Che conseguenze avrà sulla politica americana l’uscita dalla Casa Bianca del consigliere nazionalista del presidente Trump, l’ex ufficiale di Marina e banchiere di Wall Street Stephen Bannon, seguace del filosofo fascista Julius Evola, persuaso che l’Apocalisse sia alle porte e «serva fare la guerra, commerciale dapprima, alla Cina, per l’egemonia mondiale»? Per i suoi rivali, il genero di Trump Kushner e la figlia Ivanka, come per i tre pragmatici generali dell’amministrazione, il capo di gabinetto Kelly, il consigliere per la Sicurezza McMaster e il segretario alla Difesa Mattis, è l’occasione per fare finalmente di Trump un repubblicano classico, senza tweet e proclami populisti.  

Ma Bannon non è d’accordo e, in un’intervista allo «Standard», magazine del repubblicano anti-Trump Bill Kristol, attacca repentino «La presidenza Trump per cui ci siamo battuti e abbiamo vinto è finita. Il movimento è però forte… andremo avanti». Verso dove? È possibile che si compia infine il sogno della destra radicale di avere un proprio partito, come quello che il senatore Strom Thurmond aveva lanciato nel 1948, con i suoi «Dixiecrats», vincendo alle presidenziali contro il democratico Truman 4 Stati, o come il movimento anti-integrazione razziale che il governatore dell’Alabama George Wallace portò contro Nixon nel 1968 a conquistare 5 Stati del Sud, dieci milioni di voti e la deriva a destra dei repubblicani?  

Ieri un gruppo di dirigenti del movimento conservatore ha indirizzato a Trump un appello, perché non cacci i paladini dell’ultradestra a Washington, dalla pittoresca consigliera Kellyanne Conway all’emulo di Bannon, Stephen Miller. Firma Jenny Beth Martin, la donna che dirige il Tea Party, i comitati spontanei che pungolano da destra i moderati repubblicani, firma lo storico capo dei tradizionalisti Richard Viguerie. Bannon tornerà al sito Breitbart, organo della nuova destra che lo accoglie con passione, twittando un bellicoso «Guerra!». Ci sarà la guerra civile repubblicana, davvero i duri formeranno un loro gruppo? I temi del movimento li agita Bannon, l’uomo che scaldava i cuori trumpiani in campagna elettorale. Bannon ha redatto il discorso del giuramento di Trump, fosche tinte nazionaliste della «Carneficina americana», crisi, globalizzazione, emigrazione. In Polonia Bannon rievoca i mistici fascisti, Guénon ed Evola, sul declino della «Nostra civiltà… l’Occidente».  

Lui stempera l’antisemitismo di Evola citando «L’Occidente civiltà Giudeo-Cristiana», ma l’acrobazia intellettuale - e le speranze del partito Anti Globalista Americano - cozzano con Charlottesville, quando miliziani nazifascisti armati, svastiche sugli scudi, marciano al grido «Giudei non ci eliminerete». Per la prima volta da decenni, la destra ultras, detta Alt-Right, con alla testa l’ex Dragone del Ku Klux Klan razzista David Duke, e neofascisti come Richard Spencer, impressiona il mondo. Non è un fantasma, prima di Thurmond e Wallace, il Madison Square Garden, era stato affollato da 20.000 neonazisti, mentre dalla sua stazione radio, il sacerdote cattolico antisemita Padre Coughlin denunciava a milioni di ascoltatori la politica del presidente Roosevelt.  

I leader repubblicani temono che la carica dei populisti possa travolgere il Grand Old Party di Lincoln e Reagan, nominando alle primarie candidati estremisti che poi perderanno al voto generale. I firmatari dell’appello a Trump la pensano in modo opposto: «Tanti cercano di moderare il tuo messaggio, devi ascoltare chi ti ha seguito nei tempi duri». Il sistema elettorale rende difficile la vita dei partiti minori, socialisti, comunisti, verdi si sono visti battuti alle urne. Ma Bannon e destra ultras non pensano ai seggi, certi che «la battaglia sia per l’egemonia culturale sull’anima americana». Pur di battere democratici, mondo globale, minoranze, multiculturalismo, non guardano per il sottile, se c’è da condividere le marce, o un domani il voto, con i razzisti, poco male. Così hanno convinto Trump, malgrado la donna morta a Charlottesville, a rimangiarsi la denuncia del razzismo e stavolta l’istinto li ha traditi. 

Combattendo i nazisti gli Usa hanno sofferto, tra morti, feriti e dispersi, oltre un milione di vittime, quella destra ripugna al Paese. Militari, politici, industriali, intellettuali hanno isolato la Casa Bianca e Trump ha concesso a Kelly la testa di Bannon, che però non molla: «Trump è ormai ostaggio di democratici, banchieri, globalisti». I suoi militanti sanno che «Banchieri» è parola in codice per «Ebrei». Troppo per chi vota repubblicano, ma non vuole più apartheid Usa. Il presidente ascolterà gli appelli alla moderazione, in famiglia e alla Casa Bianca, o in un raptus Twitter butterà benzina sul fuoco? Ancora oggi è lui il regista della politica Usa. La nuova destra lo sa e proverà a incalzarlo, per radicarsi oltre i repubblicani.