L’ultima domanda di politica internazionale posta da Judy Dempsey a vari esperti nella rubrica di Carnegie Europe  "Judy asks" è: "L'Europa sta titubando sulle sanzioni contro la Russia?".

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La risposta di Gianni Riotta:

Sì, ma ha titubato dal giorno uno. Le imprese italiane e tedesche hanno fatto una forte pressione sulla cancelliera Angela Merkel e sul primo ministro Matteo Renzi, nella speranza di una veloce fine per le sgradite sanzioni. La stampa italiana sugli affari è inondata da cifre frenetiche: “Le sanzioni contro la Russia sono già costate alle imprese italiane…” e poi segue una sempre crescente stringa di zeri, milioni e poi miliardi.

Politici illustri e columnisti di destra, sinistra e centro continuano a sostenere che la via giusta sia quella di includere il presidente russo Vladimir Putin, non di isolarlo. L’opinione pubblica europea, confusa dalle urla di guerra della francese Marine le Pen, del britannico Nigel Farage, dell’italiano Beppe Grillo e dei loro vari soldatini, non disprezza Putin. È considerato un uomo forte. Le sue maniere potrebbero non essere appropriate ad un seminario di esperti, ma i suoi muscoli gonfi hanno un attrattiva mascolina brutale. Il presidente statunitense Barack Obama, ambiguo, gentile e intellettuale, riceve complimenti da parte dell'élite istruita, ma le folle feroci e populiste respingono i suoi dubbi amletici.

Quindi non passa molto tra il Cremlino e la rimozione delle sanzioni. Solo una donna, Angela Merkel. Lei da sola ha rinforzato le sanzioni come rigido segno di una morale europea ancora in piedi. Deve resistere fino a novembre, quando gli Stati Uniti eleggeranno un nuovo presidente. Poi la Merkel potrebbe avere il supporto della prima presidentessa o, se a vincere dovesse essere l’altro tipo, le sue ultime speranze verrebbero sbriciolate in pochi mesi.

 

Altri punti di vista:

 

Elmar Brok - Chair of the European Parliament Committee on Foreign Affairs

Avere buone relazioni è nell’interesse sia dell’Unione Europea che della Russia; sono cruciali per assicurare pace e stabilità in Europa. In ogni caso è chiaro che avere buone relazioni è possibile solo in conformità con leggi internazionali, fondamentali per la cooperazione interna europea.

Conseguentemente, l’attuazione totale degli accordi di Minsk è indispensabile. Solo dopo l’Unione Europea potrà rimuovere le sanzioni imposte alla Russia per le sue azioni di destabilizzazione della situazione dell’Ucraina orientale. Le misure restrittive imposte in risposta all’annessione russa della Crimea del Marzo 2014, inclusa quella di Sebastopoli, verranno sospese non appena la penisola sarà tornata ucraina.

La durata delle sanzioni è perciò collegata con la realizzazione russa degli accordi di Minsk. Purtroppo, questo non è stato fatto entro l’originale scadenza del trentuno dicembre 2015. È vero che è compito della Russia rispettare l’integrità territoriale ucraina, la sua sovranità e i suoi confini internazionalmente riconosciuti, ma è anche vero che è responsabilità di tutte le parti l’attuazione degli accordi di Minsk. Perciò è importante mantenere aperto il dialogo con la Russia e, se e quando gli accordi di Minsk verrano attuati, offrirle prospettive per relazioni con l’Unione Europea.

 

Piotr Buras - Head of the Warsaw Office of the European Council on Foreign Relations

Il rinnovo delle sanzioni europee sulla Russia nel luglio 2016 sembra certo, e le recenti sciocchezze dei leader del partito socialdemocratico tedesco Sigmar Gabriel e Frank-Walter Steinmeier non cambiano di molto la situazione. Fonti ben informate riferiscono che per questa estate nessun membro dell’Unione Europea intende rompere il consenso tra le ventotto nazioni che collegano le sanzioni all’attuazione del secondo accordo di Minsk per terminare la guerra nell’Ucraina orientale. Anche Mosca sembra aver valutato un prolungamento delle sanzioni fino alla fine del 2016.

Comunque, l’impatto economico delle sanzioni sull’Unione Europea è solo uno dei motivi per aspettarsi qualche titubanza durante l’autunno.

I segnali da Berlino fanno presagire questo. La Germania vede l’uso delle sanzioni come un metodo per far avanzare il processo politico di Minsk, non come un semplice strumento per punire la Russia. Questo è il messaggio di Steinmeier.

Ma cosa bisogna fare se il processo si inceppa? Se c’è un effettivo conflitto freddo a Donbas, nell’est dell’Ucraina, con nessun accordo in vista, la tentazione di diminuire le sanzioni o cambiare il loro scopo diventerà più forte. L’Unione Europea dovrà poi far l’impossibile e definire condizioni concrete per rimuovere le sanzioni nel caso in cui si riveli difficile una completa attuazione dell’accordo Minsk II. Così facendo la sua unità potrebbe frantumarsi.

 

Fraser Cameron - Director of the EU-Russia Centre

Ci sono alcuni tentennamenti, ma l’Europa è stata sorprendentemente unita nell’imporre e mantenere le sanzioni sulla Russia, conseguenti l’annessione della Crimea nel Marzo 2014. Dati i tradizionali e attuali sforzi russi per dividere e governare, le sanzioni hanno avuto un successo sorprendente per l’Unione Europea. Inoltre le misure sono aspre, quindi questo non è tempo di attenuarle. I leader del G7 hanno espresso questo chiaramente durante il loro incontro giapponese del 26-27 maggio, come ha fatto il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk nella sua conferenza stampa.

Le azioni russe in Ucraina sono state delle violazioni palesi della legge internazionale, e le sanzioni imposte dall’Unione Europea erano il meno che poteva essere fatto. Lo sviluppo è piuttosto chiaro: con una completa attuazione degli accordi di Minsk utili a terminare il conflitto dell’Ucraina orientale, le sanzioni verranno revocate. L’Unione Europea non può ritrattare su questa posizione.

 

Knut Fleckenstein - Vice chair of the Group of the Progressive Alliance of Socialists and Democrats in the European Parliament

Le sanzioni dell’Unione Europea sulla Russia sono state adottate in risposta all’annessione della Crimea del marzo 2014 e della sua destabilizzazione politica dell’Ucraina orientale, che ha richiesto l’impiego di supporto militare per i cosiddetti “separatisti”.

Né l’Unione Europea né i suoi partner transatlantici avrebbero voluto intervenire militarmente in questo conflitto. Comunque, c’era intesa comune che la trasgressione russa dei principi base di pace, sicurezza, e cooperazione sul continente europeo, non poteva passare inosservata.

Pertanto, misure restrittive e sanzioni, nel campo economico e diplomatico, sono emerse come gli unici modi per contrastare le azioni russe e per provare a portare la nazione ad un comportamento più costruttivo.

L’Unione Europea ha legato le sue sanzioni alla completa attuazione degli accordi di Minsk rivolti a risolvere il conflitto. Facendo questo, ha chiaramente comunicato le sue aspettative. Rimuovere le sanzioni senza alcun sostanziale progresso sull’accordo di Minsk vorrebbe dire mettere a rischio il poco che fin qui si è conquistato.

L’Unione Europea non può essere soddisfatta del lento progresso degli accordi di Minsk. I policymaker europei dovrebbero pertanto discutere un approccio passo a passo per rimuovere le sanzioni man mano che l’accordo di Minsk procede. La priorità assoluta dovrebbe essere che l’Ucraina riconquisti il pieno controllo dei suoi confini orientali.

 

Stefan Meister - Head of the Eastern Europe, Russia, and Central Asia Program at the Robert Bosch Center for Central and Eastern Europe, Russia, and Central Asia of the German Council on Foreign Relations

Ci sono diverse voci europee che mettono in dubbio l’efficacia delle sanzioni sulla Russia e dibattono che esse dovrebbero essere rimosse al più presto. C’è anche una impressione crescente secondo la quale le relazioni con la Russia sono troppo importanti, le altre crisi in Europa e nel Medio Oriente troppo onerose, e che l’Unione Europea dovrebbe risolverne almeno una.

Ma questa è un illusione, perché il conflitto ucraino e la crisi con la Russia non spariranno se l’Unione Europea dovesse rimuovere o alleggerire le sanzioni. Questo potrebbe alienare dall’Europa ancora di più la società ucraina di quanto accaduto nel referendum del sei aprile in Olanda dove si è votato contro l’accordo d’associazione UE-Ucraina. Allo stesso tempo, la leadership russa non abbandonerà la sua più grande fonte di legittimità: il conflitto con l’occidente e la descrizione dell’Europa come di una istituzione fallita.

La domanda è: cosa indebolisce l’Europa maggiormente? Rimuovere le sanzioni con una incompleta attuazione dell’accordo di Minsk utile a  terminare i conflitti nell’Ucraina orientale, o affrontare l’attuale distruzione dell’approccio europeo comune nei confronti della Russia? Entrambe le cose sono appetibili per il Cremlino. Al momento l’impressione è che sia più interessante per il presidente russo Vladimir Putin sopportare le sanzioni e vedere i politici europei lasciarsi indietro nel tentativo di renderselo amico. Se questo dovesse continuare, la coesione e la credibilità dell’Unione Europea arriverebbero ad un nuovo minimo storico.

 

Amanda Paul - Senior policy analyst at the European Policy Centre

L’Unione Europea non si può permettere di titubare, perché Mosca interpreterà ogni mancanza di risolutezza riguardo le sanzioni come un segno di debolezza. Questo risulterà in un incremento dei già importanti sforzi russi per minare i deboli legami europei. Danneggiare la politica europea delle sanzioni è una priorità per il Cremlino nel suo obbiettivo fondamentale di indebolire l’Unione Europea e il suo ruolo nel condiviso vicinato.

Non ci sono ragioni per rimuovere le sanzioni. La condizione che l’Unione Europea ha collegato ad esse, ovvero di attuare pienamente gli accordi di Minsk per risolvere il conflitto nell’Ucraina orientale, non è stata raggiunta. Mentre alcuni membri vorrebbero tornare agli affari soliti con la Russia, allo stesso tempo c’è una vasta consapevolezza di cosa rompere l’unità sulle sanzioni vorrebbe dire. Una mossa del genere non solo indebolirebbe ulteriormente la credibilità europea in un tempo dove la sua immagine di attore basato su diritti è stata minata dalla penosa risposta alla crisi dei rifugiati, ma darebbe l’impressione che l’Unione accetta il concetto russo di sfere d’influenza.


L’Europa ha bisogno giocare una partita lunga con le sanzioni, mantenendo unità e prontezza nel formulare veloci risposte alle nuove sfide.

 

Ulrich Speck - Senior fellow at the Transatlantic Academy

Sì, l’Europa sta titubando sulle sanzioni russe, ma resisterà, per ora.

Una politica dura nei confronti della Russia non è mai stata realmente sostenuta dalle maggiori forze politiche europee. L’aggressione militare russa è stata ciò che ha forzato l’Unione Europea a imporre severe sanzioni. Gli Europei non avevano quasi nessuna scelta, fin quando la Russia stava avanzando militarmente in Ucraina, non volendo impegnarsi in una seria diplomazia.

Nel mentre che la regione dell’Ucraina orientale di Donbas muove verso una guerra fredda, c’è una crescente riluttanza nel tenere una linea dura contro la Russia. Ma le sanzioni economiche e finanziarie sono ufficialmente collegate con la completa attuazione dell’accordo di Minsk che significa per l’Ucraina riprendere controllo dei suoi confini, condizione sostenuta dai ventotto stati membri dell’Unione Europea e dagli Stati Uniti.

Molti europei sentono un forte disagio nelle tensioni con la Russia. Alcuni sono attratti dai vantaggi economici offerti dal Cremlino, altri sono impauriti da una escalation militare. Mosca sta giocando con entrambi, usando la carota ed il bastone con grande abilità.

Come conseguenza, la pressione per rimuovere le sanzioni sta aumentando, anche se la Russia non sta facendo niente per rispettare l’accordo di Minsk, a parole o con i fatti.

 

Stephen Szabo - Executive director of the Transatlantic Academy


L’Europa sta titubando ma è probabile che mantenga le sue sanzioni sulla Russia fino alla fine del 2016. Deve essere tenuto in mente che l’imposizione delle sanzioni è una decisione dell’Unione e non di un suo membro, cosicché anche se un grande numero di essi potrebbe preferire ridurre o addirittura eliminare le misure correnti, è difficile che nazioni singole possano cambiare qualcosa.

La Germania rimane la nazione chiave. Anche se la recente decisione tedesca di proseguire con il progetto del gasdotto Nord Stream 2 per collegare Germania e Russia è motivo di preoccupazione, ciò non farà cambiare posizione sulle sanzioni, da rimuovere solo dopo una completa attuazione dell’accordo di Minsk, alla cancelliera Angela Merkel. Questo significa che l’Ucraina deve riprendere controllo sui suoi confini russi.

È probabile che nel 2017 si vedrà un ulteriore rallentamento nell’attuazione delle sanzioni dell’Unione Europea, ma gli Stati Uniti manterranno la loro politica su di esse, salvo un rovesciamento dell’amministrazione da parte di Donald Trump. Le meno onerose sanzioni sulla Crimea probabilmente rimarranno.


La più grande sfida per l’Occidente sarà di supportare lo sviluppo politico ed economico ucraino in un momento di crescente indebolimento della nazione. Questo avrà un impatto politico maggiore rispetto a quello dato dalle sanzioni.