«Dobbiamo restare uniti nella condanna dell’odio, dell’intolleranza, della violenza. Il razzismo è il male e chi lo impugna nei disordini è un criminale e un teppista, come Ku Klux Klan, neonazisti, razzisti bianchi e le formazioni dell’odio, che ripugnano quel che amiamo noi Americani». 

Con toni unitari, il presidente Donald Trump torna sui fatti di Charlottesville, in Virginia, dove una donna e due agenti hanno perso la vita in una sommossa di estremisti di destra. A caldo, in un tweet Trump aveva condannato «gli opposti estremismi», senza valutare che i miliziani razzisti, secondo il governatore della Virginia McAuliffe, «erano armati con fucili automatici e un volume di fuoco superiore alla polizia», mentre i contestatori di sinistra urlavano slogan. 

Heather Heyer, 32 anni, è rimasta uccisa, 19 suoi compagni feriti, quando il neonazista James Field, 20 anni, ha copiato la tattica terrorista islamica e caricato con l’auto il corteo. Field è stato incriminato per omicidio e il ministero della Giustizia ha aperto un’inchiesta federale, rischia 40 anni, senza le aggravanti per terrorismo. La prima reazione di Trump, tiepida, aveva sollevato critiche, non solo nell’opposizione e nei media, ma anche nel suo partito repubblicano. Il decano senatore Orrin Hatch, un conservatore, ha twittato «Mio fratello non è caduto contro Hitler per vedere i nazisti in America», ricordando il fratello aviere, morto nel 1945. 

Il capo di gabinetto, l’ex generale Kelly, ha molto parlato al presidente per convincerlo a cambiare rotta, ma varie fonti - anche a «La Stampa» - confermano che regista della svolta è la figlia di Trump, Ivanka. Con due tweet, ieri l’altro, la giovane consigliera della Casa Bianca ha denunciato razzisti e nazisti come estranei alla tradizione Usa. Molti di loro invece, dal fascista «Alt right» Richard Spencer all’ex Gran Dragone Kkk David Duke, si considerano compagni di strada del presidente, e ne usano gli eccessi per promuovere la propria agenda in un’America divisa. 

In ritardo, e con gli avversari che ne sfruttano la lentezza, Trump adotta la posizione dignitosa della figlia e ritrova i toni moderati del discorso al Congresso, quando, brevemente, volle abbandonare la retorica apocalittica dei consiglieri di destra, Bannon e Miller. Bene per il Paese, che esce dalle violenze di Charlottesville ancor più amareggiato e su opposte barricate ideologiche. Cortei e scontri in ricordo di Heyer in molti centri, mentre i neonazi si mobilitano contro la rimozione delle statue dei generali sudisti dalle piazze: a Charlottesville marciavano in difesa di un monumento al generale Lee, ricordato come gentleman, ma che condivise invece schiavismo e segregazione dei Confederati. Eppure, perfino ieri, il Trump «unitario» ha diviso: in protesta contro il suo troppo lungo silenzio, Kenneth Frazier, afroamericano a capo del colosso farmaceutico Merck, s’è dimesso dal Business Council del presidente, seguendo Elon Musk e Bob Iger della Disney. Trump l’ha subito impalato via twitter «Ora abbassa i prezzi delle medicine!». Quanto durerà il Trump raziocinante? Vincerà l’Ivanka moderata o un tweet rabbioso? L’America, tormentata, aspetta.