La protesta che da giorni vede la piazza di Hong Kong occupata da una folla di studenti e cittadini inizia contro la decisione del governo cinese di porre delle misure restrittive alle prime elezioni per lo “chief executive” (capo del governo locale) a suffragio universale del 2017.

Colonia dell'Impero britannico per un secolo e mezzo, Hong Kong attualmente è una città-stato che continua a godere, anche dopo il suo ritorno sotto il controllo della Cina nel 1997, di un alto livello di autonomia, di un proprio governo, un sistema giudiziario ispirato ai principi della Common Law, un assetto parlamentare pluripartitico, un suo sistema economico liberista, una propria moneta con un proprio sistema fiscale e doganale e una stampa libera.

Considerata il luogo dove “L’Oriente incontra l’Occidente” i suoi sette milioni di abitanti nelle prossime elezioni avrebbero dovuto scegliere direttamente il chief executive ma il governo cinese ha stabilito che i candidati possono solo esser approvati da una commissione scelta da PechinoHongKong è una “Speciale Regione Amministrativa della Cina” grazie all’accordo firmato dall’allora leader cinese Deng Xiaoping e la premier britannica Margaret Thatcher nel 1984 con la Dichiarazione congiunta sino-britannica, e dalla Legge Fondamentale (Basic Law) approvata nel 1990 dall’Assemblea Nazionale del Popolo cinesecon cui si riconosceva l’autonomia dalla Cina continentale.

Ma oggi i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese a proposito delle riforme democratiche stanno vivendo giorni difficili: il movimento studentesco di Occupy Central, fondato da un professore di giurisprudenza Benny Tai Yiu-ting dell’Università di Hong Kong per fare pressioni sul governo RPC nella concessione del suffragio universale e la nomina civile nella riforma elettorale di Hong Kong nel 2017 (Articolo 45 della Legge Fondamentale di HongKong), ha dato il via alla mobilitazione le cui dimensioni esplodono anche sui social: secondo i dati di Twitter dal 26 al 30 settembre, ci sono stati più di 1,3 milioni di tweets.

Per reagire ai gas lacrimogeni sparati delle forze dell’ordine sulla folla sono stati scelti "gli ombrelli" da cui ha preso il nome “la rivoluzione degli ombrelli”. 

Come si legge in quest'ultimo tweet "State ricordando al mondo il valore della libertà" e per la libertà a volte basta resistere, anche con un ombrello.