovo nella modalità di scrittura nel mondo del giornalismo. Credo, poi, che - alla luce di tutto quello che sta succedendo nel mondo a livello di politica estera - Oriana sia stata visionaria, soprattutto ne “La rabbia e l’orgoglio”. Ha visto molto presto delle cose che si sarebbero realizzate anni dopo. Io non sono pessimista come Oriana ne “La rabbia e l’orgoglio”, ma credo che abbia posto l’attenzione su alcuni punti fondamentali che oggi l’Occidente vede come molto urgenti. 

Alcuni esponenti politici hanno ripreso gli ultimi scritti di Oriana per dar forza alla propria posizione. Crede che questo le avrebbe fatto piacere?

In un modo o nell’altro, nel nome di Oriana si vengono a creare sempre numerose polemiche. Certe volte invece di discutere delle sue idee, si crea polemica e basta. Tanta gente che parla di lei non ha mai letto “La rabbia e l’orgoglio”. È un libro che va letto perché fa pensare. È un libro che pone dei problemi, anche se non sempre offre le soluzioni. Non mi piace l’utilizzo politico dei personaggi. E, soprattutto, non mi piace la polemica sterile.

Un’opinione riguardo alla fiction di Rai Uno?

Per me è molto difficile giudicare questo film perché - realizzato prima della mia biografia - è necessariamente più superficiale del libro. “L’Oriana” è un lavoro realizzato sulla base della rassegna stampa e su ciò che la stessa Oriana ha scritto. In generale non mi è dispiaciuta: ci sono tante citazioni dei libri della Fallaci, e credo sia una cosa positiva. La prima puntata mi è parsa più debole, costruita per quadri slegati, con momenti di involontaria comicità, come quando Oriana entra alla AFP di Saigon e chiede del “Signor Pelou”, o quando spiega l'amore allo sposo pakistano. La seconda parte è molto più solida, più convincente, a dimostrazione che il film “Un uomo” va realizzato al più presto e che la vecchiaia è più interessante della giovinezza. Vittoria Puccini si è confrontata con un mito, cosa non facile: alcuni sguardi quando ascolta durante le interviste, la scena all'orfanotrofio, alcuni momenti nella vecchiaia, lì è riuscita ad emozionarmi. Ho trovato bravo anche l'attore che interpreta Panagulis. Al di là delle polemiche, sono contenta che ci sia stata una fiction sulla Rai su Oriana. Credo che sia giusto, a quasi dieci anni dalla morte. E mi auguro che sia solo l’inizio di una serie di nuovi progetti. Se questa fiction porta le giovani generazioni ad andare in libreria per leggere le opere di Oriana Fallaci, io credo che già questo decreti un grande (e vero) successo della fiction.