La Laudato Si’ a stelle e strisce, svolta verde della Casa Bianca parallela a quella della Chiesa di Papa Francesco, verrà annunciata oggi da un presidente Barack Obama che fissa nell’ultimo tratto del mandato una nuova agenda americana. Dopo il patto con l’Iran, l’ok della Corte Suprema a nozze gay e riforma sanitaria, fino ai discussi patti sul commercio e all’auspicata riforma del sistema penitenziario, Obama interviene con drastiche misure contro le emissioni di gas serra da petrolio, carbone e gas naturale, promuovendo le energie che non contribuiscono al surriscaldamento del pianeta, solare, eolico e - qui i verdi europei arricceranno il naso, ma Obama dà prova di pragmatismo - il nucleare.

Il piano è anticipato in vista del summit di fine d’anno a Parigi, in cui il mondo dovrà darsi nuove misure per controllare l’inquinamento: Obama brucia le resistenze che spinsero i suoi predecessori a opporsi ai Protocolli di Kyoto, e prova a definire la politica globale del nuovo secolo. I vecchi parametri vennero firmati, ma poco rispettati, dagli europei ma non furono in grado di anticipare o regolare la poderosa crescita di Cina, India e America Latina che ha tratto oltre un miliardo di esseri umani dalla fame ma ha pompato nell’atmosfera galassie di anidride carbonica.

Ora il prezzo basso del greggio - gli esperti parlano di «molti anni con il petrolio a buon mercato» -, la rivoluzione dello shale gas, che pur contestata ha reso meno dipendente l’America dalla feroce pompa di benzina del Medio Oriente, e un’economia digitale e dei servizi con diverso business plan rispetto alla classica industria pesante, permettono a Obama di proporre la svolta verde.

Si tratta, come anticipato in questo video  e in un articolo sul Wall Street Journal, di ridurre del 32% (il vecchio limite era 30%) le emissioni nocive (sul livello 2005) entro il 2030, liberando l’atmosfera da milioni di tonnellate di anidride carbonica (il carbone produce il 40% dell’energia elettrica Usa), riducendo la bolletta elettrica di 85 dollari (94 euro) l’anno a famiglia.

I repubblicani e gli Stati produttori di carbone si opporranno a quella che Obama definisce «svolta storica», e che la Epa, Enviromental Protection Agency, battezza «Clean Power Plan». È in corso una confusa battaglia per le primarie, con il palazzinaro populista Donald Trump in testa tra i repubblicani davanti al moderato Jeb Bush e una dominante Hillary Clinton, sfidata a sinistra dal senatore socialista Bernie Sanders e, forse, perfino dal vicepresidente Joe Biden, e dunque la Casa Bianca impone misure concrete su cui i contendenti dovranno a forza dibattere e misurarsi. Obama sa che le metropoli, le coste del Pacifico e dell’Atlantico, base del partito democratico, saranno galvanizzate dall’annuncio, ed è consapevole che il settore più innovativo dell’economia americana, meccanica, chimica, energia comprese, ha ormai adottato il business verde come fonte di profitto, non spauracchio militante. Prodotti più efficienti, meno inquinanti, dalla traccia di carbone non greve, sono apprezzati dai consumatori e aprono un mercato florido, domestico ed internazionale, alle aziende.

Per questo, e gli ambientalisti italiani ed europei che si affrettano ad applaudire, dopo papa Francesco Obama, dovranno riflettere con serietà, il piano incoraggia, anche con stimoli fiscali, i reattori nucleari di nuova generazione su cui il nostro continente, Italia e Germania in testa, riluttano, senza considerarne i reali costi-benefici. Le centrali new generation emettono 0 gas serra, producono il 20% dell’energia elettrica Usa e i nuovi impianti in costruzione in Georgia, South Carolina e Tennessee, riceveranno crediti e incentivi fiscali non previsti dal vecchio piano energetico, mentre le centrali nucleari old style sono incoraggiate a rinnovarsi con stimoli economici ad hoc.

Prima della Conferenza di Parigi, Obama presenterà l’iniziativa in un discorso che leggerà nella pittoresca Alaska, non lontano dal Circolo Polare Artico, per denunciare gli effetti tragici del cambiamento di clima. A settembre incontrerà Papa Francesco e ne condividerà l’agenda verde, rispetto dell’ambiente come comandamento etico non solo pratico. Infine, prima del vertice di Parigi, proporrà in un tour de force politico gli Stati Uniti come protagonisti, non avversari, della battaglia ambientalista.

Barack Obama, discusso durante la presidenza per le troppe assenze, incertezze, ambiguità e carenze di leadership, nel Congresso e nel mondo, chiude alla Casa Bianca come ha cominciato, leader idealista e capace di ispirare se non magari avvezzo al negoziato e al compromesso di governo. E l’Europa? Resterà a guardare, neghittosa, scontenta, dispeptica, vecchia signora a disagio nel tempo nuovo?