Chi aveva prematuramente sperato che l’ondata populista si fosse spenta in Europa con la vittoria di Macron nelle elezioni presidenziali francesi contro la Le Pen, ha compreso quanto dura sia ancora la strada per il rinnovamento dell’UE. In Germania la CDU democristiana di Angela Merkel stenta a mettere insieme la quarta vittoria e si avvia a una magra coalizione con liberali e verdi, mentre i socialdemocratici finiscono alle corde. E la destra radicale di Afp, trionfa con il 13%, nelle urne e online. I dati della conversazione social attestano la sorpresa. Pur con un calo di circa 8 punti di percentuale rispetto al 2013, Angela Merkel ha ottenuto l’annunciata, ma contenuta, vittoria. La cancelliera uscente è stata riconfermata e ora si appresta ad iniziare il quarto mandato consecutivo alla guida del Paese. Impressionante invece la percentuale di preferenze (il 13%) ottenute dall’Alternative für Deutschland (AFD) - Alternativa per la Germania -, partito di destra radicale fondato nel febbraio del 2013 dal professor Bernd Lucke, che conquista per la prima volta l’ingresso in parlamento. 

Su Twitter, nella giornata del voto, Alternativa per la Germania è via via diventato argomento centrale: con lo scorrere delle ore l’hashtag #afd si è fatto sempre più presente nei tweet, fino a raggiungere il picco alle 18:00, in concomitanza con l’uscita dei primi exit poll che preannunciavano l’ottimo risultato raggiunto dal partito. Alle 18:00 c’è stato anche un più generale aumento di popolarità degli hashtag: con la diffusione delle prime previsioni sui risultati delle elezioni, è aumentato anche il volume delle conversazioni sui diversi temi ad esse collegati. É interessante notare che tra i partiti, dopo l’#afd, sia l’#spd a far parlare maggiormente di sé: inatteso infatti è stato anche il risultato deludente del Sozialdemokratische Partei Deutschlands (SPD) - Partito Socialdemocratico della Germania - che lo stesso leader Martin Schulz ha definito “un’amara sconfitta elettorale” in un tweet. 

Anche alle elezioni precedenti, nel 2013, l’SPD non aveva raggiunto il risultato sperato, costretto dunque alla larga coalizione con i democristiani di Merkel. Ora Schulz dichiara la fine della collaborazione con CDU e con la sua consorella bavarese CSU. Inferiore è la quantità di tweet che sono stati dedicati alla vincitrice e al suo partito: #Merkel e #CDU si attestano attorno a livelli di interesse un po’ più bassi, quasi equivalenti a quelli relativi alle conversazioni #noafd. Quasi a conferma della rassegnata delusione degli elettori tedeschi che han detto di sì ancora alla Merkel, ma senza entusiasmo, critici con la sua politica dell’emigrazione. Alle 15:00, a circa 3 ore dalla chiusura dei seggi, ha un apice il volume dei tweet con i quali i tedeschi comunicano di essere andati a votare e invitano i loro connazionali fare altrettanto: c’è infatti un picco di #gehtwaehlen (“Andare alle elezioni”) e #btw (che indica appunto le BundesTagsWahl, le elezioni parlamentari tedesche). 

Osservando la comunicazione su Twitter dei candidati nella settimana del voto, non sorprende che i temi siano esclusivamente quelli delle elezioni. Molto usato #schlussrunde: “l’ultimo giro” è infatti il dibattito televisivo finale svolto il 21 settembre e che ha interessato alcuni portavoce delle forze politiche in lizza, ma al quale sia Merkel che Schulz non hanno partecipato. Oltre al generale #btw17, spiccano i riferimenti ai partiti e ai loro slogan: #afd e i suoi #traudichdeustchland - “Abbi coraggio, Germania”- e #Hartaberfair -“Severo, ma giusto”; #linke -“sinistra”-, riferito all’omonimo partito di sinistra; #DenkenWirNeu, il “Pensiamo nuovo” del Freie Demokratische Partei (FDP) - il Partito Democratico Libero - di Christian Lindner. La novità di Lindner appare clamorosa anche nell’ampio uso che fa del canale social per comunicare con il suo elettorato: il leader dell’FDP è il candidato più attivo su Twitter nella settimana del voto, arrivando a pubblicare, da solo, un volume di tweet maggiore di tutti gli altri candidati. Assente Angela Merkel, non inclusa in questo campione insieme a Katrin Goring-Eckardt e Cem Ozdemir di Bündnis 90/Die Grünen - Alleanza 90 / I Verdi - e Alexander Gauland dell’AFD. Senza un account tweet la Merkel non appare in questo conteggio e forse adesso il partito medita su un fronte digitale non ben presidiato e che si rivela invece cruciale. Oggi mancare lo scontro online crea rischi gravi, da Brexit a Trump. Una rappresentazione più completa dello schieramento si ha invece su Facebook, dove tutti i candidati - ad eccezione del capolista dell’AFD Alexander Gauland - sono presenti con la propria pagina ufficiale. 

Spiccano i termini utilizzati dai candidati nei loro messaggi social per alzare le bandiere di partito e movimento: “Germania”, “paese”, “persone”, “donne”, “uomini”, parole che possono rievocare narrative diverse. Emerge anche il tema “Europa” - in relazione al ruolo che le diverse forze politiche vorrebbero dare al “paese” nel panorama dell’Unione Europea. Infine le parole d’ordine classiche in Europa e nel suo paese guida: “giustizia”, “futuro” “lavoro”, “salari”, “pensioni”, “formazione”. 

Narrativa, elaborazioni bigdata e grafiche Catchy a cura di Gianni Riotta, Carla De Mare, Sara Monni e Nicola Piras, realizzate nell’ambito del progetto DEEP di Alkemy Lab.